L’organizzazione terroristica di Hamas sta crollando? Il membro dell’ufficio politico di Hamas, Abu Marzuk, alcuni giorni fa, ha dichiarato ad Al Jazeera: “Ci aspettavamo molto da Hezbollah e dai nostri fratelli in Cisgiordania. Siamo sorpresi dalla posizione vergognosa dei nostri fratelli nell’Autorità Nazionale Palestinese. Membri dell’Autorità Nazionale Palestinese e di alcuni Paesi arabi che chiedono segretamente all’Occidente di eliminare Hamas”.
Le perdite di Hamas da quando sono iniziate le operazioni di Israele a Gaza sono ingenti, così come la distruzione delle loro postazioni di lancio di razzi contro il territorio dello Stato ebraico, dopo le stragi del 7 ottobre scorso. L’economia della Striscia di Gaza è crollata e sta provocando non pochi risentimenti tra la popolazione locale, combattuta tra un sentimento di ribellione contro i terroristi o una fuga verso l’Egitto che determinerebbe un grande problema di sopravvivenza a lungo termine.
Ma, parallelamente, Hezbollah continua ad armarsi, un segnale che porta a riflettere sulla disponibilità ad affrontare seriamente Israele per la prima volta dal 2006. In seguito agli attacchi di Hezbollah contro Israele 15 giorni or sono, il primo ministro Netanyahu ha minacciato il gruppo, alla Knesset e nei maggiori canali televisivi israeliani, della completa distruzione della maggior parte del Libano del sud. Israele ha, inoltre, annunciato che espanderà la zona di evacuazione dei propri abitanti lungo il confine da due a cinque chilometri. Al momento circa 200mila israeliani hanno già abbandonato le proprie case. Hezbollah è pesantemente armato con oltre 150mila razzi e può costringere i residenti israeliani nei rifugi per diversi mesi, paralizzando l’economia del nord del Paese.
Per contrastare tutto ciò, l’IDF dovrà lanciare un’invasione di terra del Libano, con relativa occupazione, un’operazione che richiederà mesi. “Nasrallah, il leader di Hezbollah, sa che gli israeliani sono seriamente preoccupati da ciò che Hezbollah potrebbe fare in un momento in cui le Forze armate devono concentrarsi su Hamas e sulla Striscia di Gaza”, dichiara riservatamente un funzionario della sicurezza libanese. Inoltre, Giudea e Samaria potrebbero esplodere in qualsiasi momento con una grande rivolta che impegnerebbe Israele su tre fronti diversi.
Nel suo discorso di venerdì, trasmesso dall’emittente libanese Al Manar, Nasrallah ha tenuto a precisare l’estraneità diretta di Hezbollah, e di conseguenza dell’Iran, dal conflitto in corso, anche se i fatti gli danno torto. Infatti, lungo la linea di confine le posizioni di Hezbollah, sostenute dalle milizie iraniane, continuano a martellare gli insediamenti israeliani.
Anche altre fazioni ben addestrate ed equipaggiate in Libano, Siria, Iraq e Yemen, ampiamente sostenute da Iran e Siria, potrebbero entrare in guerra, trasformando il conflitto in un conflitto regionale. Su questo fronte, però, la forza di risposta rapida dei marines statunitensi si sta muovendo verso il Mediterraneo orientale. La 26a unità di spedizione marina, a bordo della nave d’assalto anfibia USS Bataan, ha operato nelle acque del Medio Oriente nelle ultime settimane, ma ha iniziato a dirigersi verso il Canale di Suez alla fine della scorsa settimana e si trova attualmente nel Mar Rosso. Si prevede, comunque, che presto passerà nel Mediterraneo orientale, come riferito da un funzionario del Dipartimento di Stato Usa. Le forze navali americane e quelle dell’Arabia Saudita hanno già intercettato una decina di lanci di missili provenienti dalle fazioni Houthi dello Yemen e dirette verso Israele.
Ma pare che questo non sia che l’inizio.