Si alza la tensione tra Teheran e Gerusalemme. Il regime degli Ayatollah non riesce proprio a digerire il fallimento dei suoi piani espansionistici in Siria, dettati da una strategia rivolta a una politica di aggressione verso lo Stato ebraico. In tutto ciò, la crisi economica in Iran continua a peggiorare a causa delle sanzioni internazionali e, in particolare degli Usa, i quali nei giorni scorsi hanno deciso di rafforzare le sanzioni contro Teheran. Inoltre, l’Iran sta affrontando l’epidemia di Coronavirus che ha già infettato 25 milioni di civili e, nelle ultime settimane, anche un’ondata di esplosioni e incendi in installazioni militari e produttive.
Cresce la rabbia in seno alla popolazione iraniana, con una conseguente crisi di fiducia nell’amministrazione di Rouhani e la paura dell’aumento dei prezzi al consumo provocata dalla carenza di approvvigionamenti alimentari. Numerose sono state le manifestazioni di piazza in diversi centri dell’Iran per protestare contro la crisi economica e le esecuzioni di piazza contro i soggetti ostili al regime.
La leadership iraniana, da parte sua, ripone la fiducia nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi di novembre, perorando l’ascesa di Biden, considerato un politico più malleabile rispetto all’attuale Presidente Donald Trump.
La guerra semi-segreta contro l’Iran
In relazione agli attacchi contro basi militari e impianti industriali civili, Teheran ritiene che Israele abbia volutamente incrementato la guerra segreta contro l’Iran e non intenda limitarsi a colpire le sole basi dei miliziani sciiti in Siria e Iraq. Il neo-comandante della Brigata Al-Quds delle Guardie rivoluzionarie iraniane, generale Ismail Ka’ani, ha minacciato esplicitamente Israele e gli Stati Uniti affermando che per loro verranno giorni difficili. Un altro esponente di rilievo, Zayyad Mahmoud Nabiyan, membro del Parlamento iraniano, ha dichiarato all’agenzia di stampa iraniana Mahar che ulteriori accordi di cooperazione militare saranno firmati tra Teheran, l’Iraq e la Siria allo scopo di rinforzare l’alleanza in prospettiva antisionista.
Inoltre, lo scorso 14 luglio, il quotidiano Rai Allium ha riferito, citando fonti libanesi vicine all’Iran, che la coalizione guidata da Teheran si starebbe preparando per un’offensiva su vasta scala contro Gerusalemme, notizia alla quale è seguito un deciso rafforzamento della presenza di ulteriori rinforzi del sistema di difesa israeliano sul fronte nord ovest del Paese. La paventata intenzione di Teheran di colpire Israele fa seguito alle azioni di “soggetti non identificati” che, nelle ultime settimane hanno continuato a compiere azioni di sabotaggio presso siti nucleari, centri di ricerca, impianti industriali, sulla scorta delle informazioni contenute nell’ampia documentazione che altrettanto “anonimi esecutori” avevano sottratto nel gennaio 2018 direttamente dai segretissimi uffici dei servizi segreti iraniani, con una mera operazione di trasloco dell’intero archivio caricato su una carovana di camion diretti verso Israele.
L’operazione condotta a Teheran, secondo fonti vicine al direttore del Mossad, Yossi Cohen, ha ottenuto un risultato eclatante considerato che, tra i documenti sottratti agli iraniani, è stata rinvenuta una mappa completa dei siti nucleari iraniani dichiarati e non dichiarati all’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. In forza di queste informazioni, l’Agenzia aveva richiesto all’Iran di permettere le ispezioni ai siti segnalati ricevendone risposta negativa e provocando la più che probabile trasmissione dei documenti direttamente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite da parte di Rafael Grossi, direttore dell’Aiea.
Il terrorismo come arma contro i civili
Ma l’Iran, ben lungi dal mutare il suo atteggiamento ostile nei confronti di Israele, continua a tentare di colpire, attraverso gruppi sciiti vicini a Teheran, con modalità terroristiche. È di pochi giorni fa la notizia secondo la quale lo Shin Bet, il Servizio di sicurezza generale israeliano, ha smantellato nei pressi di Jenin, una cellula terroristica che aveva pianificato di effettuare attacchi in Cisgiordania. Nel corso delle indagini è emerso il coinvolgimento dell’Iran e di Hezbollah, sia nell’addestramento che nel finanziamento delle attività del gruppo. Quest’ultimo operava in seno all’organizzazione non governativa “Al-Shabab Al-Alumi Al-Arabi”, formalmente impegnata nella fornitura di assistenza al popolo palestinese.
Ovviamente la realtà emersa si è rivelata completamente diversa. All’interno della Ong, infatti, era operante un’entità, denominata “Al Kharqi al Alumi al arabi” guidata da Assad Al-Amali, alias “Du Al-Qarqi” che agiva in Libano e Siria in stretta collaborazione con l’organizzazione terroristica di Hezbollah a sua volta interagente con l’Iran. Il leader della cellula è risultato essere Yazan Abu Salah, un 23enne di Arraba, un membro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina tratto in arresto il 20 aprile scorso per il suo coinvolgimento nella pianificazione di attacchi terroristici. In particolare era formalmente delegato all’acquistò di armi e del reclutamento di agenti che guidavano due diverse squadre operanti rispettivamente a Samaria e Ramallah. Durante l’interrogatorio a cui era stato sottoposto, Yazan aveva rivelato di aver pianificato che le squadre eseguissero vari attacchi, tra i quali uno nella città di Harish, nei pressi di Haifa e il rapimento di un soldato israeliano da utilizzare come merce di scambio nelle trattative per il rilascio dei terroristi palestinesi detenuti in Israele. Era, inoltre, emerso che Yazan si era sottoposto a uno specifico addestramento militare in Libano, per l’assemblaggio e l’utilizzo di armi artigianali ed operazioni con i droni. Un cugino di Yazan, il 29enne Muhammad Abu Salah di Bir Zeit, anch’egli arrestato nella stessa operazione, aveva confermato agli inquirenti che l’organizzazione veniva addestrata dalle milizie sciite di Hezbollah, che si occupavano anche del finanziamento delle neonate cellule terroriste. Proprio a seguito delle dichiarazioni fornite durante gli interrogatori da Yazan e Muhammad, altri 8 terroristi sono stati arrestati per il coinvolgimento nella pianificazione di attacchi contro obiettivi israeliani.
Già nel dicembre dello scorso anno, lo Shin Bet aveva scoperto e smantellato una cellula terroristica di 50 soggetti che si ritiene fosse dietro una serie di attacchi mortali. Tutti gli arrestati erano risultati associati al Fplp e, nell’occasione, fu sequestrata un enorme quantità di armamenti tra i quali numerosi fucili d’assalto M-16, Kalashnikov, Uzi, fucili automatici Galil, pistole con silenziatori, munizioni e fertilizzanti per costruire bombe, oltre a walkie-talkie e dispositivi telescopici.
Circondare Israele?!
Le attività info-investigative dell’Intelligence israeliana nei confronti del regime di Teheran non conoscono pausa. È certo, infatti, che gli iraniani intendano perseguire l’obiettivo di creare nuove installazioni nucleari sul proprio territorio e, nel contempo, di rafforzare la presenza militare ai confini con Israele.
Lo scopo finale è di stringere una morsa attorno a Israele su diversi fronti non escludendo la tattica delle incursioni terroristiche condotte oltre i confini da cellule di miliziani addestrate a tale scopo e munite anche di droni esplosivi, come quello recentemente neutralizzato nell’area di Al-Jadiriya a Baghdad dalla sicurezza irachena.Il rischio di un’escalation è altissimo. La tensione tra i due Paesi è destinata a crescere anche se una buona parte della popolazione iraniana sembra essersi svegliata dal torpore indotto dalla leadership di Teheran e sia pronta a contrastarne il potere.