Sono numerosi ed inquietanti i paradossi a cui abbiamo assistito e stiamo assistendo dal 7 ottobre 2023, giorno del massacro nazi islamista di Hamas. Dopo la solidarietà dettata dalla costernazione delle prime 24/48 ore dalla strage, si è passati rapidamente alle manifestazioni contro Israele per la presunta “reazione sproporzionata” messa in atto dal suo esercito.
Nel corso dei giorni abbiamo scoperto che giornalisti di agenzie internazionali erano aggregati ai terroristi nel compimento dei delitti nei kibbutzim ed al rave. Allo stesso tempo, scuole e ospedali di Gaza risultavano essere quello che si sospettava da tempo: rifugio per miliziani e arsenali per custodire armi nonché sedi logistiche e di detenzione per gli ostaggi deportati nella Striscia.
E così, mentre Guterres, segretario ONU, assieme a Borrel, Alto rappresentante dell’Unione Europea, non hanno perso un giorno per infangare Israele con le loro dichiarazioni sprovvedute, in questi 112 giorni di guerra al terrorismo, Israele porta le prove che 12 impiegati dell’Unrwa, agenzia dedicata esclusivamente agli aiuti per i palestinesi, caso unico di agenzia Onu dedicata ad una sola causa e popolazione, hanno partecipato agli stupri e ai massacri di Hamas di quel sabato nero di ottobre, mentre da varie fonti emerge la corruzione imperante nella gestione degli aiuti e dei permessi per uscire dalla Striscia ed entrare in Egitto da Rafah.
E intanto, nelle case dei terroristi di Hamas si ritrovavano copie del Mein Keimpf di Hitler utilizzate come testo base nelle letture ai giovani palestinesi. E andando avanti nei paradossi abbiamo visto l’Iran, tirannia teocratica che da anni annuncia la distruzione dello Stato di Israele, addestrare i terroristi islamisti con i suoi Pasdaran e brutalizzare la sua popolazione, venire premiata con la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite.
Abbiamo visto la Turchia, paese dove la libertà di stampa è pressoché annullata assieme a quella per i diritti costituzionali, con avvocati e giudici antiregime imprigionati, protagonista del massacro degli armeni in tempi passati e dei curdi in tempi recenti, scagliarsi continuamente contro Israele con le parole e gli atteggiamenti minacciosi e provocatori di Erdogan, che intanto da rifugio ai terroristi di Hamas in fuga da Gaza.
Abbiamo visto il Sud Africa, guidato da un partito corrotto e pericoloso come l’African National Congress, ormai lontano parente di quel partito libertario creato da Nelson Mandela, denunciare in maniera infondata Israele alla Corte di Giustizia dell’Aja, chiederne l’accusa più infamante per lo Stato che rappresenta il popolo ebraico, vittima della Shoah, quella di genocidio verso i palestinesi.
Quel genocidio definito tale nel 1947 proprio per definire l’unicità e l’immensità dello sterminio ebraico ad opera dei nazisti.
E per finire con i paradossi la “perla” di questo 27 gennaio, Giorno della Memoria della Shoah, venato da fenomeni di isteria collettiva, con appropriazioni e citazioni indebite di personaggi simbolo dello sterminio ebraico come Primo Levi, con la apposizione di riproduzioni di Pietre di Inciampo dedicate ai deportati assassinati nei campi nazisti e rinominate provocatoriamente con i nomi di vittime palestinesi, con il Capo dello Stato che richiama alla responsabilità “un popolo che ha sofferto e che non può negare ad un altro il diritto ad un proprio Stato”, dimenticando che a non rendere possibile la creazione di uno stato palestinese, con le sue azioni spietate, è soprattutto Hamas e non è certo il popolo ebraico evocato nel discorso del Quirinale davanti ai sopravvissuti alla Shoah.
Mettere di fronte alle proprie responsabilità Netanyahu e il proprio governo ha un senso morale e politico, evocare la responsabilità collettiva di un popolo è ben altra cosa e forse, con il massimo rispetto dovuto al presidente Mattarella, leggermente fuorviante.
Intanto, mentre qui in Italia i movimenti neofascisti e i Propal, autonomi e centri sociali, con il cattivo gusto ed il malanimo che li contraddistingue, organizzavano manifestazioni contro Israele, proprio nel giorno dedicato al ricordo della Shoah, prima autorizzate e poi negate con un balletto imbarazzante delle nostre autorità, a Gaza i palestinesi locali manifestavano contro Hamas al grido di “ Il popolo vuole la caduta di Hamas”. Abbiamo assistito anche a questo il 27 gennaio 2024.
Paradosso dei paradossi.