Soldi in cambio di una tregua. Dopo le consuete violenze del venerdì di preghiera, aggravate dal nutrito lancio di razzi Grad e colpi di mortaio verso le truppe israeliane schierate al confine con la Striscia di Gaza e le vicine colonie ebraiche, Hamas e la Jihad islamica hanno dichiarato una cessazione momentanea delle ostilità in cambio dell’autorizzazione del governo israeliano al versamento di 15 milioni di dollari promessi dal Qatar in favore della Striscia.
Il premier israeliano, Benyamin Netanyhau, ha subito risposto che “Israele non accetta ultimatum da Hamas”, riferendosi a informazioni della stampa secondo cui il leader di Hamas, Yihya Sinwar, avrebbe minacciato una nuova ondata di violenze se entro giovedì Israele non avrà autorizzato il trasferimento dei fondi qatarioti. Il governo israeliano, inoltre, ha convocato il gabinetto della difesa per discutere i temi relativi all’ininterrotta fornitura da parte dell’Iran alle fazioni della Jihad islamica e Hamas, diretta alla striscia di Gaza, dei sistemi d’arma con i quali i due gruppi terroristici minacciano la sicurezza delle colonie a sud dello Stato ebraico.
Un documento pubblicato l’anno scorso dall’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale, ha sottolineato gli stretti rapporti che Hamas e la Jihad islamica palestinese intrattengono con l’Iran che consentono loro di giovarsi di un continuo contributo di rifornimenti e del sostegno militare di Teheran.
Il supporto degli sciiti iraniani alle milizie palestinesi ha incluso sia la fornitura di armi sia il fondamentale know-how per l’aggiornamento della gamma di missili e la manutenzione delle rampe da lancio. Quest’ultimo dato è fondamentale alla luce delle accuse rivolte da Israele al regime di Teheran di costruire fabbriche di missili in Siria e in Libano e di inviare equipaggiamenti con guida di precisione agli Hezbollah libanesi. Una tattica che sembra fare parte di una più ampia strategia iraniana per allungare i suoi tentacoli su tre fronti: nel Golan, sul confine settentrionale libanese e a Gaza, stringendo in una minacciosa morsa lo Stato ebraico.