Polonia-Bielorussia, l’esperta: “Questione migranti creata da Putin e Lukašėnka”
“Non possiamo certo confondere che quella in atto al confine orientale dell’Europa sia l’ennesima tragedia di migranti, o una qualsiasi crisi di frontiera. Ed essa non coinvolge di sicuro solo la Polonia o i Paesi baltici. Questa è invece una vera e propria minaccia alla sicurezza degli europei e dell’intera Unione europea. Non è possibile permettere che altri Stati, antidemocratici e autoritari, che usano la forza come mezzo preferenziale, e che non proteggono o rispettano i diritti umani, possano destabilizzare altri paesi. Pertanto, la situazione che osserviamo mette alla prova la solidarietà di tutta l’Unione. Se falliamo oggi, questo sarà un chiaro segnale di come alcune entità possano interferire con successo nella sicurezza e stabilità europea”.
Joanna Siekiera, avvocato internazionale e titolare di un dottorato di ricerca in scienze sociali nel campo delle politiche pubbliche, vive e lavora in Norvegia dove insegna alla facoltà di Legge dell’Università di Bergen. Siekiera è specializzata in diritto diplomatico, diritto dei conflitti armati e relazioni giuridiche e politiche nel Pacifico meridionale. Inoltre, collabora come Legad presso il Centro di eccellenza della Nato Stability Policing a Vicenza, Italia.
Secondo la stampa internazionale una vera tragedia umanitaria si sta delineando lungo il confine orientale dell’Unione Europea. Eppure, date le condizioni venutesi a creare, molti dei migranti preferirebbero tornare indietro nel loro paese (persino a loro spese), ma rimangono bloccati al confine. Pare persino che le guardie di frontiera bielorusse abbiano detto loro: “O Polonia o morte!”. A cosa stiamo assistendo veramente?
“La vera tragedia sul confine europeo, lungo il confine polacco e lituano, è stata causata sia da Vladimir Putin che da Aljaksandr Lukašėnka. Essi hanno la prerogativa di causare dolore, sofferenze e caos alla frontiera. Sono davvero ben consci del valore che la vita di ogni essere umano rappresenta per gli occidentali, ed è per questo che usano allo scopo donne e bambini. E il modo più rapido per raggiungere il loro comune obiettivo, quello cioè di destabilizzare l’Unione europea, è ricorrere ad un flusso ingente, incontrollato e pericoloso di migranti. Vengono portati a Minsk in aereo da alcuni mesi ormai, giorno per giorno, un po’ per volta. Questo fatto è stato riportato dai media polacchi e baltici. Tuttavia, ancora nessun politico è riuscito (o non ha voluto) a mettere in relazione questa azione subdola organizzata nei minimi dettagli con la sicurezza dell’Unione europea”.
Lei ha affermato che l’ammassarsi dei migranti al confine con la Polonia ed i Paesi baltici, sia questa una strategia di Mosca e Minsk degna di una vera e propria guerra ibrida. Che cosa intende esattamente?
“Come ho detto, nella guerra ibrida, i nemici usano altri modi di fare la guerra oltre a quelli convenzionali. Ci riferiamo spesso allo scontro di civiltà. Occorre però ricordare che sia nella Federazione Russa che in Bielorussia sono detenuti decine di prigionieri politici. Qui le persone vengono uccise, rapite, torturate, umiliate a causa del loro punto di vista politico e sociale. Ciò che è triste qui è che molti paesi (beh, la maggior parte di loro), comprese le aziende private e le società multinazionali, trattano Mosca e Minsk come partner normali – proprio come noi usiamo il termine “business as usual” – malgrado l’occupazione di parti di Ucraina, Georgia e Moldavia da parte della Russia, così come gli avvelenamenti e i rapimenti degli oppositori politici da parte delle forze russe e bielorusse. Tutti lo sanno, e non è una novità. Eppure, la maggior parte dell’opinione pubblica non vede il reale potere detenuto da entrambe queste dittature, dentro e fuori i loro confini”.
In diversi in Occidente affermano però che la colpa principale in tutta questa situazione è del governo di Varsavia, Vilnius e Riga, rei di essere ciechi al dolore e alla sofferenza dei migranti non aprendo le frontiere.
“Un altro fenomeno sciocco ma altrettanto pericoloso sono tutte le azioni fatte e pubblicizzate da attivisti, celebrità e commentatori che accusano Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia della sofferenza dei migranti. Questo ottiene l’effetto totalmente opposto. Questo incoraggia direttamente Vladimir Putin e Aljaksandr Lukašėnka a continuare a usare queste persone. I due presidenti non danno valore ai diritti umani, compresa la vita umana, quindi avere più vittime tra i civili non li scomporrà affatto, ciò non costituirà un dilemma morale per loro. Noi, l’Occidente, abbiamo tutt’altri valori. Ma di nuovo, non possiamo sperare che la Russia e la Bielorussia ragionino secondo i nostri principi. Desiderare questo è molto ingenuo e non farà che prolungare la crisi”.
Sulla stampa filorussa va in scena la propaganda e l’uso indiscriminato della disinformazione. Anche questo è un aspetto di guerra ibrida?
“Vladimir Putin e Aljaksandr Lukašėnka stanno usando i media per i propri scopi. Mentre sembra che noi abbiamo sottovalutato il potere delle fake news e l’effetto dirompente che può sprigionarsi da un’immagine come quella di un bambino che piange al confine polacco-bielorusso. Mosca e Minsk faranno di tutto per diffamare l’Europa, soprattutto la Polonia e i paesi baltici, agli occhi del mondo. I media russi e bielorussi ritraggono le guardie di frontiera, la polizia e l’esercito polacco come creature cattive e disumanizzate che vietano ai poveri migranti di entrare al confine lasciandoli congelare nella foresta. Di nuovo, questa è un’azione fatta con uno scopo, per conquistare “i cuori e le anime” del proprio popolo. Immaginate ad esempio come reagirebbero i russi e i bielorussi che hanno accesso a guardare solo la televisione pubblica rispetto alla raffigurazione di un Occidente “marcio e cattivo”. E così allo stesso modo farebbero anche tutti quelli residenti nell’Unione Europea che si oppongono alla politica dei governi di Varsavia, Vilnius, Riga e Tallinn. Poiché insegno anche diritto dei conflitti armati, per me è assolutamente fuori discussione che la sicurezza dello Stato sia al di sopra di qualsiasi altro valore, anche a discapito della zona di comfort delle persone”.
Taluni definiscono le persone coinvolte in questa tragedia “rifugiati”, ma a volte è veramente arduo distinguere questa connotazione. Qual è il suo pensiero al riguardo?
“È sempre opportuno precisare che tutte quelle persone, che sono state portate da Minsk e Mosca al confine bielorusso, non sono rifugiati. E se si fa caso ai loro commenti e alle loro richieste, così come vengono descritti dai media del web, lo si capirà molto facilmente. Essi sono migranti cosiddetti “economici”, ovvero essi desiderano andare in Germania e in Francia per avere migliori condizioni di vita. E normalmente potrebbero farlo – facendo domanda secondo la legge sulla migrazione di ogni Stato – invece sono costretti a pagare i contrabbandieri internazionali che promettono loro libertà e migliori standard di vita una volta in Occidente. Se si vuole attraversare la frontiera di uno Stato, si fa domanda per farlo, e non si usano seghe, pinze o bastoni per forzare il confine. Queste persone sono state condizionate e aizzate, al fine di forzare le recinzioni, dalle forze speciali della Bielorussia e della Russia (vedi le foto dei paracadutisti russi e dei carri armati russi in attesa vicino al confine). I soldati stanno fornendo ai migranti ogni possibile strumento per forzare il confine. Questo sembra incredibile dal punto di vista del “sacro” diritto internazionale dell’inviolabilità delle frontiere… Eppure, questo è quello che abbiamo di fronte”.
E poi spuntano altre motivazioni: pare che alcuni Stati europei, quali Francia e Germania, non siano interessati a isolare la Russia nelle relazioni internazionali e nel commercio. Di che cosa si tratta?
“L’esempio più palese è quello controverso della costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Ma alla fine questo accordo renderà i consumatori europei ancora più dipendenti dal gas della Russia e dalla sola volontà del Cremlino. Questo permetterà a Mosca di aumentare i prezzi ogni volta che vorrà (naturalmente nel periodo di maggiore richiesta, ovvero il periodo invernale), o di chiudere il rubinetto ogni volta che lo riterrà opportuno. Tutto ciò al solo fine di mostrare chi detiene il vero potere, usandolo infine per indurre alcuni dubbiosi stati europei a tollerare i “capricci” di Mosca, fosse solo per affermare la sua volontà politica, ad esempio punire l’Ucraina, come è successo molte volte. Una perfetta rappresentazione di abuso di posizione dominante energetica da parte di Mosca, è il ricatto del mese scorso nei confronti del governo di Chisinau, in Moldova. Il mio paese d’origine, la Polonia, ha reagito immediatamente alla sconsideratezza russa ed ha offerto il suo aiuto alla Moldova tramite la società Orlen. Naturalmente, la Polonia ha le sue ragioni, non solo economico-finanziarie, ma anche politiche, che la portano ad essere un leader regionale per i paesi dell’Europa centrale, così come per i paesi dell’est che vogliono entrare nell’UE e nella Nato”.
E mentre l’occhio del mondo è posato lungo il confine orientale dell’Europa, stiamo perdendo di vista quello che avviene a Minsk e nell’intera Bielorussia. È veramente così?
“Mentre difendiamo i nostri confini contro l’attacco organizzato e ben progettato dei governi di Minsk e Mosca, non dobbiamo dimenticare il popolo bielorusso, che sta ancora combattendo per la sua libertà e per la democrazia contro la dipendenza dalla dittatura Putin-Lukashenka. Invitare questi dittatori a parlare sui media occidentali, stabilire accordi bilaterali con loro, in questo modo si sta solo legittimando i loro comportamenti, le loro depravazioni dei diritti umani, compresi i diritti dei gruppi minoritari. Tale trattamento, metterli cioè su un piedistallo dandogli risalto sui media, questo li rende un partner alla pari nei negoziati. Una posizione più chiara e distinta la otterremmo certamente affermando ciò che noi, come mondo occidentale, non condividiamo e presentando le nostre aspettative. Con il nostro comportamento, noi – mi dispiace dirlo – mostriamo la nostra debolezza”.
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