La situazione precipita in Israele. Da giovedì scorso continuano gli scontri a Gerusalemme e si susseguono gli assalti da parte di arabo palestinesi contro le forze di polizia israeliane e le aggressioni contro la popolazione ebraica condotte anche nella parte est della Città santa.
Hamas ha fomentato la rivolta per voce di Ismail Haniyeh che ha incitato le milizie di Gaza a sostenere la lotta. Un invito subito accolto da parte dei gruppi terroristici della Striscia, che hanno iniziato da venerdì sera un interminabile serie di lanci di razzi diretti verso le comunità ebraiche stanziate nei pressi del confine.
Pochi i danni alle infrastrutture anche in considerazione del ruolo determinante svolto dal sistema di intercettazione Iron Dome che ha intercettato il 70% dei razzi lanciati.
A Gerusalemme la Polizia ha dovuto intervenire nella zona della Porta di Damasco sino a buona parte di Jaffa street, la principale arteria della città, utilizzando anche cannoni ad acqua contro i rivoltosi.
Decine di arresti e circa 150 feriti, tra i quali 40 agenti e militari israeliani
Questo il bilancio parziale degli scontri avvenuti sino a sabato sera che, considerati i continui messaggi di incitamento rivolti dalla leadership di Hamas agli arabo palestinesi, potrebbero proseguire per tutto il periodo del Ramadan.
Nel centro città una giovane ebrea a spasso con il cane è stata aggredita e picchiata selvaggiamente da una decina di teppisti palestinesi dopo essere caduta a terra è comunque riuscita a sottrarsi all’aggressione. Secondo lo Sheikh Akrama Tsabari, predicatore della moschea Al-Aqsa, “i giovani palestinesi a Gerusalemme est hanno mostrato coraggio ed eroismo e hanno insegnato all’occupazione israeliana che Gerusalemme è ribelle e non accetterà di essere resa ebrea, e che i fedeli della moschea di Al-Aqsa possono proteggerla nonostante l’arroganza dell’occupante”.
Non sembrano rassicurare le dichiarazioni provenienti da Gaza, dove le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa – legate a Fatah, la componente politica del presidente Abu Mazen, e quelle di Abu Ali Mustapha del Fronte popolare della liberazione della Palestina (Fplp), dopo essersi assunte la responsabilità del lancio dei razzi, per i fatti di Gerusalemme hanno minacciato che “la risposta maggiore deve ancora arrivare”.
La situazione nel sud del Paese
Nel sud del Paese, al confine con la Striscia di Gaza, la popolazione ebraica vive ore di terrore sotto il continuo bombardamento di razzi lanciati dalle milizie arabo palestinesi.
Le rampe di lancio basate a Gaza hanno lavorato senza soluzione di continuità nelle notti di venerdì e sabato tentando di colpire gli insediamenti ebraici nei pressi del confine.
La risposta israeliana non si è fatta attendere e le postazioni di Hamas sono state attaccate dall’aviazione e dai carri armati. L’esercito ha twittato: “In risposta ai razzi lanciati contro Israele durante la notte, abbiamo appena colpito obiettivi terroristici di Hamas a Gaza, tra cui infrastrutture sotterranee e lanciarazzi. Il terrorismo punta i civili. Noi puntiamo il terrorismo”.
Dopo una riunione con i vertici della difesa, il premier Netanyahu, riferendosi agli scontri di Gerusalemme e della Striscia, ha dichiarato di aver “incaricato tutti di prepararsi per qualsiasi scenario”.