Dallo scorso aprile il Nicaragua è teatro di violenti disordini che hanno provocato la morte di circa 300 manifestanti, per lo più molto giovani, uccisi durante gli scontri contro le forze governative.
Oggetto della contesa le riforme sulla sicurezza sociale volute dal presidente Daniel Ortega che avrebbero provocato un aumento delle tasse a discapito dei benefici. Tale iniziativa ha provocato l’immediata reazione della popolazione che si è radunata nelle piazze di numerose città scontrandosi con le forze di polizia e esercito. Dopo cinque giorni di scontri e manifestazioni, il presidente nicaraguense ha annunciato il ritiro del decreto. Ma a questo dietrofront di Ortega è seguita una sorta di dura persecuzione della comunità cristiana, riteuta responsabile di avere fomentato la rivolta.
Il quartiere di Monimbo nella città sud-est di Masaya é stato preso d’assalto, mentre la Chiesa della Divina Misericordia a Managua é stata per ben 16 ore rifugio di taluni studenti che, mentre protestavano in una vicina università, erano stati attaccati da forze filogovernative. Qui due persone sarebbero state uccise durante l’assedio, in un costante crescendo della tensione tra le forze pro-Ortega e i manifestanti.
All’indomani, l auto di un vescovo è stata colpita mentre si stava recando nella città settentrionale di Nindiri, dove sperava di fermare un attacco da parte dell’ esercito e, nello stesso giorno, la casa di un sacerdote a Masaya è stata saccheggiata dalla polizia. Gli effetti personali sono stati requisiti senza alcuna spiegazione. Stessa sorte, il lunedì successivo, per un centro della Caritas incendiato nella città settentrionale di Sébaco.
Cristiani nel mirino anche in Venezuela
In Venezuela, nel frattempo, i vescovi del paese all’Assemblea generale, hanno definito il governo del presidente Nicolás Maduro un regime di fatto a causa della violazione della Costituzione e dei più alti principi della dignità umana. Nel paese latino-americano finora ci sono stati pochi episodi di attacchi violenti contro obiettivi cattolici, ma all’inizio di quest’anno Maduro ha invitato i pubblici ministeri ad incriminare due vescovi cattolici che denunciavano la fame e la corruzione. All’invito non sono seguite accuse formali contro i vescovi, ma è stato un chiaro segnale di voler imporre un deciso controllo governativo sulla magistratura.