Piani e parole in codice: così Hamas ha rapito gli ostaggi. Autorità e volontari israeliani continuano a lavorare per localizzare e identificare i resti delle persone massacrate dai terroristi nelle città di confine di Gaza. Ma le truppe hanno anche raccolto oggetti dai corpi, dai veicoli e gli effetti personali dei terroristi uccisi trovando una bandiera del gruppo jihadista dello Stato Islamico sul gilet di uno di questi. Ma non solo. Gli assalitori del Kibbutz Sufa, avevano simboli religiosi. oggetti, documenti e opuscoli con piani e programmi di attacco e informazioni di intelligence come il numero di residenti in una determinata comunità israeliana.
Un documento trovato in un veicolo utilizzato dal gruppo terroristico Hamas durante l’attacco conterrebbe parole in codice per massacrare persone e usare i prigionieri come scudi umani. L’emittente pubblica Kan ha riferito che il documento è stato recuperato nel Kibbutz Re’im, all’esterno del quale almeno 260 persone sono state uccise e un numero imprecisato preso in ostaggio durante un festival musicale quando l’organizzazione terroristica palestinese ha lanciato il devastante attacco. Il rapporto afferma che tra gli ordini inclusi nel documento c’erano quello di massacrare tutti i prigionieri, a cui è stata data la parola in codice per “nero” in arabo, e “autobus” per usare i prigionieri come scudi umani.
Altre parole in codice, che secondo l’emittente israeliana dovevano essere usate dai terroristi per comunicare con gli agenti di Hamas che non avevano preso parte all’attacco, includevano “veicolo militare” per il rilascio dei prigionieri, “veicolo civile” per comunicare quanti prigionieri venivano presi e “redditi” per riferire che Israele aveva catturato membri del gruppo islamico al potere a Gaza.
Secondo NBC News, ulteriori documenti recuperati dai terroristi mostrano ampi piani di Hamas per prendere di mira una scuola elementare e un centro giovanile, uccidere “quante più persone possibile” e prendere rapidamente ostaggi a Gaza dal Kibbutz Sa’ad. I documenti “top secret” riportati dalla NBC includevano ordini a due squadre terroristiche di infiltrarsi nel kibbutz vicino a Gaza, “perquisire il centro giovanile Bnei Akiva”, “perquisire la vecchia scuola Da’at”, “raccogliere ostaggi” e “uccidere come quante più persone possibile”. Altre istruzioni includevano l’irruzione “nello studio dentistico, nel supermercato, nella sala da pranzo”, ha detto alla NBC una fonte delle forze di difesa israeliane che ha aggiunto: “Il livello di specificità farebbe rimanere a bocca aperta chiunque nel campo dell’intelligence”.
Circa 1.300 persone in totale, la maggior parte dei quali civili nelle comunità di confine di Gaza, sono state uccise da Hamas e 150-200 rapite nell’infiltrazione combinata da terra, mare e aria il 7 ottobre.
Il capitolo relativo agli ostaggi merita una trattazione a parte.
La minor parte di essi sono stati portati a Gaza all’interno degli edifici in possesso di Hamas, come scudi umani, mentre il maggior numero sono mantenuti sotto osservazione nei tunnel dell’organizzazione terroristica. Il sistema di cunicoli costruito nella Striscia di Gaza, inizialmente era utilizzato per trasportare beni di prima necessità ed armi, ma con il passare del tempo e l’evolversi degli eventi, hanno facilitato il passaggio dei terroristi verso il territorio israeliano. Una caratteristica utilizzata anche da Hezbollah dal sud del Libano ai territori a nord dello Stato ebraico. Sono tunnel profondi anche 60 metri e muniti di un proprio sistema di illuminazione chiamati “la metropolitana di Gaza”. Il sistema di gallerie ne comprende circa mille per una estensione di centinaia di chilometri.
Attraverso questi, nel 2005, venne portato a termine il rapimento del caporale Gilad Shalit, catturato da Hamas in territorio israeliano appena al di là del confine con la Striscia. Il militare venne liberato solo nel 2011 con una trattativa che portò alla liberazione di più di mille prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele ed il pagamento di un’ingente somma. L’ideatore dell’operazione fu Yahya Sinwar, ancora oggi figura di spicco dell’organizzazione e ritenuto il pianificatore dell’operazione del 7 ottobre scorso insieme a Khaled Mesha’al, rifugiati entrambi, non a caso, a Doha.