Mentre Israele accusa apertamente Teheran di essere il mandante o l’autore materiale dell’ennesimo incidente ad una nave cargo di proprietà israeliana, spunta la pista che porterebbe alla compagine di Ansar Allah (Houthi) dello Yemen, particolarmente attivi in questo periodo nella penisola arabica e noti alleati dell’Iran.
La notizia che la MT Lori, nave cargo battente bandiera liberiana della compagnia XT Management con sede ad Haifa – di proprietà dell’uomo d’affari israeliano Udi Angel – è stata forse colpita da un missile iraniano, è andata insistentemente ieri 25 marzo sui media di tutto il mondo. Da quanto si apprende la nave cargo stava viaggiando lungo l’itinerario che da Dar es Salaam in Tanzania la portava verso la città di Mundra, lungo la costa occidentale dell’India. All’altezza dello specchio di mare tra l’India e l’Oman, la nave cargo veniva colpita da un missile di provenienza sconosciuta che ha impattato con violenza sul suo scafo ma senza provocare feriti e, nonostante fosse andata alla deriva per circa tre ore, questo non gli ha impedito di riprendere il suo viaggio alla normale velocità di crociera.
Il regime iraniano non ha confermato la sua sospetta connessione all’incidente e i funzionari del governo israeliano per ora non hanno ancora rilasciato una dichiarazione pubblica. Il ministero della difesa israeliana sta per ora esaminando i fatti ma sospettano fortemente che Teheran intenda costituire un fronte navale contro Israele colpendo le sue navi.
Questo ultimo incidente arriva a circa un mese da quello in cui un’altra nave cargo di proprietà israeliana veniva colpita al largo dell’Oman. Si trattava della MV Helios Ray, cargo battente bandiera delle Bahamas, di proprietà della Ray Shipping Ltd. con sede a Tel Aviv appartenente ad uno degli uomini più facoltosi d’Israele, Abraham Ungar. Due funzionari della difesa statunitense hanno detto all’Associated Press che la nave aveva due fori sul lato sinistro e due sul lato di tribordo appena sopra la linea di galleggiamento, e molto probabilmente a procurarli è stata l’azione di un commando iraniano a bordo di motoscafi veloci che ha applicato sullo scafo del cargo mine a contatto “Limpet”. L‘esplosione ha costretto la nave a dirigersi verso il porto più vicino negli Emirati Arabi Uniti. Anche in questa occasione Israele ha accusato Teheran, ma il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, ha respinto fermamente le accuse.
Ma in molti ritengono che gli ultimi incidenti possano essere stati una ritorsione di Teheran ai presunti attacchi israeliani contro almeno 12 petroliere iraniane negli ultimi due anni. Infatti un rapporto del Wall Street Journal riferisce che il motivo di queste incursioni mirava ad impedire che la vendita del petrolio iraniano al regime siriano di Bashar Assad finanziasse l’IRGC e i suoi alleati sciiti nella regione. L’Iran, infatti, ha continuato a scambiare milioni di barili di petrolio con la Siria, aggirando di fatto le sanzioni statunitensi e internazionali. Alcuni di questi attacchi avevano anche lo scopo di ostacolare le spedizioni di armi trasportate sulle stesse petroliere.
Ma non solo. Gli attacchi alle navi israeliane erano anche una rappresaglia di Teheran dopo che l’America aveva compiuto delle incursioni aeree contro le milizie appoggiate dall’Iran lungo il confine siriano-iracheno ribadendo ai missili iraniani lanciati in Iraq che uccisero un appaltatore civile, oltre a soldati statunitensi feriti e altre truppe della coalizione. Il rapporto si colloca tra le crescenti tensioni tra Israele e Iran, così come gli sforzi degli Stati Uniti per cercare di riavviare i negoziati con la Repubblica islamica sul suo programma nucleare.
Che cosa deciderà l’amministrazione Biden? Difenderà Israele mantenendo le sanzioni contro l’Iran, o le revocherà garantendo agli Stati Uniti il rientro nell’accordo JCPOA del 2015 (Trump aveva lasciato l’accordo nel 2018) alle condizioni dell’Iran?