La riscossa di Israele parte…da terra. La scorsa notte i combattimenti tra le milizie terroriste di Gaza e le Forze israeliane hanno subito una decisa accelerazione con un massiccio intervento di terra condotto dall’Israel defence force con l’appoggio di copertura aerea e della Marina militare, che hanno colpito circa 150 obiettivi.
L’operazione, condotta nell’ambito della campagna “Guardiani del muro” è iniziata con il bombardamento delle centrali elettriche di Gaza a seguito del quale la città è stata avvolta dall’oscurità notturna. A questo hanno concorso i lanci di razzi delle batterie di Hamas che nella foga di aumentare l’intensità dei bombardamenti sono riusciti nell’impresa di colpire 3 diverse torri portacavi per la fornitura energetica elettriche provocando il totale black out per 250,000 abitanti di Gaza.
Le forze di fanteria hanno provveduto all’individuazione di chilometri di tunnel nel nord della Striscia di Gaza ed alla loro demolizione sotto un intenso fuoco di copertura dell’artiglieria.
Il Comandante della divisione israeliana stanziata presso Gaza, Nimrod Aloni, ha dichiarato che in due dei tunnel distrutti sono rimasti uccisi 20 miliziani di Hamas.
L’artiglieria dell’IDF ha colpito gli uffici dell’intelligence militare di Hamas nel quartiere Al Remmal, neutralizzando una decina di miliziani posti a guardia dell’edificio.
Fonti dell’esercito ebraico stimano che Hamas e la Jihad islamica palestinese avrebbero perso un totale di circa 200 combattenti dall’inizio del conflitto.
Il fronte interno a Israele
Sono 1750 le testate lanciate contro il territorio di Israele da parte dei terroristi di Hamas. Nonostante la continua azione delle batterie “Iron Dome” che hanno abbattuto il 90% dei missili e razzi diretti contro i centri urbani, nelle esplosioni degli ordigni sfuggiti all’intercettazione sono rimasti uccisi 7 civili e 523 sono rimasti feriti. Sono state colpite scuole, ospedali e abitazioni.
Il premier israeliano Netanyahu, durante la conferenza stampa quotidiana ha dichiarato: “Non posso dire che non siamo di fronte a un’escalation. La nostra intelligence ha segnalato che è molto probabile che la violenza aumenti nei prossimi giorni”. Questo in relazione non solo ai continui lanci di razzi e missili da Gaza ma anche, e soprattutto, al fronte interno apertosi nei giorni scorsi con l’insurrezione di parte della popolazione di arabi-israeliani nei centri urbani che, nel caso dell’abitato di Lod, ha creato una situazione completamente fuori dal controllo delle autorità israeliane. I rivoltosi sono giunti a creare posti di blocco improvvisati per impedire alla popolazione ebraica di raggiungere le proprie abitazioni. I miliziani armati hanno aperto il fuoco contro i veicoli in transito e appiccato il fuoco a quelli in sosta presso i palazzi residenziali della città.
Le minacce di Hamas
Sull’altro fronte, il portavoce di Hamas ha sfidato Israele dichiarando: “Avete visto solo alcune delle capacità che abbiamo. Per noi attaccare Tel Aviv, Gerusalemme, Dimona e altri luoghi è facile come bere acqua. Chiediamo ai fratelli arabi presenti nelle città sioniste di insorgere contro l’occupante israeliano”.
In effetti, alle parole sono seguiti i fatti. Mentre scriviamo continua il lancio di missili e razzi verso i territori israeliani del centro sud del Paese, chiaro segnale di una totale ripresa delle milizie dopo i bombardamenti subiti nelle scorse ore.
Al-Qassam ha rivelato che per colpire Gerusalemme è stato utilizzato il razzo A120 “Raed Attar”, dal nome di uno dei loro “martiri”, con una gittata di circa 140 chilometri e modellato sulla base dell’R-160, già impiegato dal movimento islamista nella guerra del 2014 e presentato dal gruppo come il razzo a più lunga gittata tra quelli di produzione domestica.
Da Gaza ha fatto la sua apparizione il nuovo razzo “Ayach 250” assemblato in Iran, con una gittata utile di 250 km utilizzato nel pomeriggio di ieri per portare l’attacco sull’aeroporto di Eilat e nel tentativo, fortunatamente fallito per l’intervento dell’Iron dome, di colpire la centrale nucleare di Dimona.
Hamas ha inoltre annunciato di avere iniziato ad utilizzare droni suicidi riempiti di esplosivo per colpire obiettivi in territorio israeliano.
Nel tardo pomeriggio di ieri dal sud del Libano, nei pressi del campo profughi di Rachidiyeh, sono stati lanciati tre razzi verso il territorio di Israele che fortunatamente sono caduti in mare, a breve distanza dalla costa. Nell’azione sarebbero coinvolti elementi della Jihad islamica palestinese che imperversano nei vari campi profughi in cerca di nuove reclute per azioni delocalizzate.
A questo lancio si sono aggiunti quelli effettuati nella notte, nonostante l’intervento preventivo dell’esercito libanese. Quattro razzi hanno raggiunto zone disabitate nel nord di Israele creando allarme nella popolazione e confermando l’apertura di un altro fronte nel nord del Paese.
Il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, avrebbe manifestato la volontà di supportare l’impegno palestinese con l’incremento di rifornimenti di materiale bellico. A tal fine avrebbe incontrato in Libano Esmail Qaani, capo della Guardia repubblicana iraniana, per stabilire i nuovi parametri di collaborazione in chiave anti-israeliana.
A margine, il movimento Hezbollah ha indetto numerose manifestazioni di supporto alle milizie palestinesi, una delle quali ha avuto luogo a Tyro, nel sud del Paese dei cedri.
Il concorso internazionale al terrorismo palestinese
A livello internazionale, oltre ai moniti dell’Onu tesi alla richiesta di moderazione e di un successivo “cessate il fuoco” su ambo i fronti, messaggi di minaccia contro Israele e i suoi interessi a livello globale sono giunti da Al Qaeda nel Maghreb islamico (AQMI) che, con una dichiarazione diffusa via social network, ha ricordato che per opporsi a Israele “l’unico modo è quello del jihad e non quello delle elezioni annullate”, chiedendo attacchi generalizzati contro interessi israeliani ed accusando l’autorità laica palestinese di tradimento e di avere venduto Gerusalemme agli ebrei.
Dalla Somalia è giunto l’appoggio incondizionato ad Hamas da parte dei terroristi di al Shabaab che in un’improvvisata manifestazione, che ha visto la partecipazione anche di donne e bambini, hanno invitato gli appartenenti al gruppo a continuare a colpire Israele sino alla completa distruzione e alla liberazione della Palestina occupata.
Anche l’Isis ha manifestato il suo appoggio alle forze palestinesi contro il comune nemico sionista. Lo ha fatto in un messaggio diffuso in lingua spagnola diretto agli “attori individuali” (i lupi solitari) che dovrebbero entrare in azione contro gli interessi di Israele e Usa. L’intelligence iberica ha valutato la minaccia come di “alto livello” ritenendo possibili ed imminenti azioni terroristiche in Spagna ed in Europa.
Dallo Yemen,’Abd al-Malak al-Khuti, il leader dei ribelli sciiti houthi, ha annunciato la disponibilità della sua organizzazione a fornire supporto militare ad Hamas e alla Jihad islamica nella loro lotta contro Israele.
Infine, la propaganda di Hamas, precorrendo i tempi di un capovolgimento dei teatri di guerra, ha inteso lanciare un messaggio a Israele in relazione al lancio di missili sul territorio dello Stato ebraico, senza tenere conto che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”…..