Non ci sará nessun conflitto militare tra gli Stati Uniti e il Venezuela, questo per rassicurare l’animo del figlio del presidente Nicolas Maduro che all’assemblea costituente tenutasi qualche tempo si era rivolto a Trump intimandogli di “farsi gli affari suoi e di risolvere i problemi che affliggono il suo paese “, minacciando, in modo risibile, che “se il Venezuela fosse attaccato, i fucili arriveranno a New York, prenderemo la Casa Bianca”. E per tranquillizzare lo stesso Maduro senior, non è previsto neanche un intervento militare. Comunque, “el Presidente”, ha riempito le strade di Caracas con i suoi fedeli, condannando Trump, ordinando esercitazioni militari a livello nazionale e minacciando di arrestare gli oppositori che secondo lui complotterebbero contro il Venezuela affiancando l’Emperor, appellativo generosamente dato dallo stesso Maduro al Presidente degli Stati Uniti.
Lontani e completamente disinteressati agli scenari di guerra evocati, gli Stati Uniti hanno risposto nella maniera più democratica al rifiuto di Maduro di accettare gli aiuti americani all’immenso esodo che sta colpendo il suo paese, a causa della crisi economica da lui stesso causata con una politica economica disastrosa. E’ stato il segretario della Difesa Americana, James Mattis, durante la visita al neo presidente Iván Duque nella capitale Bogotà, ad annunciare l’invio di una nave ospedale della Marina militare che sosterá nei pressi delle coste della vicina Colombia allo scopo di fornire l’assistenza medica urgente ai rifugiati venezuelani. Il Pentagono ha confermato che Duque ha richiesto urgente assistenzaspecializzata per il sistema sanitario colombiano.
L’emergenza profughi e l’intervento umanitario
Sono 2,5 milioni i venezuelani fuggiti dal paese di origine a seguito della crisi economica che ha causato carenze di cibo e forniture mediche. Oltre un milione di questi rifugiati ha attraversato il confine con la Colombia creando un impatto destabilizzante al paese latinoamericano. Ai giornalisti il Segretario della Difesa Mattis ha ribadito e sottolineato che l‘invio di navi militari fa parte di una missione assolutamente umanitaria, ” non stiamo inviando soldati, stiamo mandando medici”.
Il portavoce del Pentagono ha chiarito che la nave sarà la Usns Comfort, una delle due navi ospedaliere statunitensi e uno dei più grandi centri traumatologici di tutti gli Stati Uniti. Il Comando Sud degli Stati Uniti ha annunciato che il Comfort si schiererà per la missione umanitaria di due mesi proprio a fine settembre con soste in Colombia e in tutta la regione. Secondo quanto comunicato sará questa la sesta nave ospedaliera in missione dal 2006. “Questa missione – ha chiarito il comandante statunitense che supervisionerà il dispiegamento – è un simbolo di quanto possa essere realizzato quando le nazioni lavorano insieme per aiutare i popoli in difficoltá. Questa missione è di natura umanitaria, si concentrerà sulle persone che stiamo assistendo, sulle nazioni con cui collaboriamo e sulla regione che sosteniamo insieme”.
L’intervento della Usns Comfort
La Usns Comfort, come spiegato da un noto osservatorio americano, ha una lunga storia di risposta ai disastri umanitari. Lo scorso ottobre, la nave era al largo della costa di Porto Rico per assistere le operazioni di soccorso a seguito di uragani. Nel 2010, fu schierata ad Haiti dopo il catastrofico terremoto e, nel 2005, nel Golfo del Messico all’indomani degli uragani Katrina e Rita. “L’ospedale ha una gamma completa di servizi chirurgici e medici tra cui quattro raggi X, una unità di scansione CAT, una suite odontoiatrica, un laboratorio di optometria e lenti, un centro di terapia fisica, una farmacia, una suite di angiografia invasiva e due produttori di ossigeno piante “, ha spiegato la marina statunitense. La nave mantiene anche fino a 5.000 unità di sangue in qualsiasi momento per i suoi servizi medici.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato la settimana scorsa che la carenza di forniture mediche in Venezuela ha “portato a un netto peggioramento della qualità degli ospedali”. Secondo l’accurato report dei funzionari preposti, malattie che nel passato sono state sradicate, come il morbillo, la malaria, la tubercolosi e la difterite, sono in aumento. Centomila pazienti sieropositivi, invece, sono a rischio senza alcun accesso ai farmaci necessari.
Gli Stati Uniti hanno finanziato oltre 60 milioni di dollari per i rifugiati venezuelani, secondo l’amministratore dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), mentre sarebbero stimati in cinquemila i nuovi migranti che entrano in Colombia ogni giorno, cercando disperatamente cibo e cure mediche di emergenza.
L’Usaid ha comunicato che gli attuali aiuti degli Stati Uniti sono rivolti a “attenzione medica, assistenza alimentare di emergenza, acqua potabile sicura, forniture per l’igiene, riparo e protezione dalla violenza e dallo sfruttamento”. “Saremmo pronti a offrire assistenza umanitaria alle famiglie sofferenti che hanno deciso di restare in Venezuela, se il presidente Maduro ci consentisse l’ accesso e la possibilità di dare una mano”, ha dichiarato il portavoce dell’ Agenzia.