Hezbollah in guerra in nome dei martiri di Gaza? Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, ad inizio settimana ha dichiarato che “i morti nella Striscia di Gaza sono martiri e noi stessi siamo pronti al sacrificio, siamo in guerra già dall’8 ottobre”. Sempre secondo il capo dell’organizzazione terroristica libanese, è stata “sacra l’azione del 7 ottobre: decisa al 100% dai palestinesi. Legittimo combattere l’occupante sionista. Usa responsabili dei crimini israeliani. Difendere la popolazione di Gaza è un atto di umanità”.
E alle parole sono seguiti i fatti.
Dal sud del Libano, infatti, quotidianamente vengono lanciati decine di missili contro il territorio israeliano, buona parte di questi intercettati dal sistema Iron dome dell’esercito israeliano, mentre altri cadono nello stesso territorio libanese provocando danni e feriti tra l’incolpevole popolazione civile, sottoposta al giogo dei tiranni sciiti di Hezbollah. Il tutto sotto la supervisione e l’aiuto concreto delle milizie iraniane, dispiegate ai confini con Siria e Libano, seppur Teheran abbia dichiarato di non voler entrare direttamente nel conflitto. Tuttavia, al momento, il fronte nord non é ancora attivo come minacciato da Hezbollah. Appare ovvio che la presenza della flotta statunitense nelle acque internazionali nei pressi delle coste libanesi compia un atto concreto di deterrenza da qualsiasi escalation. Ma l’apertura di più fronti contro Israele è sempre stato un piano già concordato e pendente, studiato a tavolino dai tre leader di Hamas, Hezbollah e la Jihad islamica nei mesi scorsi durante alcuni incontri tenutisi a Beirut.
La parziale ma rovinosa sconfitta all’interno della Striscia di Gaza, ha di fatto ridotto in maniera significativa la potenza dei terroristi di Hamas, ma l’utilizzo degli ostaggi in mano ai miliziani funge da freno sull’avanzata dell’Idf all’interno della città arabo-palestinese.
Questo fomenta gli animi anche in Giudea e Samaria, dove i terroristi della Jihad islamica incitano la popolazione ad una ribellione più concreta contro le forze israeliane.
A tutto ciò potrebbe, comunque, aggiungersi il rischio che Hezbollah tenti di compiere raid di terra, imitando le gesta ignominiose di Hamas del 7 ottobre scorso, utilizzando la fitta rete di tunnel che dal sud del Libano portano oltre la linea di demarcazione con Israele.
E poi vi è il concreto rischio che le organizzazioni terroristiche, oltre che a fomentare gli animi degli emigrati in Occidente appoggiando le varie manifestazioni tenutesi in questi giorni, intenda colpire con attacchi gli interessi di Gerusalemme anche all’estero, bypassando il conflitto regionale ed impegnando l’Intelligence israeliana su un quarto fronte, anche se non certo inaspettato.