Nel giro di sole 24 ore le Forze congiunte di Israele, Intelligence, IDF e IAF, hanno compiuto un’operazione coordinata con due distinte “azioni preventive mirate” che hanno portato a colpire dapprima Hajj Fu’ad Shukr, consigliere senior del segretario generale dell’organizzazione terroristica Hezbollah, Hassan Nasrallah e membro dell’organo più rilevante del gruppo, il Consiglio della Jihad e, successivamente Ismail Hanyeh, numero uno di Hamas, in visita a Teheran.
La prima operazione si è avvalsa di fonti informative locali (la cosiddetta “Humint”), e di notizie derivanti dalla localizzazione dei movimenti di Shukr, basandosi sulle localizzazioni dei cellulari (cd. SIGINT) dei membri del suo staff posto a difesa dell’incolumità del leader. Una volta accertato che il soggetto avrebbe effettuato una sosta debitamente prolungata in un edificio situato a Beirut, nel quartiere Dahyeh, una delle roccaforti di Hezbollah, l’IDF ha lanciato un drone kamikaze contro l’obiettivo, centrandolo.
Come successivamente accertato, Fu’ad Shukr è rimasto gravemente ferito dall’esplosione e subito trasportato presso il locale ospedale dove è deceduto poco dopo per le ferite riportate.
Il tutto condito dalla conferma dei canali televisivi libanesi e di quelli dei social media legati all’organizzazione, dove si è riportato che “il consigliere di Nasrallah, Fu’ad Shukr, gravemente ferito, è morto in un ospedale in Libano”.
Hajj Fu’ad Shukr, alias Sayyid Muhsin, era il comandante militare più anziano di Hezbollah, l’organizzazione terroristica libanese sostenuta dall’Iran.
Nella sua carriera si è reso protagonista di numerose stragi ed omicidi e, tra questi, l’atto terroristico compiuto contro la base del contingente USA nel 1983 che provocò la morte di ben 241 marines in Libano.
Per tale atto, era ricercato anche dagli USA con una taglia di ben 5 milioni di dollari.
Durante gli anni ’90 ha promosso attacchi contro le forze dell’IDF e l’esercito del Libano meridionale, e nel 2000 è stato ideatore ed esecutore del “rapimento” dei corpi di militari dell’IDF, uccisi dai terroristi Hezbollah mentre pattugliavano la recinzione perimetrale vicino alla zona del Monte Dov. Da allora ha pianificato e diretto numerosi attacchi terroristici che hanno danneggiato soprattutto la popolazione civile israeliana.
Nel settembre 2019, il Dipartimento di Stato USA lo aveva designato come “Terrorista globale ai sensi dell’Ordine esecutivo 13224”, più di quattro anni dopo che il Dipartimento del Tesoro aveva imposto sanzioni su Shukr e su altri due leader di Hezbollah.
In qualità di capo della linea strategica dell’organizzazione terroristica Hezbollah, gli era stata assegnata la gestione delle armi più sofisticate in dotazione al gruppo, in particolare i missili di precisione, i missili da crociera, i missili costieri, i razzi a lungo raggio e gli aerei senza pilota, tutti forniti dal regime iraniano. In tale contesto è stato, inoltre, responsabile della creazione di forze armate, della pianificazione e del funzionamento di tutte le forme di terrorismo contro Israele, compresa la strage contro civili dello scorso 7 ottobre.
E non è un caso che la sua eliminazione sia avvenuta a sole 48 ore dall’orrendo massacro dei 12 bambini drusi sulle alture del Golan a Majdal Shams, nel nord di Israele.
Hassan Nasrallah, che è rimasto sorpreso dal successo dell’azione israeliana, è andato letteralmente in lacrime durante una diretta televisiva su un’emittente legata all’organizzazione, forse prevenendo il suo ormai determinato destino di incontrare anch’egli le “72 vergini” .
A Teheran si è compiuta la seconda puntata del piano messo a punto del Consiglio supremo di difesa di Israele, successivamente alla riunione svoltasi domenica scorsa a Roma dove erano presenti i capi del Mossad, del Mukabarat egiziano e la rappresentanza del Qatar. Proprio sulla base della collaborazione stipulata con il Paese del Golfo persico, Israele ha potuto localizzare gli esatti movimenti di Ismail Hanyeh, residente a Doha, così come il capo dell’organizzazione, Khaled Mesh’al.
Hanyeh era dato in partenza per Teheran dove avrebbe partecipato alla cerimonia di insediamento del neo presidente Masoud Pezeshkian ed incontrato i vertici dell’establishment iraniano per concordare una dura risposta contro Israele successivamente alle eliminazione dapprima di Muhammad Daef e poche ore fa, anche di Fu’ad Shukr. Ma la sua permanenza nella capitale dell’Iran ha avuto un breve decorso.
Localizzata la palazzina, che fungeva da foresteria per le Guardie rivoluzionarie iraniane e che ospitava il leader di Hamas, un missile Cruise munito del sistema di navigazione satellitare e fruendo di un diversivo creato da un estemporaneo bombardamento delle forze della coalizione a guida USA stanziate in Iraq mirato a colpire le postazioni della Guardia repubblicana iraniana (IRGC), una manovra che ha canalizzato le attenzioni dei sistemi di rilevamento di Teheran, è giunto a destinazione colpendo l’obiettivo prefissato.
Da quanto emerso, sia Hanyeh che la sua guardia del corpo non sono sopravvissuti all’esplosione, seguendo la strada tracciata dai non compianti Daef e Shukr e raggiungendo anch’essi la compagnia femminile sognata da tempo…
Secondo il quotidiano arabo “Al-Arabi Al-Jadid”, Ismail Haniyeh era ospitato in un complesso delle guardie rivoluzionarie islamiche nel nord di Teheran, dove era presente anche il Segretario generale dell’organizzazione terroristica della Jihad islamica, Ziad al-Nakhala, che si trovava nell’edificio al momento dell’attacco avvenuto su un altro piano. Quest’ultimo sarebbe sopravvissuto all’esplosione.
Ismail Hanyeh, 61enne nato a Gaza, è stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e, successivamente, capo politico di Hamas ed amministratore della Striscia di Gaza, ruoli che gestiva dalla sua residenza dorata a Doha, in Qatar.
Secondo fonti vicine all’autorità religiosa, l’ayatollah Khamenei, “assassinando Hanyeh, Israele si è preparato una dura punizione.Vendicare il sangue di Haniyeh è dovere dell’Iran perché è stato martirizzato sul nostro suolo”.
A seguito, anche le guardie rivoluzionarie islamiche in un annuncio ufficiale hanno fatto sapere che l’eliminazione di Hanyeh avrà una risposta dura e dolorosa.
Nel frattempo, Teheran mette le mani avanti e in una riflessione rilanciata sui canali social di Hezbollah ed IRGC, si dilunga in una interessante disamina che si riporta integralmente: ”L’aspettativa di Teheran riguardo all’assassinio del martire Haniyeh è di gettare la Repubblica Islamica in un pozzo, cosa che si può definire come la trappola di Haniyeh. Israele (l’occupante) stava cercando di risollevare il morale dei suoi cittadini e dell’esercito con questo assassinio. Ma l’obiettivo strategico di Netanyahu è quello di gettare le basi per trascinare la Repubblica Islamica in una guerra diretta e, quindi, per costringere gli Stati Uniti ad entrarvi. Entrare in una tale trappola, assumendo la reazione emotiva di Teheran e innescando una guerra regionale, significa cadere nella trappola degli obiettivi strategici di Israele (occupante). Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin sono probabilmente i politici più felici del mondo oggi. I consigli alla reazione dei decisori sono i seguenti:
1- Nel primo giorno lavorativo del Presidente, lo stesso deve mantenere la sua compostezza e freddezza strategica;
2- Con una contromisura e senza assumersi la responsabilità, intrappolare Israele colpendolo dall’interno;
3- Fare di questo terrorismo e di ciò che è avvenuto, una base per concentrarsi sulle lacune strategiche e colmarle. Fare di questo incidente una piattaforma per risolvere le sfide strategiche nazionali;
4- Fare attenzione all’approccio di possibili spie infiltrate ai livelli decisionali strategici. Forse l’obiettivo è frustrare e danneggiare la strategia del 14° governo.
In ogni caso, si chiede al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale di tenere conto degli interessi più alti del Paese e di affrontare le debolezze permanenti di Israele con un piano coerente con una risposta ragionevole. Qualsiasi contatto diretto dovrebbe essere evitato”. (Traduzione integrale a nostra cura suscettibile di inesattezze letterali NDR)
Nel frattempo Israele si prepara ad una controffensiva pressoché scontata. Oggi il ministro della Difesa israeliano, Yoav Galant, ha visitato a una batteria di difesa missilistica intercontinentale Arrow 3, in previsione di un’eventuale attacco iraniano o dei suoi affiliati in Medio Oriente. È bene, per questi ultimi, considerare che l’Idf possiede una potenza di fuoco necessaria per colpire in tempi ristretti una vasta varietà di obiettivi in Libano, con attacchi aerei condotti da Himars (missili con gittata fino a 300 km) , M270 (missili con gittata da 80km), Atamcs (missile superficie-superficie tattico, appartenente alla categoria dei missili balistici a corto raggio Srbm, con gittata da 140 a 300 km), anticarro Spike e missili Lora dalla gittata utile di 450 km, senza contare sulla assoluta supremazia aerea e alle disposizioni preventive strategiche impartite, e già occupate dalle forze di terra dell’Idf.
Tutto quanto precede anche nella considerazione dei prossimi target già individuati dall’Intelligence di Gerusalemme, con una pianificazione diversificata in base alle esigenze preminenti. Nel mirino vi sono Yahya Sinwar, capo militare di Hamas nella Striscia di Gaza, Khaled Mesh’al, uno dei leader di Hamas più quotati e già sfuggito ad “un’azione preventiva” israeliana condotta nei suoi confronti, anch’egli residente a Doha e, ovviamente, Hassan Nasrallah, indiscusso leader di Hezbollah.
Una novità è rappresentata dalla consapevolezza dei target, considerati o meno, della loro posizione sul baratro, tanto che nel timore di affrontare il suo inevitabile destino, Esmael Qaani, comandante della Forza Quds (IRGC), è stato fotografato a Teheran mentre indossava l’hijab seppur certo della copertura fornita dalle guardie del corpo personali