Bambini scomparsi, bambini al freddo, bambini che vivono in condizioni critiche. Un anno fa chiudeva la giungla di Calais e oggi la situazione migranti è ancora allarmante. Dal 24 ottobre 2016 a oggi circa 700 minori non accompagnati che vivevano a Calais sono scomparsi e altri 750 invece portati al sicuro nella vicina Gran Bretagna. La denuncia arriva da Unicef che nella sua nuova relazione parla di circa 1.000 persone che ancora oggi vivono in condizioni igienico-sanitarie precarie, 100 sarebbero minorenni non accompagnati.
Unicef chiede ai Governi francese e inglese di tutelare al massimo i migranti minori non accompagnati
Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia parla di circa 30.000 tentativi disperati di raggiungere il Regno Unito dalla Francia. Ciò che più preoccupa Unicef e le Nazioni Unite, però, è la condizione di pericolo costante nella quale vivono ogni giorno i migranti minori. Questi, sfiduciati e spaventati dalle autorità, spesso “affrontano viaggi pericolosi e senza nessuna tutela”.
E proprio Unicef chiede nuovamente ai Governi francese e inglese di trovare soluzioni immediate perché l’accoglienza possa diventare un dato reale e sicuro così da proteggere i minori da violenza e malattie.
Un anno fa centinaia di agenti della Compagnie Républicaine de Sécurité furono mobilitati. Circa 7.500 persone, di cui 2.000 minorenni, furono spostate nei Centri d’accoglienza e d’orientamento e sparsi su tutto il territorio francese. Secondo l’Ofii, l’agenzia governativa che gestisce le domande d’asilo, il 46% delle persone che vivevano nel campo profughi di Calais aspetta ancora una risposta definitiva, il 42% ha ottenuto l’asilo, mentre al 7% è stato rifiutato.
La ‘nuova giungla’ di Calais
Ufficialmente, dunque, la baraccopoli di Calais è stata smantellata, ma ufficiosamente ci vivrebbero ancora in molti, solo in condizioni peggiori. Le associazioni benefiche raccontano che dal 24 ottobre dello scorso anno a oggi hanno consegnato migliaia di vestiti e sacchi a pelo.
La volontà francese è sempre stata quella di evitare la formazione di una nuova giungla a Calais e per questo le associazioni benefiche presenti nella cittadina francese denunciano la violenza da parte della polizia che userebbe manganelli e gas lacrimogeni per scoraggiare gli arrivi. Durante una visita nella città del nord, Gerard Collomb, ministro degli Interni aveva dichiarato: “ Non voglio che nasca un’altra giungla, nessun altro point de fixation”. Così però non sembrerebbe visto che, a tutti gli effetti, a Calais sarebbe nata una nuova ‘giungla’. “La consegna del governo è di scoraggiare i migranti. Sembra di essere ritornati indietro di quindici anni”, ha dichiarato François Guennoc, vice-presidente dell’Auberge des migrants.
Le promesse di Macron
I migranti, in maggioranza afghani, eritrei, etiopi e pakistani, vivono all’aperto e secondo le organizzazioni per i diritti umani le condizioni di vita sono peggiorate sin dall’ultimo autunno. Dopo che un campo è stato bruciato nel mese di aprile a Grande-Synthe, a 24 miglia a nord di Calais, sempre il ministro degli Interni francese aveva rifiutato di costruirne uno nuovo. Il presidente Emmanuel Macron appena eletto dichiarò che non ci sarebbero più state persone che vivono in strada. Tra le sue proposte c’era quella di aprire aree di accoglienza a gestione europea in Africa. Ma ancora non è riuscito a mantenere nessuna di queste promesse.
Nazioni Unite chiedono alle autorità francesi di fornire più servizi sanitari
Questo mese, alcuni esponenti delle Nazioni Unite hanno detto alle autorità francesi di fornire più acqua potabile e servizi sanitari ai profughi di Calais, dopo che il sindaco di destra della cittadina aveva rifiutato di concedere gli aiuti. “È preoccupante che per circa 700 migranti a Calais siano temporaneamente presenti solo 10 bagni portatili e arrivi acqua da 10 rubinetti”, ha dichiarato Léo Heller, inviato speciale dell’Onu in una relazione delle Nazioni Unite.