La Cia non riesce a penetrare la Cina. Prima dell’inizio del sesto plenum del Partito Comunista, dagli Stati Uniti sono filtrate notizie inquietanti su presunte incapacità dell’Agenzia di spionaggio. A quanto pare, la Central Intelligence Agency avrebbe parecchi problemi a raccogliere informazioni sul terreno relative alle intenzioni di Xi Jin Ping e le mosse del Partito Comunista. Insomma, penetrare l’alta dirigenza cinese.
Secondo Bloomberg, i funzionari statunitensi sarebbero stati messi in seria difficoltà dal gigantesco sistema di sorveglianza della Cina, che ha riempito le città di telecamere di monitoraggio e riconoscimento facciale, oltre al classico lavoro puntuale del controspionaggio cinese, al punto che gli Usa non sarebbero stati in grado di prevedere le rapide mosse di Pechino nel consolidamento del potere a Hong Kong, la limitazione delle indagini sulle origini del Covid-19 e l’intensificazione dell’hacking. Anche riguardo le minacce a Taiwan la Cia non sarebbe in grado di prevedere quanto sia credibile o imminente un’invasione dell’isola.
Disarticolata la rete di spionaggio Cia in Cina
Insomma, una vera disfatta per la Cia che non riuscirebbe più a recuperare informatori sul terreno vista la capacità del controspionaggio cinese di intercettare e disarticolare le reti di spionaggio americane e la scarsa presenza di agenti in grado di parlare il mandarino. Una situazione che andrebbe avanti da ormai 10 anni, ancora prima dell’arrivo al potere di Xi, e che di fatto ha smantellato la rete di spionaggio americano in Cina. Circostanza riportata anche dal New York Times nel 2017 che riferì di una dozzina di fonti statunitensi giustiziate da Pechino e altre arrestate.
E prima del Plenum a porte chiuse del Partito Comunista con le più alte cariche del partito in vista del Congresso che si terrà l’anno prossimo, l’intelligence americana non è stata in grado di capire nè se Xi avrebbe consolidato il terzo mandato come segretario né il nome dell’eventuale successore, tantomeno sapere in anticipo le mosse della più grade dittatura comunista cinese sia interne che estere.
Il plenum del Partito Comunista
Il plenum, a cui partecipano 370 membri titolari e supplenti del Comitato centrale, il più alto organo del partito, rappresenta uno dei momenti più importanti del Paese in cui si conferma la leadership e si indica la linea del partito stesso anche attraverso leggi, regolamenti e piani economici che verranno attuati. All’interno del plenum, infatti, sarebbe stata decisa la legge sulla sicurezza applicata a Hong Kong e che ha di fatto consentito alla Cina di consolidare il potere nell’ex colonia britannica.
Non avere informazioni su quanto accade e si decide negli incontri di quei giorni, dunque, rappresenta un problema per le intelligence occidentali, soprattuto per gli Stati Uniti intenzionati a fermare l’espansionismo cinese. Secondo un rapporto della Commissione Intelligence della Camera, del settembre 2020, le agenzie di spionaggio degli Stati Uniti non riescono a soddisfare le sfide multiformi poste dalla Cina e sono troppo concentrate su obiettivi tradizionali come il terrorismo o le minacce militari convenzionali.
Anche prima di Xi, ricorda Bloomberg, il sistema politico cinese era altamente segreto e organizzato utilizzando il sistema “stove-piped”, ossia le informazioni arrivano fino e non oltre l’alta dirigenza del partito (top leader), ma raramente vengono diffuse ampiamente all’interno del sistema. Il mondo accademico cinese, i media e le organizzazioni della società civile sono tutti strettamente controllati dal governo, bloccando la possibilità che certe informazioni possano circolare e arrivare alle orecchie sbagliate. Ma non solo. Anche il reddito e il tenore di vita dei funzionari cinesi è sotto strettissima sorveglianza da parte del governo al punto da rendere quasi impossibile il pagamento delle fonti da parte di servizi segreti esteri. La campagna ‘anti-corruzione’ messa in campo da Xi Jing Ping avrebbe portato all’identificazione e alla relativa punizione ben 1,5 milioni di funzionari.
In questo ambiente, dunque, l’intelligence americana vive e si muove (male) da anni. Del resto, il controllo della popolazione per intercettare il dissenso e non solo, ha reso la Cina una potenza impenetrabile lasciando di fatto inerti i Paesi occidentali che, forse anche per carenza di informazioni, hanno spalancato le porte all’economia del Partito Comunista. Oggi, però, i timori degli Stati Uniti si sono amplificati sia sul campo nucleare che tecnologico, oltre a quello prettamente economico. La non comprensione di questi elementi, secondo alcuni funzionari americani, sarebbe il vero errore della Cia che avrebbe affrontato Pechino con i metodi utilizzati durante la Guerra Fredda. Ma i tempi sono cambiati e la Central Intelligence Agency avrebbe dovuto comprenderlo.