In Niger strage di civili trucidati da miliziani jihadisti.
Sono almeno 100, infatti, i civili trucidati da miliziani jihadisti giunti a bordo di un centinaio di moto che, in pieno giorno, si sono divisi in due gruppi circondando e attaccando due villaggi del Niger a ridosso del confine con il Mali. Un’azione in perfetto stile militare che non lascia dubbi sulla matrice islamista pur in assenza, al momento, di una rivendicazione ufficiale.
Gli indiziati principali sono i terroristi dello Stato islamico dell’Africa Occidentale (Iswap), che percorrono gli itinerari del Sahara e del Sahel compiendo continue razzie in danno dei villaggi alla ricerca di fonti di finanziamento per le attività del gruppo e per la conquista di territori destinata all’espansione del Califfato. “Per attaccare i due villaggi, distanti fra loro 7 chilometri, i terroristi si sono divisi in due colonne: mentre una attaccava Zaroumadareye, l’altra colpiva Tchomabangou“, ha dichiarato ieri, dopo una visita sui teatri del massacro, Almou Hassane, sindaco di Tondikiwindi, che amministra entrambe le località.
L’attentato è avvenuto a mezzogiorno circa, in coincidenza con l’annuncio ufficiale dei risultati delle elezioni presidenziali in Niger del 27 dicembre, che molti sperano possano segnare il primo passaggio pacifico del potere e dare un segno di stabilità per il Paese. La Commissione elettorale ha deliberato che il tutto sarà deciso il 21 febbraio, quando si affronteranno in ballottaggio l’ex premier Mohamed Bazoum, braccio destro del presidente uscente, Mohamadou Issoufou, al potere per due mandati, e il candidato espresso dall’opposizione, l’ex presidente Mahamane Ousmane.
Sulla strage non si hanno dettagli, ma si sa che almeno 70 delle vittime abitavano il remoto villaggio di Tchombangou e 30 quello vicino di Zaroumdareye, entrambi situati nella regione nigerina sud-occidentale di Tillabéri, un tratto di deserto tra i confini con il Mali e il Burkina Faso, due Paesi stretti anch’essi nella morsa del terrorismo jihadista del traffico di esseri umani, armi e droga, non meno del Niger.
La zona è percorsa da trafficanti di emigranti che sono comunque assoggettati al pagamento di una sorta di pedaggio ai terroristi islamici che li sfruttano per rimpinguare le casse dello Stato islamico e per dimostrare autorevolezza nel controllo del territorio.
Niger, Mali e Burkia Faso sono tre Paesi che da soli nel 2019 hanno avuto circa 4.000 morti per terrorismo o per violenza armata, secondo una stima dell’Onu. Nel 2020, 20 persone sono state uccise da terroristi in un villaggio della regione degli attacchi di ieri, e altri 34 lo scorso 12 dicembre nella vicina regione di Diffa. Un’area, quella di Tillabéri, pericolosa al punto che le autorità hanno inibito l’uso di motociclette, un mezzo prediletto da terroristi islamici, banditi e trafficanti per muoversi velocemente. Malgrado il divieto i terroristi, che probabilmente hanno inteso vendicare con questo eccidio l’uccisione di due non meglio precisati ‘militanti’ da parte delle milizie locali di autodifesa, sarebbero arrivati proprio a bordo di un centinaio di moto dal vicino Mali, Paese dove nelle ultime ore due soldati francesi dell’operazione “Barkhane” sono stati uccisi da militanti jihadisti.