Secondo un recente rapporto dell’Unione Europea sul maltrattamento e le violenze sui minori, un bambino su otto e una bambina su cinque, sarebbero vittima di abusi sessuali durante l’infanzia. Nell’80% dei casi le violenze avvengono all’interno delle mura domestiche: padri, madri, ma anche zii, nonni e fratelli. Una vera e propria emergenza, aggravata dal crescente numero di siti web pedopornografici. Dal 2003 a oggi sono stati denunciati 125.000 siti pedopornografici, di cui solo 9.800 nel 2015. Un orrore diffuso che non conosce confini.
Solo una settimana fa, la polizia scozzese ha sgominato una rete di pedofili che usava internet sia per adescare le vittime che per diffondere materiale pornografico. “In almeno tre casi abbiamo visto delinquenti che avevano in memoria nei loro computer più di 10 milioni di immagini di bambini”, ha dichiarato l’ispettore Andy Williams che ha seguito da vicino l’indagine. Casi non isolati nel mondo anglosassone, come dimostrano gli scandali all’interno della chiesa cattolica irlandese. Ultimo a farne le spese monsignor Martin Drennan, vescovo di Galway e Kilmacduagh, il cui nome compariva nei rapporti governativi sulla pedofilia che hanno spinto Benedetto XVI ad avviare indagini interne e a rivoluzionare la Chiesa irlandese. Nonostante le resistenze, Papa Francesco è riuscito a costringere Drennan alle dimissioni per chiudere una ferita aperta nel 2010. Una faccenda, però, tutt’altro che chiusa. Secondo i media australiani, l’ultimo a finire nel mirino della giustizia per presunti abusi su minori è il cardinale George Pell, prefetto agli Affari economici del Vaticano. Secondo l’emittente Abc i casi risalirebbero agli anni ’70 quando Pell era parroco nella città di Ballarat. A denunciare le molestie sarebbero stati due quarantenni per fatti avvenuti tra il 1978 e il 1979. Il cardinale, ascoltato per quattro volte dai magistrati australiani, ha definito le notizie “totalmente false”. Una piaga contro cui Papa Francesco ha preso una posizione dura. Il pontefice ha varato, infatti, una legge “motu proprio” contro i vescovi negligenti che prevede la rimozione dall’ufficio di quanti non denunciano o coprono casi di pedofilia all’interno delle diocesi.
Una realtà che riguarda soprattutto Stati Uniti, Australia, Canada e Irlanda. Scandali che in America, ad esempio, hanno creato un vero e proprio caso, soprattutto grazie alla super inchiesta del Boston Globe narrata nel film vincitore del premio Oscar 2016, “Il caso Spotlight”. Un lavoro durato anni e conclusosi nel 2003 con il pagamento da parte dell’Arcidiocesi di Boston di circa 85 milioni di dollari come risarcimento nei confronti delle vittime. I casi di pedofilia non risparmiano l’Italia. I numeri non sono diversi da quelli degli altri paesi europei, ma è difficile fornire cifre precise vista la mancanza di una banca dati nazionale che pure è prevista dalla legge 36 del 2006. I governi spesso ignorano il problema e i molestatori, una volta condannati, finiscono in breve tempo liberi e senza supporto psicologico, condizione che favorisce la recidività.