Il Sud Sudan sta diventando la terra di nessuno, un Paese senza diritti, responsabile della morte di molti minori. Dall’inizio del 2013 a oggi si stima che circa 16.000 bambini tra i sei e i dodici anni siano stati reclutati da gruppi e forze armate. Una data non casuale perché combacia con l’inizio della crisi che ha colpito il Paese. Numeri che non scendono nonostante campagne politiche e umanitarie portate avanti dallo Stato e da organizzazioni come Unicef.
Proprio secondo i dati Unicef per l’appunto, dal 2013 sono circa 900.000 i bambini sfollati e oltre 13.000 quelli scomparsi. Il Sud Sudan vanta un primato, quello di essere il Paese nel mondo ad avere più bambini in età scolare che non vanno a scuola, contando anche 250.000 minori colpiti da malnutrizione. Ofcs Report ha raggiunto telefonicamente Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia il quale ha detto chiaramente che “la situazione sta peggiorando. Il Paese sta in guerra e noi siamo molto preoccupati per tutti questi bambini”. Una situazione che sembrerebbe sfuggire di mano alle grandi forze politiche mondiali.
“Stiamo parlando di bambini che a 10 anni uccidono le persone con un machete. Vengono addestrati per ammazzare. Parliamo di bambini che vengono reclutati in villaggi poveri e abbandonati alla violenza”, ha continuato.
Una sorte che colpisce più della metà dei bambini in Sudan e che non distingue tra maschi e femmine. “I maschi li usano come kamikaze, cuochi, facchini e così via, le femmine – ha aggiunto – come prostitute”. Un triste destino che sembra proprio non volersi fermare. La guerra impoverisce sempre di più, getta il terrore nella popolazione e non permette a questi minori di crescere in un ambiente sereno.
“Grazie a noi di Unicef, nel 2015 circa 1.775 bambini sono stati liberati dai loro aguzzini. Ma ora le cose potrebbero peggiorare. Il nostro lavoro – ha sottolineato Rozera- e le nostre speranze potrebbero essere vane per questa violenza che sta dilagando. È un paese in guerra che sta rischiando di sfumare il suo futuro, distruggendo le sue nuove generazioni”.
Una situazione questa del Sud Sudan che ricorda molte altre. In qualunque parte del mondo sembrerebbe proprio che i bambini siano le prime vittime, se non le preferite, della violenza. “Non possiamo aspettare che i potenti del mondo trovino una soluzione, non abbiamo questo tempo. Noi dobbiamo intervenire adesso con i corridoi umanitari e con tutto quello che è nostro potere. Questa storia deve finire, basta violenza”, ha concluso il direttore generale.
Foto di copertina: UNICEF/UN025914/Gonzalez Farran