Uno dei fattori che sicuramente sta creando più scontento fra le nazioni dell’Unione europea sono proprio le continue intromissioni negli affari interni. Parto dall’ipotesi di essere un suddito di Sua Altezza la regina Elisabetta II: perchè dovrei votare no, quindi votare “remain”, al referendum di giovedì?
In realtà non è così facile identificare dei fattori per il “remain” che vadano oltre una visione ideologica e sociale della vita politica, ma che ricadano strettamente nella sfera economica.
La presenza all’interno dell’Unione Europea permetterebbe sicuramente al Regno Unito di tutelare meglio le proprie necessità ed i propri standard all’interno delle regolamentazioni del continente: ogni anno vengono emessi centinaia di regolamenti e direttive che influenzano direttamente le produzioni industriali, il terziario ed il commercio del Regno Unito. Essere fuori dalla Ue significa essere fuori da quei meccanismi decisionali, complessi e sensibili che sono dietro la redazione di questi regolamenti. Abbiamo visto cosa ha significato per il nostro settore della pesca il fatto che il nostro governo non sia intervenuto efficacemente sulla definizione degli standard nella pesca delle vongole, con danni di centinaia di milioni di euro per il settore ittico. Possiamo solo pensare alla ricaduta negativa per l’intera economia britannica di normative fatte ignorando, o peggio contro, gli interessi o gli standard di Londra.
Un secondo motivo è legato proprio alla paura maggiore che è dietro il Brexit: la crescita economica inglese necessita di un supporto di braccia e di menti provenienti dall’estero. In assenza di un continuo flusso migratorio, sostengono molti, la forza lavoro interna verrebbe a scarseggiare sia per le attività più mondane, sia per quelle, nei servizi di più alto livello. Questo condurrebbe ad una maggiore concorrenza nell’accaparrasi la forza lavoro e quindi ad una crescita del suo costo, con la possibilità da un lato di fiammate inflazionistiche, dall’altro di spiazzamento competitivo. Bisogna dire che la contromisura a questo problema è semplice: applicare filtri selettivi, ma blandi, ai flussi migratori.
Infine, il motivo principale a favore della permanenza britannica nella Ue è semplice ed essenziale: la necessità per il Regno Unito di mantenere dei buoni rapporti con i propri vicini europei. L’impero Britannico è tramontato da decenni, per quanto rimanga vivo il rapporto privilegiato con il Commonwealth. La Gran Bretagna, volente o nolente, è parte di uno scacchiere continentale nel quale è un pezzo importante, ma che gioca il proprio ruolo in equilibrio con altri pezzi. Una rottura traumatica dell’Unione Europea, come quella che scaturirebbe dalla Brexit, potrebbe destabilizzare il continente e portare l’Unione, nel suo complesso, e soprattutto i suoi due attori dominanti, Francia e Germania, a rivedere i propri rapporti economici con il Regno, ponendoli sotto una luce critica. Basterebbe una revisione negativa delle normative sulla privacy nel settore finanza o per la lotta contro l’elusione fiscale, oppure sulle quotazioni di borsa, per mettere Londra in difficoltà. Al contrario la Gran Bretagna può giocare in modo molto più libero e spregiudicato il proprio ruolo all’interno dell’Unione Europea, perseguendo così in modo efficace le proprie finalità.