Mentre salgono le tensioni internazionali contro il nucleare iraniano e la preannunciata ripresa dell’arricchimento dell’uranio per scopi non certo pacifici, l’Italia ospita e dà voce al rappresentante ufficiale della diplomazia di Teheran. Ma la presenza di Mohammad Javad Zarif al Forum del Mediterraneo a Roma, ha innescato polemiche.
Infatti, nel corso degli interventi succedutisi nell’ambito del ForumMed, il think tank organizzato annualmente dall’Istituto italiano per gli studi di politica internazionale con il patrocinio del Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, particolare scalpore hanno destato le dichiarazioni di Zarif, ministro degli Esteri iraniano in relazione al rifiuto di Teheran di rinegoziazione degli accordi sul nucleare. “Gli Stati Uniti hanno abbandonato l’accordo iraniano e non hanno rispettato le risoluzioni dell’Onu di cui fanno ancora parte. Devono tornare nell’accordo, che non sarà rinegoziato perché è già stato oggetto di anni di negoziati. Punto”, ha detto Zarif. Per il diplomatico, l’Iran ha tutti i diritti di ridurre ogni impegno sugli accordi sulla non proliferazione nucleare apparendo chiara la situazione: se una parte si ritira, con riferimento chiaro agli Usa, anche l’altra ha il diritto di ridurre i propri impegni o ritirarsi”. Il capo della diplomazia di Teheran ha proseguito il suo intervento sottolineando che gli Usa, oltre a ritirarsi dal tavolo degli accordi, hanno imposto pesanti sanzioni all’Iran che rappresentano un crimine contro l’umanità avendo provocato pesanti ricadute su tutti i cittadini del Paese.
Sotto accusa anche l’Europa, i cui paesi aderenti all’Unione non sarebbero stati in grado di svolgere il proprio ruolo negli accordi poiché, sempre secondo Zarif, “non vediamo compagnie europee in Iran, nessun Paese europeo compra il petrolio iraniano, persino le banche si rifiutano di trasferire soldi in Iran”.
Nonostante le accuse rivolte all’Occidente, Zarif ha affermato che l’Iran sarebbe pronto a ritirare la legislazione che prevede l’arricchimento dell’uranio e ritornare a rispettare in toto il Piano di azione globale congiunto (Jcpoa, l’accordo sul programma nucleare di Teheran), a patto che la nuova amministrazione di Joe Biden e l’Europa rispettino la loro parte del patto. Per Zarif, ”la legge non è irreversibile. Europei e statunitensi possono fare un passo indietro e noi torneremo al pieno rispetto degli accordi” ovviamente, come sottolineato da Zarif, in assenza di “nuovi condizioni e richieste oltraggiose”.
L’intervento del diplomatico iraniano si è concluso con la critica ai Paesi europei, rei di non avere condannato l’assassinio dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, ucciso venerdì 27 novembre nella provincia di Damavand.”Pensiamo – ha detto – che l’assassinio in questo attentato terroristico contro uno dei nostri più rispettabili scienziati sia un atto di aggressione internazionale che debba essere condannato. Aspettiamo ancora la condannata dell’Europa e dell’E3 (Germania, Regno Unito e Francia) di questo chiaro attacco terroristico”.
Reazioni contrastanti dall’Iran, dove il Consiglio supremo dei Guardiani della rivoluzione ha dato il suo assenso con relativa ratifica alla legge approvata domenica dal Parlamento di Teheran che impedisce le ispezioni Onu ai suoi siti nucleari e accelera le procedure di arricchimento dell’uranio. Il testo fa espressa richiesta al governo iraniano di potenziare l’arricchimento del combustibile nucleare al 20%, ben oltre il tetto del 3,67% concordato con l’accordo internazionale del 2015, se le pesanti sanzioni contro il Paese non verranno alleviate nel giro di due mesi. Dall’altra parte, il presidente Hassan Rohani, invece, si è detto contrario alla legge approvata dopo l’omicidio mirato del più importante scienziato nucleare del Paese. Rohani sostiene che il disegno di legge potrebbe danneggiare gli sforzi per rilanciare l’accordo con le potenze mondiali. La proposta approvata dal Parlamento dominato dai conservatori bloccherebbe, se approvata anche dal Consiglio dei guardiani, le ispezioni internazionali dei siti atomici già dal mese prossimo se gli Stati Uniti non revocassero le sanzioni contro l’Iran.
Nucleare iraniano: il punto di vista americano
Da oltreoceano il neo presidente Joe Biden ha espresso chiaramente il suo pensiero dichiarando, in un intervista al quotidiano “La Repubblica” che “si fa un gran parlare di missili di precisione e tante altre cose che stanno destabilizzando la regione”, ma la verità è che “il modo migliore per riuscire a raggiungere una certa stabilità nella regione” è risolvere il problema del “programma nucleare”. “L’ultima, dannatissima cosa di cui c’è bisogno in quella parte del mondo è una corsa agli armamenti atomici”, ha sottolineato il presidente eletto Usa che ha aggiunto: “Consultandoci con i nostri alleati e partner ci impegneremo in negoziati e accordi successivi per prorogare e rendere più stringenti le limitazioni sul nucleare iraniano, e anche affrontare il problema del programma missilistico”.
Oltre alle dichiarazioni di Biden, è di oggi la notizia che gli Usa hanno considerevolmente ridotto la presenza di personale diplomatico per “ragioni di sicurezza” . Lo riferiscono fonti della sicurezza irachena citate dai media di Baghdad. Le fonti diplomatiche americane non hanno fornito alcun ulteriore dettaglio rispetto alla misura presa comunque nel contesto delle crescenti tensioni tra Iran, Stati Uniti e Israele nella regione. Proprio nei giorni scorsi la tensione tra Washington e Teheran è salita nuovamente dopo che l’Iran ha esplicitamente accusato Israele, principale alleato degli Stati Uniti nella regione, di essere diretto responsabile dell’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh. L’inasprirsi dei rapporti tra Washington e Teheran potrebbero ancora esacerbarsi dopo la ratifica della decisione del Dipartimento del Tesoro americano che ha emanato nuove sanzioni contro le società iraniane, Shahid Meisami Group e Mehran Babri, connesse all’Organizzazione per l’innovazione e la ricerca nel campo della difesa.
Terzi: “Tutti hanno diritto di parlare, ma Zarif parlasse a casa sua”
In relazione all’intervento del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif durante il Forum Med a Roma, l’ambasciatore Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri, ha rilasciato un’intervista ad AdnKronos durante la quale si è è espresso in maniera inequivocabile contro la decisione di dare voce al diplomatico di Teheran. “Sono due o tre anni che ci sono tantissime voci contrarie al fatto che si dia a Zarif una piattaforma a Roma per fare propaganda antisionista, negazionista dell’Olocausto e per tutte le cose peggiori che ha da dire contro l’America e l’Europa”, ha commentato Terzi, convinto che “non si possa dare un megafono a un propagandista di un regime genocidiario e criminiale”. “Tutti hanno il diritto di parlare, ma Zarif parlasse a casa sua”, ha continuato, osservando come “nessuno di noi sia in grado di andare a parlare a Teheran.
Mohammad Javad Zarif è intervenuto al Forum Med mentre Teheran ha sospeso l’esecuzione di Ahmadreza Djalali, il ricercatore iraniano-svedese che l’Iran ha condannato a morte per “spionaggio”, mentre è in corso, proprio in questi giorni ad Anversa, il processo al “diplomatico-terrorista” iraniano Assadollah Assadi, che nel 2018 era stato ideatore di un piano terroristico a Villepente, alle porte di Parigi, in occasione di un raduno del Consiglio di resistenza iraniana, dissidente da Teheran.
Secondo Terzi “c’è il fondatissimo dubbio che questa sia un’occasione d’oro per Zarif per spuntare uno scambio tra Djalali e Assadi – ha dichiarato all’Adnkronos – Ovviamente sarebbe un successo del regime straordinario, è una tattica chiarissima”.