La 16esima conferenza annuale delle organizzazioni palestinesi in Europa quest’anno si svolgerà a Milano il prossimo 28 aprile. La notizia, in sé, parrebbe relativa ad una normale convention, se non fosse che le sigle ed i soggetti partecipanti risultano legati, a vario titolo, all’organizzazione terroristica Hamas, gruppo impegnato quotidianamente a destabilizzare, oltremodo, la già instabile regione del Medio oriente.
E quest’anno, la conferenza potrebbe assumere toni particolari per la concomitanza con il 70° anniversario della Nakba, la catastrofe, giornata che ricorda l’esodo di parte della popolazione arabo-palestinese dai territori assegnati al nascente Stato d’Israele nel 1948.
In questi giorni, le manifestazioni connesse alla ricorrenza della Nakba hanno assunto i toni di un aspro confronto tra i manifestanti arabo-palestinesi e le truppe dell’esercito israeliano poste a protezione dei confini con la Striscia di Gaza. Il bilancio, ad oggi, parla di circa 20 morti e più di 1500 feriti da parte palestinese ma, buona parte della stampa, ha omesso di informare i propri lettori che la maggior parte delle vittime è rappresentata da miliziani di Hamas, della jihad islamica palestinese ed ai reduci della jihad siriana di Al Qaeda, sostenuti dalla Turchia di Erdogan.
Le manifestazioni per la Nakba erano state annunciate con largo anticipo dagli organizzatori che, peraltro, avevano assunto la responsabilità di dichiarare l’assoluto carattere pacifico dei cortei e dei comizi. Ma tant’è.
Le organizzazioni filo-palestinesi operanti in Europa intenderebbero, quindi, ricordare il 70° anniversario dell’esilio (Hijra) palestinese con un congresso che, oltretutto, sarà indirizzato a creare un fronte comune alla ricerca di solidarietà internazionale, contro la decisione del presidente Trump di spostare la rappresentanza diplomatica statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme.
È oltremodo preoccupante rilevare come, connesse ai convegni pro-palestina, abbiano luogo delle raccolte di fondi, ufficialmente destinati ad aiuti umanitari ma che miracolosamente finiscono poi per rimpinguare le casse dei movimenti terroristici mediorientali, ovviamente in chiave anti-israeliana, così come le adesioni al movimento Bds (boicottaggio – disinvestimento – sanzioni), organizzazione votata alla causa arabo-palestinese in chiave di sanzioni economiche.
Il livello di guardia contro Hamas e soci potrebbe e dovrebbe essere innalzato, anche in considerazione delle continue esternazioni antisioniste del presidente turco Receyyp Erdogan che, proprio oggi, sostenendo una volta di più le manifestazioni pro-palestina, ha tenuto a tacciare il premier israeliano Netanyahu di “terrorismo” poiché ritenuto responsabile della morte dei 20 miliziani palestinesi impegnati “pacificamente” a lanciare bottiglie molotov contro i militari israeliani.