Professore Domenico De Masi, il 4 dicembre l’Italia è chiamata a votare per il Referendum costituzionale. Un passaggio cruciale per la nostra legislatura. Secondo la sua esperienza di sociologo e docente dell’Università la Sapienza di Roma, quante persone, effettivamente capiscono o conoscono la costituzione italiana?
“Credo che in pochissimi l’abbiano letta. Sento parlare di questo referendum solo in termini emotivi. Nessuno che abbia letto veramente quali variazioni sugli articoli si andranno a fare. Molti sono a conoscenza solo della possibile abrogazione del Cnel ( Consiglio nazionale dell’economia del lavoro) , mentre nella loro formulazione i dieci punti sono facilissimi da capire e mettere a confronto. Per leggere gli articoli che vanno modificati ci vogliono solo pochi minuti. Minuti che nessuno spende per informarsi e saperne di più. Lo trovo veramente assurdo”.
Una buona Costituzione, secondo lei, deve resistere all’evoluzione di una società o adattarsi ad essa?
“Si dice che la Costituzione è un qualcosa che scriviamo da lucidi per averla nei momenti in cui siamo ubriachi. Una metafora che spiega come parti fondamentali della Costituzione devono rimanere invariate, mentre altre in una società in perenne evoluzione come la nostra, è normale e fisiologico che subiscano delle mutazioni. Sempre in maniera misurata e ponderata, ovvio. Una parte della Costituzione ha e avrà nel tempo una durata maggiore. Un’altra parte di essa invece muterà. E dovrà farlo anche tempestivamente per non trovarsi impreparati quando situazioni ed eventi cambieranno. Ripeto, sempre con grande circospezione”.
La Costituzione è al servizio dello Stato o del popolo?
“Per quanto possibile al servizio del popolo. Lo dice lo stesso articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana: l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Secondo lei, i mass media sono imparziali nella propaganda del Si o del No?
“Guardi, c’è un dato di fatto: tra noi e la realtà ci sono i mass media. Quello che siamo nel bene e nel male dipende anche da essi, da cui arrivano le informazioni più disparate e purtroppo non sempre veritiere. Importante in questo caso il ruolo della scuola e il proprio livello d’istruzione che ci permettono di discernere ciò che è vero e ciò che è falso. Inutile negarlo, siamo un paese semianalfabeta. Abbiamo meno laureati e studenti universitari persino della Turchia. Se pensiamo poi che in Italia i laureati risultano solo il 13%, contro il 52% presenti a Boston e Seul, si capisce da sé di che divario parliamo a livello di conoscenze e consapevolezza di determinati argomenti, come il referendum costituzionale appunto”.
Quanta consapevolezza ha la gente di questa manipolazione nella scelta del voto?
“Tutti sono consapevoli dell’azione manipolatoria dei mass media. Per difendersi da questo tipo di manipolazione basterebbe approfondire e studiare da sé determinati argomenti. Anche se molti scelgono, magari inconsciamente, la manipolazione confermativa da parte di quei giornali con cui si sentono più in linea o d’accordo secondo le proprie convenzioni ideologiche o sociali”.
Anche i social network quanto influiscono in questo?
“Influiscono doppiamente e in maniera negativa. Da una parte danno l’erronea idea di poter dire tutto, il più delle volte senza un minimo di conoscenza ad un pubblico vastissimo. Le persone che lo compongono faranno poi loro quel pensiero e concetto, mossi come sempre più dall’emotività che dalla razionalità e conoscenza”.
Secondo lei, a quale profilo appartiene chi vota Si e chi vota No?
“Ripeto sono fermamente convinto che chi andrà a votare, indipendentemente dall’età, voterà più con la pancia che con razionalità e conoscenza. Quindi voterà Si chi per astratta simpatia considera positivo ciò che dice il premier Renzi. Adesso il Si viene identificato totalmente ed emotivamente con la figura di Renzi. Chi voterà No, saranno quelli che al contrario non simpatizzano con il premier e seguivano attenti i duelli politici tra il ministro Boschi e Salvini. A molti giovani non sta simpatico Renzi, che per paradosso appare giovane ai vecchi e vecchio ai giovani”.
Futuro panorama politico se vince il Si?
“Renzi avrebbe un governo più coerente con le sue esigenze. Rafforzando notevolmente la sua autorevolezza”.
Se vince il No?
“Se vince il No qualsiasi governo succeda dopo dovrà comunque metter mano alla Costituzione, modificandola. La proposta di D’Alema mi sembra la più ragionevole: 400 persone alla Camera e 200 al Senato. Un numero ancora minore di parlamentari di quello ipotizzato fino ad ora. Comunque il vero scoglio di questo referendum è sull’articolo 55. Le modifiche a questo articolo infatti sanciranno la fine del bicameralismo paritario, ovvero i rami del Parlamento non avranno più funzioni identiche”.
L’impressione, ad oggi, è che gli elettori andranno al voto di questo referendum costituzionale davvero ancora molto confusi. E’ così?
“L’elettore si trova dover votare in blocco qualcosa su cui per alcuni versi si trova d’accordo e altri no. La sera del 4 dicembre, glielo assicuro, non ci sarà un italiano che sarà totalmente soddisfatto di come ha votato. E in molti, nel dubbio, si asterranno”.
Qualcuno contento ci sarà pure, no?
“Se vincerà il Si o il No, a parlare sarà sempre la pancia, e non la soddisfazione di aver portato a buon fine una buona riforma. Se vince il No immagino sarà contento Brunetta. Se vince il Si, come ovvio che sia, Renzi”.
Matteo Renzi ha detto: “ Se perdo, lascio”. Lo farà davvero?
“Credo che se mai si dimetterà, sarà comunque il Presidente Mattarella, già dal giorno dopo, a ridargli l’incarico”.