Gaza piange e i miserabili leader di Hamas spendono 1 milione di dollari in un albergo di lusso di Doha grazie ai complici occidentali e arabi. L’analista indipendente di geopolitica e sicurezza, Lion Udler, avrebbe ottenuto una copia della fattura relativa alle spese sostenute al “Mandarin Oriental” Hotel di Doha dalla delegazione di Hamas guidata da Ismail Hanyeh.
Durante gli 11 giorni di permanenza, secondo il documento, la delegazione del gruppo terroristico avrebbe speso in Qatar 1,045,604,70 dollari per le spese di soggiorno, massaggi, Spa, e…altri servizi. Molti si chiedono che fine fanno tutte le generose elargizioni in favore dei cittadini di Gaza, gravati da “un assedio implacabile” e costretti a condizioni di vita fatiscenti. In parte, questa fattura potrebbe fornire qualche risposta.
Pur tenendo in debito conto che i qatarioti finanziano con 30 milioni di dollari al mese le famiglie bisognose della Striscia, e un ulteriore impegno per 500 milioni di dollari è già stato preso per la ricostruzione, atteso che le delegazioni di Hamas sono in continuo movimento non certo per motivi diplomatici, ma piuttosto per sfuggire alla caccia di eventuali droni delegati alla loro neutralizzazione, qualche dubbio sul reale beneficiario degli “aiuti” ci sfiora.
Dubbio che trova fondamento anche nelle corrispondenze da Israele di cui abbiamo riferito, in specifici reportage, la reale situazione in Cisgiordania, non troppo differente da quella in cui si trova Gaza.
Testimonianze dirette da parte di alcuni abitanti della zona, tracciavano un panorama desolante della situazione sotto l’amministrazione dell’Anp, così come delle continue violente coscrizioni da parte dei gruppi terroristici, Hamas, Jihad Islamica sino ai non dimenticati miliziani del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che vengono imposte da Ramallah a Betlemme, da Jerico a Hebron per finire a Nablus e nella stessa Capitale di Israele, Gerusalemme.
Arruolamenti forzosi compiuti con l’inganno della paga per ogni “volontario” e in quelli devoluti alle famiglie dei “martiri”. E tutto ciò viene sponsorizzato dagli aiuti per la Palestina, devoluti generosamente dai Paesi complici di questo meccanismo. Così come l’arricchimento delle leadership dei veri gruppi terroristici a discapito della popolazione sottoposta a un “grande inganno”.
Non mancherebbero i fondi per intraprendere attività commerciali o, soprattutto, nel campo del turismo e delle infrastrutture, ma i fomentatori di odio preferiscono seguire la strategia degli “oppressi ad ogni costo”, pur di continuare nella lucrosa attività di manager del terrore. Il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel, a margine della sua visita nella Striscia di Gaza, dopo aver incontrato la leadership di Hamas, avrebbe dichiarato: “Non aspettatevi molto, qui c’è un’organizzazione terroristica crudele e bugiarda che è ubriaca di vittoria. Negoziare con loro sarà difficile e per nulla certo il successo”.
In tutto ciò, mentre può considerarsi “irresponsabile ma comprensibile” il flusso di finanziamenti da parte dei fomentatori qatarioti, molto meno chiaro è quello proveniente dalle casse dei contribuenti americani la cui amministrazione dedita “all’esportazione di democrazia non richiesta”, si dimostra una volta di più completamente perniciosa per la stabilizzazione del Medio Oriente.
In Nord America, infatti, l’odio antisemita esplode con innumerevoli atti di violenza contro le comunità ebraiche stanziate, da sempre, sul territorio. Alla nuova ondata anti-israelita, partecipano attivamente i movimenti di estrema sinistra e i black lives matter, che non si sa bene cosa c’entrino, ma va bene lo stesso. Tanto per sopire gli animi, il rinomato New York Times, in vena di genialate, ha pubblicato venerdì scorso, sulla prima pagina, le foto dei minorenni, ovviamente solo palestinesi, rimasti uccisi nei combattimenti tra Hamas e Israele, protrattisi per 11 lunghi giorni.
Pare che ai fenomeni da baraccone di parte dell’editoria statunitense, la causa delle rivendicazioni territoriali infondate supportate da organizzazioni terroristiche riconosciute, sia da abbracciare in toto, in totale spregio alla storica alleanza con Israele e al diritto alla difesa di Gerusalemme.
In aggiunta, Antony Blinken, inviato Usa in Medio oriente, ha annunciato pochi giorni fa lo stanziamento di 75 milioni di dollari in favore dello sviluppo e per l’assistenza economica ai palestinesi, la riapertura del consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme, la fornitura di 5,5 milioni di dollari come assistenza immediata in caso di calamità a Gaza e 32 milioni di dollari all’Agenzia delle Nazioni Unite, Unrwa.
A Ramallah sono subito esplosi i festeggiamenti, così come a Gaza dove la popolazione è impegnata a piangere i morti e a ricostruire gli edifici distrutti, riempiendo gioiosamente le spiagge del litorale della Striscia, sotto l’occhio attento dei suoi “difensori” di Hamas.