La notizia del professore decapitato a Parigi da un 18enne di origine cecena, munito di giubbetto esplosivo e armi bianche, indurrebbe a pensare a un ritorno del terrore islamista, ma non è così. Non si tratta di un ritorno, ma di una conferma.
Purtroppo il ragazzo, poi neutralizzato dalla polizia, era infarcito di retorica jihadista ed ha agito memore della fatwa (condanna a morte) emanata da vari ayatollah e da al Qaeda, in base alla quale occorreva uccidere gli autori della ri-pubblicazione delle vignette di Charlie Hebdo raffiguranti il profeta dell’Islam in chiave ironica e dissacrante.
Il giovane avrebbe quindi agito “secondo coscienza” e seguendo i canoni della Sha’aria, se non fosse che a farne le spese è stato un docente colpevole di aver unicamente commentato le vignette satiriche durante una lezione sulla libertà di espressione.
Ma saranno proprio queste neonate entità, che anche a livello soggettivo, costituiranno il fulcro dell’espansionismo del pensiero jihadista che si è imposto, oggi, come l’avanguardia di un vero e proprio esercito di fanatici teso ad imporre la Sha’aria ed i relativi califfati, esasperando oltremodo l’ideologia radicale tendente a colpire l’Occidente miscredente, i suoi interessi ed i suoi cittadini, fino al trionfo dell’Islam ritenuto puro.
In ciò la comunità islamica, che ha condannato il gesto del giovane ceceno, pur criticando sottovoce i fanatici, fornisce comunque una base di consenso dalla quale germogliano nuove e giovani leve pronte al martirio, poiché reduci da un indottrinamento ad hoc fornito da improvvisati ed autoproclamati imam itineranti soprattutto nei sobborghi delle principali città arabe e del moderno occidente.
Così lo Jihad, dal significato originario di “sforzo sulla strada di Dio”, viene tramutato e strumentalizzato in sforzo “bellico” sulla strada di Dio, snaturandone la definizione originaria ed i suoi fini.
Questa sorta di ri-definizione è anche frutto della mancanza di un’unica interpretazione del Corano che, al pari dei Vangeli o della Torah, illustra non solo l’avvicinamento ad una via illuminata da Dio, ma anche ogni aspetto della società, dal comportamento del singolo alle leggi degli Stati raggiunti dal Credo divino.
Ogni fedele è quindi condotto ad interpretare in modo soggettivo i testi sacri se snaturato dalla società, ma portato a visioni esasperate delle medesime rivelazioni se indottrinato da seguaci di “fazioni” radicali e fanatiche che perseguono l’obiettivo dell’applicazione totale della Sha’aria e dell’adeguamento delle società islamiche ad essa. Il traguardo da raggiungere è di ritornare all’età d’oro dell’Islam autentico, quello dei tempi del Profeta Muhammad e dei suoi compagni.
Gli Stati della comunità araba a maggioranza musulmana vengono additati di miscredenza, se non addirittura di ateismo, dai fondamentalisti che non ammettono alcuna forma di moderatismo o revisione nell’interpretazione dei testi coranici. Queste società sono altresì accusate di complicità con l’Occidente e vengono ritenute dittatoriali ed empie proprio perché impegnate a combattere l’estremismo religioso ed a confrontarsi con il modernismo, vero nemico degli integralisti.
Purtroppo dobbiamo aspettarci di peggio a fronte di un’integrazione che sembra una mera chimera.