Rapporto OCHA: i conti non tornano
Finalmente è arrivato il tanto sospirato rapporto di un’agenzia dell’Onu che sconfessa la propaganda portata avanti dal fantomatico ministero della Sanità di Hamas a Gaza. La fake news dei 35.000 morti, che ci viene propinata quotidianamente dai terroristi e che viene rilanciata costantemente da giornalisti compiacenti sui media, viene completamente smentita dal rapporto dell’OCHA, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite.
Le vittime del conflitto attualmente in corso vengono dimezzate rispetto ai bollettini diffusi dai terroristi giornalmente e oltre la metà sono miliziani di Hamas. Fine della narrazione inventata verrebbe da dire ma, intanto, i nostri media, tranne qualche eccezione lodevole, quasi ignorano la NOTIZIA perché di questo si tratta in questo caso: di una NOTIZIA.
Mesi e mesi di bugie che hanno fatto comodo a conduttori e conduttrici televisive, opinionisti prezzolati, storici da strapazzo e cantanti, attori, influencer di infimo ordine per spargere il proprio veleno antisraeliano e diffondere l’odio antiebraico a piene mani.
Si è voluto credere in questi mesi ad una organizzazione terroristica che dispone di risorse economiche infinite, milioni di dollari investiti in comunicazione, con tanto di canali satellitari dedicati come Al Jazeera, screditatasi completamente nella notte dei 500 morti inventati dell’ospedale Al Ahli Baptist di Gaza, bombardato probabilmente da un razzo della Jihad islamica caduto accidentalmente lì e non per un bombardamento israeliano. Incidente che non provocò i morti dichiarati da Hamas e diffusi per un’intera notte e per il giorno successivo dall’emittente qatariota suo megafono.
Basterebbe pensare ai bollettini delle Brigate Rosse in Italia negli Anni di Piombo e immaginare se la nostra informazione si fosse dovuta basare sui resoconti dei terroristi. Che informazioni avremmo avuto? Quali “verità” ci avrebbero propinato i capi delle colonne assassine? Sarebbe stato assurdo come è assurdo credere ad Hamas.
In Italia e non solo da noi, un’intera fascia dell’informazione (o della disinformazione) ha voluto credere a Sinwar, ad Haniyeh, alle belve assettate di sangue, come loro stessi si definiscono, e non si è cercato di comprendere che i numeri da loro certosinamente dichiarati ogni giorno erano e sono palesemente FALSI.
Questo non esclude, ovviamente, che stiamo vivendo il dramma della guerra, delle devastazioni, dei tanti civili vittime ed ostaggio di una organizzazione terroristica, Hamas, artefice di tutto questo e di conseguenza degli orrori che un conflitto armato comporta, ma il ridimensionamento dei numeri delle vittime tra le popolazione inerme è di conforto e allevia leggermente la pena che portiamo nel cuore per gli accadimenti.
Di certo la notizia del rapporto dell’OCHA avrebbe dovuto avere un risalto mediatico maggiore perché testimonia ancora una volta e ancora di più di quanto Israele ha fatto, sta facendo e farà per limitare le vittime civili.
Questo proseguirà anche nella imminente e necessaria azione di Rafah, con Tsahal alla ricerca della propria gente ancora nelle mani degli aguzzini e di quei battaglioni di terroristi irriducibili che vanno neutralizzati, liberando così tanto gli ostaggi israeliani quanto i palestinesi costretti al giogo fondamentalista islamista.