Mar Baltico: due “incidenti” e il dilemma della neutralità cinese
La locuzione latina di Seneca, “Cui prodest scelus, is fecit”, emerge oggi come una lente acuta per analizzare due eventi recenti che hanno scosso la sicurezza delle infrastrutture strategiche europee. Due incidenti distinti, verificatisi nel Mar Baltico, sembrano sollevare più interrogativi di quanti ne risolvano, portando al centro dell’attenzione internazionale il ruolo delle navi cinesi e, più in generale, della politica estera di Bejing.
Il primo incidente, avvenuto il 25 ottobre 2023 e riportato anche da numerose testate giornalistiche, si è verificato quando una nave portacontainer cinese, la Newnew Polar Bear, partita dal porto russo di Kaliningrad, è stata coinvolta in un evento altamente sospetto. Lo stesso giorno in cui il gasdotto Baltic Connector, il cavo in fibra ottica tra Finlandia ed Estonia e un terzo collegamento tra Svezia ed Estonia venivano danneggiati, la nave cinese ha perso un’ancora dopo averla trascinata per chilometri sul fondale.
Le autorità finlandesi, che hanno successivamente recuperato l’ancora, hanno sottolineato che la nave non si è fermata a rispondere alle loro chiamate né ha fornito spiegazioni. Al contrario, ha proseguito il suo viaggio senza impedimenti. Questo atteggiamento ha suscitato interrogativi sulla coincidenza temporale tra la rottura delle infrastrutture e il passaggio della nave, alimentando ipotesi che mettono in dubbio la narrativa di un semplice incidente.
Il 19 novembre 2024 ha avuto luogo il secondo “incidente”, poco più di un anno dopo, che ha coinvolto un’altra nave cinese, la Yi Peng 3, accusata di aver danneggiato due cavi sottomarini per telecomunicazioni. I cavi in questione collegavano rispettivamente la Finlandia con la Germania e la Svezia con la Lituania. Fonti OSINT hanno rivelato che una nave della marina militare danese stava monitorando la Yi Peng 3, che sembrava intenzionata a lasciare il Mar Baltico nonostante i danni provocati. La stessa risultava essere partita dalla Russia al comando in un ufficiale di Mosca. Le medesime fonti riferiscono che la nave cinese sarebbe stata successivamente fermata ed abbordata.
Anche in questo caso, l’episodio ha sollevato sospetti significativi. Se da un lato gli incidenti potrebbero essere attribuiti a “sfortunate coincidenze”, dall’altro la ricorrenza di navi cinesi in contesti così critici solleva dubbi sulle loro vere intenzioni.
La Cina e il dilemma della neutralità
Il comportamento delle navi cinesi porta inevitabilmente a interrogarsi sulle implicazioni strategiche per la Cina, che si dichiara ufficialmente “neutrale” nei conflitti internazionali. Quale vantaggio potrebbe trarre Pechino dalla distruzione di infrastrutture strategiche occidentali? E ancora: gli incidenti rappresentano davvero episodi isolati o fanno parte di un quadro più ampio di pressione geopolitica?
Pechino ha sempre mantenuto una posizione ambigua nel conflitto ucraino e nelle dinamiche tra Russia e Occidente. Sebbene ufficialmente abbia adottato un ruolo di mediatore, il suo stretto rapporto economico e politico con Mosca alimenta sospetti su una possibile complicità indiretta in azioni che destabilizzano l’Europa.
Distruggere o compromettere infrastrutture critiche nel Mar Baltico, una delle regioni più strategiche per la sicurezza energetica e delle telecomunicazioni europee, potrebbe rientrare in un’ottica di “guerra asimmetrica”. Tali azioni, difficili da attribuire ufficialmente, permetterebbero a un attore come la Cina di mettere pressione sull’Occidente senza esporsi direttamente a ritorsioni.
Riflessioni sul futuro: un monito per l’Occidente
Questi eventi offrono una lezione importante per l’Europa e per la comunità internazionale. La protezione delle infrastrutture strategiche, sia energetiche che digitali, non è mai stata così cruciale. La crescente dipendenza da cavi sottomarini per telecomunicazioni e da gasdotti transnazionali rende l’Occidente vulnerabile ad attacchi non convenzionali.
La domanda di Seneca, “Cui prodest scelus?”, rimane valida: a chi giovano questi attacchi? Se l’obiettivo è destabilizzare i rapporti tra gli Stati membri dell’Unione Europea e minare la fiducia collettiva nelle infrastrutture strategiche, allora è chiaro chi potrebbe beneficiarne.
Ma ciò che è altrettanto chiaro è che l’Occidente non può permettersi di ignorare tali segnali. Rafforzare la sorveglianza, intensificare la cooperazione tra Stati e sviluppare capacità di difesa proattive contro minacce asimmetriche sono le sfide che l’Europa e i suoi alleati devono affrontare, prima che il Mar Baltico diventi il simbolo di un nuovo teatro di guerra ibrida.
Tali azioni, infatti, difficili da attribuire ufficialmente, permetterebbero a un attore come la Cina di mettere pressione sull’Occidente senza esporsi direttamente a ritorsioni.
a cura di Arcangel