New Orleans: SUV contro la folla, la strage continua.
Alle 3.35 della scorsa notte (ora locale), almeno 15 persone sono morte e altre 35 sono rimaste ferite dopo che un SUV si è scagliato contro la folla che festeggiava il Capodanno in Bourbon Street a New Orleans, nel quartiere francese.
Il conducente, dopo essere uscito dal veicolo, ha sparato a due poliziotti, ferendoli, con un fucile d’assalto prima di essere neutralizzato. Sul cassone dell’autoveicolo, risultato noleggiato, era appesa una bandiera dell’Isis.
L’attentatore, che indossava un giubbetto antiproiettile, è stato successivamente identificato per Shamsud Din Bahar Jabbar, 42 anni, divorziato, nato e residente a Beaumont in Texas, padre di due figli, ex militare US Army. Esercitava come agente immobiliare, ma le informazioni al suo riguardo forniscono il quadro di un soggetto al limite del tracollo finanziario e sommerso dai debiti.
Durante la perquisizione dell’autovettura, gli agenti hanno rinvenuto alcuni IED di fattura artigianale, gli stessi trovati in altre vie adiacenti quella del teatro dell’attentato.
Si sospetta che per l’attuazione del piano Shamsud abbia agito in concorso con altri complici, nella fattispecie tre uomini ed una donna, notati nella zona mentre, apparentemente, erano intenti a nascondere alcuni oggetti nel quartiere.
A tale proposito, l’FBI ha invitato la popolazione a non avvicinarsi alla “scena del crimine” e adottare un “comportamento prudente”, questo in considerazione dei video, in possesso degli investigatori, che confermerebbero la presenza di almeno altri 4 complici.
Nessun dubbio sulla premeditazione, mentre le origini del soggetto e l’esposizione plateale della bandiera del Daesh, consolidano l’ipotesi che Shamsud fosse un islamista radicale seguace dello Stato islamico e abbia intenzionalmente seguito le indicazioni che a suo tempo rappresentarono una sorta di testamento di Abu Bakr al Baghdadi: “Colpite i miscredenti dovunque vi troviate, con qualsiasi arma e contro ogni obiettivo remunerativo”.
Alcuni testimoni avrebbero riferito di aver udito scandire “Allahu Akbar” dall’attentatore alla guida del veicolo mentre, a conferma dei sospetti, è emerso che sotto l’alias di Abu Zayd ibn Abdulrahim sulla piattaforma GitHub, Shamsud era iscritto in alcune chat mostrando palesi segni di radicalizzazione esternata con alcuni post sino dalla fine del 2022 manifestando l’intenzione di prestare giuramento all’Isis.
Gli USA, come l’Europa, non sono nuovi ad attacchi condotti con l’utilizzo di autoveicoli lanciati contro la folla. Il precedente attacco islamista negli States ebbe luogo nel 2017, quando Sayfullo Saipov guidò un camion contro i ciclisti a New York provocando la morte di 8 di loro.
Anche in questo caso l’attentatore aveva una bandiera dell’ISIS nella sua auto ed era entrato negli Stati Uniti dopo aver vinto la lotteria della Green Card (Diversity Immigrant Visa Program).
La tattica degli investimenti indiscriminati per ottenere un “risultato remunerativo”, pare essere quella prediletta dagli aderenti al Daesh per i bassi costi, la facilità di pianificazione, gli irrilevanti controlli e, soprattutto, per l’efficacia di esecuzione data dall’impossibilità di fermare attivamente il veicolo condotto ad alta velocità.
Anche nel caso di New Orleans, come già riscontrato in analoghi episodi, emergerebbe una volontà emulativa dell’autore, considerando il breve lasso di tempo trascorso dall’attentato perpetrato il 20 dicembre scorso a Magdeburgo, dove un veicolo condotto da un cittadino saudita si lanciò ad alta velocità tra la folla del mercatino natalizio approntato nella città tedesca provocando la morte di cinque persone ed il ferimento di altre 35.
A Las Vegas un altro attacco?
Nella medesima giornata, successivamente alla strage di New Orleans, un altro evento ha destato scalpore e preoccupazione all’interno degli Enti preposti alla sicurezza degli USA.
Nel tardo pomeriggio, infatti, una vettura Tesla “cybertruck”, è esplosa all’ingresso della Trump Tower di Las Vegas, in Nevada provocando la morte del conducente ed il ferimento di altre sette persone.
Dalle testimonianze è emerso che il veicolo sia stato posteggiato intenzionalmente presso i varchi di ingresso, fortunatamente deserti, ed il conducente a bordo abbia innescato una carica esplosiva.
Non è noto se la detonazione fosse stata provocata da un vero e proprio ordigno o, come dichiarato dalle autorità, dall’innesco di alcuni fuochi d’artificio contenuti nel veicolo.
A tergo della giornata drammatica vissuta negli USA, emergono due particolari indicativi di una possibile attuazione di piani in parallelo. I veicoli utilizzati per l’attacco a New Orleans e la Tesla destinata alla Trump Tower, risulterebbero essere dati noleggiati presso la società TURO con la medesima applicazione di car sharing che opera negli States e, da un’indiscrezione ottenuta nelle ultime ore, entrambe gli autori delle due azioni terroristiche avrebbero prestato servizio nella medesima base dell’US Army e nello stesso periodo di servizio. Indizi che porterebbero a pensare ad una effettiva connessione tra i perpetratori dei due diversi attacchi.