In Mozambico, le forze di sicurezza hanno catturato un leader dello Stato islamico responsabile di numerosi attentati perpetrati nel nord del Paese. Il 1°gennaio scorso, un attacco attribuito ai militanti dell’Iscap, la Provincia dello Stato Islamico nell’Africa Centrale, aveva preso di mira le milizie fedeli all’esercito mozambicano nel villaggio di Litingina, nella regione di Nangade, dove un certo numero di case erano state date alle fiamme. Il successivo 8 gennaio, a Macomia, i miliziani jihadisti responsabili dell’attacco a Litingina sono stati attaccati dalle truppe mozambicane e hanno tentato la fuga guadando il fiume Rovuma, al confine con la Tanzania.
Il capo del commando dei miliziani, identificato per Amade Muahamed Daude ed altri elementi, sono stati catturati durante il tentativo di oltrepassare il confine, permettendo alle forze di sicurezza di sequestrare un ingente quantitativo di armamenti. Daude, 32 anni, è nato in Tanzania da padre tanzaniano e madre mozambicana, a 16 anni è emigrato in Mozambico con i genitori stabilendosi a Mocimboa da Praia. Da adolescente, come tanti altri mozambicani, è stato sottoposto ad una dura radicalizzazione da parte degli imam jihadisti quindi, nel 2016, è stato portato in Congo e successivamente in Kenya e Tanzania dove ha ricevuto l’addestramento nei campi degli jihadisti. Tornato in Mozambico nel settembre 2017, dopo un mese nel mese ha partecipato all’attacco al Comando distrettuale della Polizia a Mocimboa da Beach.
Un successo per la sicurezza nel Paese, ma gli attacchi continuano
Per le forze di sicurezza che operano nel Paese, infestato dai miliziani fedeli allo Stato Islamico, la cattura di Daude è sicuramente un notevole successo nella lotta al terrorismo. Una risposta ai continui raid dei jihadisti che, nel mese di dicembre, hanno portato anche al rapimento e alla decapitazione di un Pastore cristiano la cui testa è stata recapitata alla moglie per essere “esibita” alle autorità di sicurezza di Maputo. È stata proprio la donna, residente a Nova Zambezia, a riferire ai funzionari di Polizia che gli aggressori avevano rapito il marito dalla fattoria dove la coppia risiede, prima di ritornarvi con un sacchetto contenente la testa mozzata dell’uomo. L’uccisione del religioso sarebbe avvenuta nella zona di Capo Delgado il 15 dicembre scorso, una provincia scossa dagli attacchi dei militanti legati allo Stato Islamico sino dal 2017, che hanno ucciso almeno 3.340 persone provocando la fuga dalla zona di oltre 800.000 civili.
Dal 2017 uno stillicidio quotidiano di attentati
Proprio dal 2017, i militanti jihadisti hanno iniziato a pubblicare su Telegram foto in posa davanti alla bandiera dell’Isis e lodando l’allora leader Abu Bakr al-Baghdadi. Lo Stato Islamico stesso aveva poi ufficializzato l’adesione al network terrorista dei jihadisti del Mozambico, e quelli della Repubblica democratica del Congo, sotto il nome di Iscap. Da allora l’Iscap ha rivendicato decine di attacchi perpetrati in Mozambico, comprese brutali decapitazioni e massacri.
Come parte dell’Iscap, anche al-Shaabab, un gruppo locale omonimo ma non contiguo a quello operante in Somalia, è parte integrante della struttura formale dello Stato Islamico, mentre il gruppo jihadista Congolese, anch’esso affiliato, presumibilmente contribuisce a finanziare le sue controparti mozambicane.
Nel 2021 gli attacchi, sebbene in netto calo rispetto agli anni precedenti, sono comunque diventati sempre più sofisticati, con l’utilizzo di nuove armi e tattiche innovative che indicano il coinvolgimento del gruppo nella rete militante. Gli insorti stanno combattendo contro i valori occidentali e cristiani cercando di propagandare una forma radicale dell’Islam e la sha’aria nel Paese.