Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, ha annunciato che entro la fine del 2021 avranno luogo nuove elezioni nei territori sotto la sua autorità, pur con lo spettro di una vittoria di Hamas. In una dichiarazione resa al “Time of Israel”, Abbas ha affermato che “era necessario accelerare la ricerca di un dialogo nazionale globale che coinvolga tutti i gruppi palestinesi senza eccezioni”.
L’appello alle urne per il 2021 sarebbe il primo dopo le elezioni del 2006, quando il gruppo terroristico Hamas ottenne un indiscutibile successo soprattutto a Gaza, ottenendo il controllo dell’intera “Striscia”. Da allora i miliziani di Hamas hanno ricominciato con lo stillicidio quasi quotidiano del lancio di razzi, palloncini incendiari e missili contro i centri urbani israeliani di confine provocando la reazione di Gerusalemme con attacchi mirati alla distruzione delle rampe di lancio.
Dal 2007 Israele ha iniziato il blocco totale di Gaza per commercio, energia e logistica quale conseguenza del lancio di artifizi esplosivi contro la popolazione ebraica provocando reazioni della popolazione della Striscia anche contro la leadership di Hamas.
Ritornando alle elezioni, è comunque improbabile che, anche nel caso di una vittoria elettorale, Hamas possa stabilire il controllo della Cisgiordania, geograficamente distante da Gaza e sotto il controllo, anche se parziale, della polizia dell’Anp e di Gerusalemme est, da sempre sotto lo scudo protettivo di Israele.
L’intenzione palesata da Abbas è di indire il primo turno elettorale il 22 maggio prossimo, chiamando al voto gli arabi-palestinesi di Gerusalemme est, Gaza e Cisgiordania per eleggere i membri di un Consiglio legislativo palestinese. Il secondo turno elettorale avrà luogo il 7 luglio successivo e sarà indetto allo scopo di nominare il presidente dell’Autorità palestinese, mentre il terzo turno si terrà il 31 agosto per l’elezione dei rappresentanti del Consiglio nazionale palestinese.
Un recente sondaggio, condotto dal Centro palestinese per la politica, ha evidenziato che se le elezioni si tenessero domani, il 38% degli elettori voterebbe per Fatah, mentre il 34% per Hamas. Il presidente Abbas risulterebbe sconfitto contro il concorrente di Hamas, Ismail Haniyeh, che secondo i risultati del sondaggio otterrebbe il 50% dei voti contro il 43% dell’attuale presidente palestinese.
Nello scorso 2020, il presidente Abbas si è dapprima ritirato dagli accordi di sicurezza intercorrenti con Israele e stipulati nell’ambito del processo di pacificazione iniziato con gli “accordi di Oslo, in risposta alla volontà del Governo di Gerusalemme di procedere alla costruzione di oltre 750 nuovi insediamenti in Cisgiordania. Successivamente, alla fine dell’anno, in concomitanza con la nomina di Joe Biden alla Casa Bianca, Abbas ha attuato una politica di riavvicinamento agli Usa confidando nel sostegno del neo presidente americano di bloccare i piani di espansione israeliani.
Dalla parte dell’opposizione all’Anp, secondo fonti di Hamas, all’interno del movimento sarebbero state raggiunte le intese in previsione alle consultazioni elettorali. In base alle indiscrezioni, Ismail Haniyeh andrebbe a dirigere l’ufficio politico del movimento, a Khaled Mesh’al andrebbe l’ufficio per le relazioni estere, Saleh Al-Aruri rimarrebbe vice capo dell’Ufficio politico e capo dell’ala militare in Cisgiordania per un altro mandato, mentre Yahya Sinwar rimarrà il leader di Hamas nella Striscia di Gaza per un altro mandato.
La possibile vittoria degli estremisti di Hamas comporterebbe un nuovo lungo periodo di instabilità politica e di un progressivo ulteriore impoverimento della popolazione della Striscia di Gaza sottoposta, suo malgrado, al controllo oppressivo delle milizie e alle puntuali “chiamate alle armi” contro Israele alle quali, soprattutto i giovani (il 75% della popolazione totale), spesso rispondono solo dietro alle minacce di ritorsioni in caso di rifiuto.