Nella battaglia scatenata da Hamas in occasione della cosiddetta “Marcia del ritorno”, al confine tra lo Stato di Israele e la Striscia di Gaza, i miliziani arabo-palestinesi alzano il tiro. Oltre al lancio di bottiglie molotov e sassi contro le forze di sicurezza israeliane, nel secondo venerdì di protesta hanno messo in campo armi da fuoco, gomme incendiate da utilizzare come cortine fumogene e catapulte attrezzate per il lancio di materiali di risulta.
I luogotenenti di Hamas hanno offerto denaro ai manifestanti per raccogliere e dare fuoco a 10-12.000 pneumatici che, sparpagliati proprio dietro il confine, hanno creato una cortina di denso fumo tossico idoneo a creare una copertura ai lanci di oggetti contro i militari israeliani. Israele si è appellato all’Organizzazione Mondiale della Sanità per porre fine a queste azioni che minacciano un disastro ecologico nella zona per ambo le parti in campo.
Ma i retroscena di questi giorni di violenza non si ferma unicamente alle forme di attuazione della protesta da parte palestinese. E’ emerso, infatti, che Hamas rifonde a suon di dollari le famiglie delle vittime dei tumulti in corso lungo il recinto di confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Tremila dollari per le famiglie dei deceduti, 500 ai feriti gravi e 200 dollari a quelli meno gravi, oltre a finanziare i funerali dei caduti e le celebrazioni dei martiri. E’ questa la strategia utilizzata dall’organizzazione di Ismail Haniyeh che tenta, così, di creare nuovi bacini di reclutamento di miliziani sfruttando le condizioni di estrema miseria in cui versa la popolazione di Gaza e dei territori contigui.
Gli scontri continuano e, in occasione del venerdì di preghiera, si annuncia un’innalzamento del livello delle proteste, anche in considerazione dell’afflusso di manifestanti che dai 35.000 della settimana passata, potrebbero arrivare a 50.000 nella giornata di oggi. Al momento si conta una nuova vittima e circa 80 feriti.