Truppe Usa sotto tiro nel Kurdistan iracheno. Un contractor ucciso e altri 8 militari americani sono rimasti feriti in un attacco condotto con il lancio di razzi da parte delle milizie sciite, fedeli a Teheran, contro l’aeroporto di Erbil controllato dagli americani nella tarda serata di ieri.
Lo scalo aeroportuale è rimasto in preda alle fiamme sino a notte inoltrata. Colpito anche l’accampamento statunitense dove sono rimasti gravemente feriti due militari Usa che versano in condizioni critiche, altri 6 con lesioni meno gravi come numerosi altri civili addetti alla base.
Tutti i feriti sono stati elitrasportati all’ospedale militare di Ain Al-Assad. Alcune fonti riferiscono di altre vittime tra i militari americani, ma la notizia non ha trovato sinora conferme ufficiali.
Uno dei razzi ha colpito l’area di stoccaggio del carburante dell’aeroporto mentre altri, fuori traiettoria, hanno centrato varie località della città di Erbil, tra le quali il consolato cinese, un concessionario di auto ed alcune abitazioni civili.
L’attacco a Erbil è stato rivendicato dai “guardiani del sangue” una sigla nuova nel panorama regionale, sostenuta dai “Guardiani della rivoluzione” iraniani, che hanno evocato la vendetta promessa dopo la morte di Qassem Soleimani a Baghdad.
Il gruppo “Seraya Owlia Al-Dam” ha lanciato 24 razzi verso la base Usa e secondo il portavoce della coalizione risultano gravemente danneggiati un velivolo “Falcon” in uso all’intelligence americana e almeno un drone MQ1C parzialmente distrutto durante l’attacco.
Nella rivendicazione del gruppo terroristico Avengers of Blood si legge che “altri attacchi sono in arrivo. Questa operazione ha provocato gravi danni ai magazzini e agli aerei degli occupanti e ha lasciato un gran numero di vittime. Gli americani non saranno più al sicuro da nessuna parte, nemmeno in Kurdistan” e che “questo (attacco NDR) è solo l’inizio del gioco”, frasi accompagnate dalla pubblicazione, sul canale Telegram del gruppo, di alcuni poster di minaccia agli Usa.
Le Forze di sicurezza del Kurdistan del governo regionale hanno trovato due razzi Fadjr-1 107mm che sono stati lasciati sulla scena dai miliziani sciiti e un furgone con montato un lanciarazzi multiplo.
Quanto accertato conferma che le cellule hanno posizionato le rampe mobili ia circa 7 km dal bersaglio utilizzando per l’attacco razzi Haseb / Falaq-1 / Fadjr-1 107mm fabbricati in Iran.
Appare evidente che l’attacco di ieri contro le truppe americane in Kurdistan rappresenta una prima azione di rappresaglia per le morti di Qassem Soleimani e dello scienziato Fakhrizadeh, un’azione che potrebbe rappresentare la prima “crisi” da affrontare per la nuova amministrazione di Joe Biden.
La possibile conferma di vittime americane, che rappresenterebbe il superamento della tanto evocata “linea rossa”, imporrebbe una risposta da parte del neo presidente, la cui politica estera risulta ad oggi essere incomprensibile e deficitaria.