Oltre che al peggio non c’è mai fine nemmeno all’indifferenza. Entrambi i casi si applicano perfettamente alla prossima coppa del mondo, prevista in Qatar nel 2022. Non è certo lo slittamento in inverno della massima competizione calcistica a sollevare l’indignazione e le proteste di quanti non riescono a chiudere gli occhi e a distogliere il pensiero di fronte al triste spettacolo di capi di stato e di governo, diplomazie e giornalisti, presidenti della FIFA e di varie federazioni sportive, ossequiare con sorrisi ammiccanti e conniventi i rappresentanti del regime qatarino. Costoro vengono ricevuti ormai ovunque per promuovere l’iniziativa, malgrado le numerose ombre che da tempo s’imbattono sul suo svolgimento.
Tali ombre gettano luce sul vero volto del Qatar e della famiglia Al Thani che siede sul trono di Doha: tangenti erogate al fine di ottenere l’assegnazione del mondiale, decine di migliaia di lavoratori stranieri ridotti in condizioni di schiavitù nella costruzione degli stadi, il finanziamento conclamato di gruppi estremisti e terroristici (Fratelli Musulmani, Al Qaeda, ISIS). Se il peggio non basta a scuotere dall’indifferenza la parte che conta della comunità internazionale, deve essere allora la società civile a intervenire per dire NO alla coppa del mondo della corruzione, delle violazioni dei diritti umani e del terrore.
Manifestazioni, conferenze, campagne sui social networks e sui giornali: la società civile deve scendere in campo per rivendicare la totale incompatibilità tra la natura di un evento sportivo e quella del Qatar. In Italia, Europa, Medio Oriente, in ogni continente: unire le forze per ottenere che le autorità competenti revochino l’assegnazione al Qatar della World Cup 2022. La normalizzazione del peggio e dell’indifferenza non devono scoraggiare e indurre all’inazione. Intraprendiamo questa battaglia convinti di poter influire sul corso degli eventi, mettendo di fronte alle proprie responsabilità tutti coloro che si sono posti al servizio del Qatar e del suo sistema di potere.