“Il Mediterraneo proprio perché è un incrocio di storie, culture e civiltà è sempre stato percorso da conflitti e criticità’. Mai come oggi, però, l ‘area MENA – il Mediterraneo allargato – è investito da crisi. Dallo stretto di Hormuz a Gibilterra siamo in presenza di una sequenza di guerre, conflitti e crisi che investono l’intera regione: la criticità dell’Iran, le guerre civili in Siria e Yemen, la fragilità dell’Irak, l’irrisolo confllitto israelo-palestinese, l’instabilità di Libano, Libia e Tunisia e un Sahel percorso da guerre, colpi di Stato e presenza jihadista. Dobbiamo chiederci quale sia la strategia da attivare per sedare i conflitti, stabilizzare l’area e promuovere progetti di cooperazione e sviluppo della regione. Sapendo che sia la strategia euromediterranea di Barcellona (1995) e ancor di più gli Accordi di Helsinki (1975) appartengono ad un tempo lontano. Ed è urgente dunque una nuova Agenda mediterranea alla cui definizione l’Unione Europea deve contribuire, assumendo il tema come una priorità della sua politica estera e di sicurezza”.
Da questa riflessione di scenario parte il colloquio con Piero Fassino (Pd), attuale vicepresidente della Commissione Difesa della Camera e già presidente della Commissione Esteri, sempre alla Camera, nella scorsa legislatura. Fassino ha maturato grade esperienza nella politica estera.Tra gli altri incarichi ricoperti, nel 2007 è stato nominato inviato dell’Unione europea in Birmania. Mentre nel 1996, con il primo governo Prodi, fu nominato Sottosegretario di Stato agli affari esteri e dal 1998 al 2000 governo D’Alema fu Ministro del Commercio Estero.
Iran, Fassino: “Giusto da parte dell’Italia rifiutare l’incontro bilaterale”
Partiamo dall’Iran, dove il regime sta tentando di placare una rivolta che va avanti da mesi. L’Italia ha rifiutato un incontro bilaterale con Teheran che sarebbe dovuto avvenire durante il Mediterranean Dialogues che si è svolto a Roma nei giorni scorsi. Cosa ne pensa?
“In Iran la situazione é ogni giorno più drammatica, non solo per l’azione di destabilizzazione nella regione – l’ostilità continua contro Israele, il finanziamento di Hamas, Hezbollah e dei gruppi radicali – ma soprattutto per una situazione interna sempre più esplosiva. Il carattere teocratico del regime ha portato ad una rivolta della popolazione. I giovani per primi, che rappresentano una ampia parte della popolazione iraniana, sentono quanto sia insopportabile l’oppressione della loro vita. Il regime sta reagendo in maniera drammatica con violenze di ogni genere a cui non si può concedere alcun alibi o giustificazione. Penso che sia stato giusto da parte dell’Italia rifiutare l’incontro bilaterale, perché non può esserci nessun riconoscimento ad un regime che opprime e martirizza il suo popolo. Fermezza e isolamento sono indispensabili”.
Di Maio, Fassino: ““Mi auguro venga nominato rappresentante Ue per il Golfo Persico”
Rimanendo nell’area, in queste ultime settimane si è discusso sulla possibilità che l’Ue affidi all’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, l’incarico di inviato nel Golfo Persico. La notizia è stata commentata negativamente anche da esponenti degli Emirati Arabi. Cosa ne pensa?
“Mi auguro che Di Maio venga nominato rappresentante Ue per il Golfo Persico. È un incarico importante e delicato perché i Paesi del Golfo sono strategici da ogni punto di vista, anche nel rapporto con l’Iran. Al tempo stesso, vi è stato l’accordo di pacificazione tra Arabia Saudita e Qatar e ancora prima gli importanti Accordi di Abramo che hanno segnato una svolta tra parte del mondo arabo e Israele. E in questo momento di crisi energetica, i Paesi del Golfo hanno un ruolo strategico. Rappresentare la UE è incarico di grande delicatezza e che ne sia investito un italiano per noi è importate. Di Maio ha maturato esperienza internazionale che tutti gli riconoscono e potrà svolgere un ruolo incisivo”.
Durante la sua presidenza alla Commissione Esteri della Camera, a febbraio 2022, il blocco di esportazioni di armi dall’Italia verso gli Emirati Arabi è stato revocato. Cosa è cambiato?
“Il blocco era conseguenza del coinvolgimento diretto degli Emirati Arabi nella guerra civile in Yemen. Essendo mutato l’orientamento degli Emirati, sono venute meno le ragioni del blocco. E la Commissione Esteri con una sua risoluzione ha sollecitato il governo a eliminare il blocco, consentendo il ripristino dei rapporti con l’Italia”.
Allora perché dagli Emirati è arrivata l’opposizione all’assegnazione della carica di inviato nel Golfo Persico per Di Maio?
“Non so il perché di questa presa di posizione. Non drammatizzarei qualche commento critico. Nessuna nomina è indiscussa. In ogni caso spetta all’Unione europea valutare e decidere. Come presidente della Commissione Esteri ho avuto frequenti rapporti con il mio omologo emiratino, con ambasciatori e esponenti governativi del Golfo e non ho percepito ci fossero code sulla questione. Tant’è che Leonardo e altre aziende italiane hanno ripreso le relazioni economiche e commerciali”.
Tra le crisi che non trovano ancora soluzione c’è la Libia. La stabilità politica è fondamentale per lo sviluppo del Paese ma anche per il controllo dell’immigrazione che da quelle coste arriva in Italia e in Europa. Come si sta muovendo l’Italia in quella regione?
“In Libia la situazione è critica perché siamo di fronte all’esistenza di due governi, ciascuno dei quali rivendica legittimità esclusiva, contestando la legittimità dell’altro. Scenario che ha vanificato il lavoro che, dalla Conferenza di Berlino in poi, aveva fermato la guerra civile e promosso un percorso di stabilizzazione, con la formazione di un governo di transizione guidato da Dbeibah. Processo che doveva culminare in elezioni presidenziali e parlamentari.Quel percorso è stato vanificato dai libici stessi che hanno rinviato sine die le elezioni, contestata la legittimità del governo Dbeibah e nominato un governo alternativo, guidato dal ministro Bishaga, riconosciuto soltanto dal Parlamento di Tobruk. Il risultato è che con due governi si è paralizzato tutto. La diplomazia internazionale sta lavorando per arrivare ad un accordo. Anche la Farnesina lavora intensamente favorire una soluzione. Anche perché senza un governo rappresentativo con cui interloquire non è gestibile neanche il tema migratorio. La Libia è al centro del Mediterraneo ed è indispensabile e urgente mettere in campo ogni sforzo per riprendere un cammino di stabilizzazione. Mi auguro che il nuovo governo italiano lo faccia, come i precedenti governi”.
Lasciamo il Mediterraneo e andiamo in Cina. È di questi giorni la notizia sulla presunta presenza di stazioni di polizia (illegali) cinesi sia in Italia che in altri Paesi. Cosa ne pensa?
“Ho letto la notizia sui giornali e non ho informazioni dirette sulla questione. Che la Cina sia molto attenta a mantenere rapporti solidi con le comunità cinesi all’estero è noto. E in Italia la comunità cinese è consistente. Peraltro l’Italia è paese strategico nell’Unione europea e nel Mediterraneo, il che sollecita l’interesse della Cina. In ogni caso ogni attività sul suolo italiano – tanto più da parte di una nazione straniera – deve rispettare leggi e regole del nostro Paese. Un accertamento affidato al governo e ai servizi di intelligence”.