In questi giorni di festività natalizie per il mondo cattolico di cose bizzarre ne abbiamo viste e lette e qualcuna di queste rasenta drammaticamente il ridicolo. Abbiamo appreso, dall’agenzia iraniana Tasnim, che il presidente iraniano Raisi ha scritto a Papa Francesco per chiedergli di intercedere per “fermare l’uccisione di innocenti a Gaza”.
Ma con quale coraggio il leader di uno dei paesi più liberticidi, tirannici, violenti e sanguinari come è l’Iran scrive al pontefice di Roma una missiva con una richiesta del genere? Parliamo di un governo dispotico, quello iraniano, che picchia, arresta, brutalizza la propria gente, che mutila nei genitali i giovani e permette che vengano stuprate nelle sue carceri le donne arrestate ribellatesi all’odioso gesto di sottomissione del velo. Quell’Iran governato, dal 1979, da un manipolo di criminali teocrati che teorizza sistematicamente la distruzione di Israele e minaccia costantemente gli Usa e l’Occidente e che sponsorizza oltre 30 organizzazioni terroristiche, Hamas ed Hezbollah in prima fila, utilizzate come proprie milizie e propaggini. Bergoglio, ad una missiva del genere, avrebbe dovuto rispondere a Raisi che la priorità per il suo paese dovrebbe essere quella di rispettare il popolo iraniano e i diritti civili ed umani. Chissà se dal Vaticano é partita una risposta del genere? Non ci é dato saperlo.
Più o meno nelle stesse ore abbiamo visto il patriarca latino, custode di Terra Santa, cardinale Pizzaballa, sfoggiare durante la messa di mezzanotte del 24 a Betlemme, una khefia bianca e nera sopra l’abito talare rosso. Scelta curiosa quella dell’alto prelato, intanto perché la khefia, nata come copricapo inizialmente rurale e poi adottato dalla cultura araba, contrapposta al fez turco, ha assunto fin dagli anni ’30 del Novecento una forte connotazione politica ed indossata dai seguaci del Gran Mufti Amin al Husayni come segno di sfida agli inglesi e al loro protettorato in Palestina. Negli anni successivi, ripresa poi da Yasser Arafat e Leila Khaled, il primo leader dell’Olp e la seconda personaggio simbolo di quel terrorismo palestinese che in due decenni ha sparso sangue innocente in giro per il mondo, compreso il nostro paese con gli attentati alla sinagoga di Roma, all’aeroporto di Fiumicino per due volte in quel ventennio e al Café de Paris di via Veneto, sempre a Roma. La scelta del cardinale di parlare di pace e pregare per essa con una sciarpa ultrà al collo rimane quindi insolita ed incomprensibile, a maggior ragione se si pensa alle discriminazioni subite dai cristiani nella società palestinese, in fortissima minoranza e con una radicalizzazione sempre più accentuata della parte musulmana, intollerante agli “infedeli”, ebrei o cristiani che siano.
A completare il quadro delle bizzarrie di queste ultime 72 ore le parole di Erdogan su Netanyahu, le ennesime invettive contro Israele del bullo di Ankara che paragona il leader israeliano ad Hitler. Che queste affermazioni vengano da chi mette il bavaglio all’informazione nel suo paese, incarcera i giornalisti che ne denunciano i comportamenti illiberali e faccia lo stesso con i sindacalisti e gli oppositori, è quanto meno curioso. Bene ha fatto Netanyahu a rispondere che non accetta critiche da chi sostiene il terrorismo internazionale dell’Isis, ospita nel suo paese elementi nazi-islamisti di Hamas e reprime in maniera sistematica e violenta la popolazione curda.
Da quel triste e fatidico 7 ottobre, di situazioni paradossali e di difficile comprensione ne stiamo rilevando, con un ribaltamento continuo di situazioni e circostanze e con la memoria breve di molti, di troppi, ormai offuscata. Non bisogna mai dimenticare da dove nasce la guerra al terrorismo di Israele. Questo ultimo tremendo conflitto nasce dalle stragi di Hamas e dalla sua volontà di far fallire miseramente gli accordi di Abramo tra Israele e Arabia Saudita, dall’odio genocida con il quale ha assassinato e ferito migliaia di ebrei e dal tentativo di Israele di riportare a casa la sua gente rapita e deportata, ostaggio a Gaza, e neutralizzare la mortale minaccia terrorista. Il contorno sono speculazioni sulla grande tragedia in atto.
Speculazioni e bizzarre strumentalizzazioni.