Nuovi particolari sull’attacco alla Prefettura di Parigi sono emersi dopo gli accertamenti eseguiti dagli investigatori sul materiale informatico sequestrato nell’ufficio di Mickael Harpon. Una chiavetta Usb, rinvenuta durante la perquisizione effettuata dagli agenti della Brigade Criminelle direttamente presso la postazione di lavoro dell’attentatore, all’interno della Prefettura, è risultata contenere materiale propagandistico dello Stato Islamico, video di decapitazioni e una lista contenente i nominativi ed i contatti personali di numerosi colleghi di Harpon, tutti impiegati presso gli uffici della Drpp.
L’attentatore era assiduo frequentatore del centro islamico di Gonesse
La scoperta ha avvalorato l’ipotesi che Harpon, da 15 anni al servizio degli uffici amministrativi dell’intelligence di polizia parigina, abbia ricevuto l’incarico di acquisire dati sensibili a fini terroristici e li abbia a sua volta trasmessi al richiedente. Di fatto, come emerso nelle ore successive all’attacco di giovedì, Mickael Harpon è risultato essere un assiduo frequentatore del centro di preghiera islamico di Gonesse dove si incontrava con un predicatore, seguace, nonché attivo propagatore, della dottrina salafita. Sul conto dell’uomo era stato emesso un provvedimento di espulsione, a quanto pare mai eseguito.
Nel 2015 aveva giustificato l’attacco a Charlie Hebdo
Sotto accusa le misure di sicurezza dirette al controllo del personale impiegato all’interno degli uffici “sensibili” della Prefettura, giudicate inidonee a garantire un livello di riservatezza consono alle peculiarità degli incarichi ricoperti. Sul conto di Harpon, infatti, è emerso che lo stesso era stato segnalato nel 2015 per avere giustificato l’attacco contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Un particolare inquietante sfuggito all’attenzione degli addetti al monitoraggio del personale impiegato negli uffici dedicati proprio all’analisi ed alla repressione di reati connessi al terrorismo.
L’autore dell’attacco alla Prefettura di Parigi era autorizzato ad accedere ai più elevati livelli di segretezza
È certo che l’attentatore era in possesso di uno dei più alti livelli di abilitazione, quindi di segretezza, all’interno della Prefettura, in forza del quale era in grado di acquisire qualsiasi dato di rilievo o, come avvenuto, le identità ed i recapiti dei colleghi e dei superiori di ufficio.
La promulgazione di tali dati sensibili, come riferito dagli investigatori, potrebbe mettere a rischio l’incolumità del personale addetto alla Prefettura e degli stessi uffici. In questa direzione vanno le indagini delegate alla Brigade criminelle e alla DGSI che stanno svelando, con il passare delle ore, numerosi indizi relativi al livello di radicalizzazione di Harpon e sull’eventuale intenzione di rivelare dati sensibili ad altri soggetti o di utilizzarli per altri scopi.
Una pista che gli investigatori starebbero vagliando, porta direttamente alla fitta rete di cellule clandestine di fondamentalisti islamici che operano in Francia e, più in generale, nel Continente europeo. In particolare, nelle cosiddette “banlieue” d’oltralpe i gruppi islamisti possono godere di ampia protezione ed autonomia operativa che consentono loro di ramificarsi e di allargare il bacino di consenso con il reclutamento di nuovi adepti, probabilmente, come avvenuto nel caso di Harpon.