Continua ad alzarsi il livello della tensione nella zona del Golan. È di pochi minuti fa la notizia di una nuova probabile infiltrazione di miliziani filo-iraniani nell’alta Galilea, nei pressi di Bar’am. Le forze di difesa israeliane stanno convergendo nella zona per le opportune verifiche tuttora in corso.
Il prologo è stato nel pomeriggio di ieri al confine nord di Israele, nella zona di Har Dov, ai piedi dell’omonimo monte, dove due diversi gruppi di miliziani di Hezbollah, appartenenti alla forza di elìte al-Radwan Unit, hanno tentato di infiltrarsi in territorio israeliano dopo avere colpito un carro dell’Israel defence force del tipo Merkava con un missile anticarro (ATGM) Kornet. I due commando sono stati intercettati dai militari di Gerusalemme e, a quanto risulta, 4 miliziani sono rimasti sul terreno mentre gli altri componenti del gruppo sono stati messi in fuga.
L’azione terroristica era stata prevista dai vertici dell’Aman (il direttorato dell’intelligence militare) che già il 26 luglio aveva ricevuto notizie circa l’attacco e predisposto l’invio nella zona del sistema di intercettazione Iron Dome, sistemi SAM, carri Merkava ed elicotteri da combattimento a nord preallertando, nel contempo lo squadrone 109 dell’aviazione israeliana.
In un comunicato postato sui social media, Hamas ha negato quanto avvenuto dichiarando che “la resistenza islamica conferma che finora non ci sono stati scontri o colpi durante la giornata. Piuttosto, era solo una gioco che ha spaventato il nemico già teso. La nostra risposta al martirio del fratello combattente Ali Kamel Mohsen, martirizzato nell’aggressione israeliana alla periferia dell’aeroporto internazionale di Damasco, sta sicuramente arrivando, e i sionisti devono solo aspettare che i loro crimini vengano puniti”.
Un’ulteriore segno premonitore di futuri attacchi.
Una manovra diversiva
Ma la scaramuccia di ieri può nascondere ben altre ragioni “tecniche”.
Nelle giornate del 26 e 27 luglio presso l’aeroporto di Damasco sono atterrati e ripartiti due cargo iraniani dai quale sono stati scaricati alcuni componenti per l’assemblamento di piattaforme missilistiche, successivamente trasportati nei depositi della periferia, presumibilmente nei palazzi presidenziali di Assad sotto la protezione delle milizie filo iraniane.
Tali armamenti sono destinati a rinforzare la presenza di Hezbollah nella zona del Golan e in Cisgiordania dove sono già operative alcune basi dei miliziani già, comunque, individuate dell’intelligence israeliana.
L’attacco di ieri è stato probabilmente un’azione diversiva per provocare uno spostamento dell’attenzione su un fronte diverso da quello selezionato per il trasporto, che ha effettivamente indotto allo spostamento delle forze di difesa israeliane a protezione del confine.
Ulteriore sintomo di una sorta di “commedia” inscenata dai filo iraniani è stato l’improvviso innalzarsi delle tensione tra la popolazione del sud libanese e le forze Unifil, provocata da mere questioni legate alla pastorizia che hanno comunque distolto l’attenzione delle forze di interposizione dai compiti di vigilanza assegnati.
La situazione ricorda quella vissuta dalla missione Unosom nel 1993, quando i miliziani somali qaedisti indussero la popolazione civile a riversarsi sulle strade per coprire le manovre di accerchiamento delle forze occidentali, con le drammatiche conseguenze della battaglia del check Point italiano “Pasta” e quella contro i Rangers americani al centro di Mogadiscio che provocarono la morte di venti militari e il successivo mesto ritiro delle truppe.
Attesi nuovi attacchi
Sulla scorta degli ultimi avvenimenti i vertici militari e di intelligence israeliani stanno seguendo l’evoluzione della situazione sul terreno. Da indiscrezioni pervenute da fonti interne, si aspettano altri attacchi più consistenti nelle prossime 48 ore. Al fine di contrastare eventuali sortite, nella zona sono stati inviati ingenti rinforzi dell’Idf con a copertura aerea dell’aviazione e dei droni.
Le milizie sciite, a quanto risulta, si sarebbero attivate in contemporanea per un attacco su più larga scala sotto la copertura del lancio di missili basati sulle alture del Golan e di nuove azioni diversive composte da piccoli nuclei di sodali.