a cura di Sara Novello
A due anni dal referendum su Brexit, con cui il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea, decine di migliaia di persone hanno marciato nel centro di Londra per chiedere un nuovo voto su quello che per molti inglesi é considerato un “terribile errore”.
Gli organizzatori di una marcia davvero impressionante, almeno 100.000 persone, insistono affinchè il mondo politico ascolti la voce del popolo “No Brexit” che ha fatto sentire, con forza, la propria volontà. La protesta fa parte di una “estate di azione” da parte di gruppi di campagne intesi a colpire il premier Theresa May e Jeremy Corbyn, accusati di essere i primi fautori di Brexit. Il veterano della seconda guerra mondiale Stephen Goodall, 96 anni, ha guidato i manifestanti pro-Ue mentre si dirigevano da Pall Mall a Parliament Square.
Fischi e rabbia dalla folla mentre marciava verso Downing Street
La marcia, approvata dal Parlamento, ha visto la presenza di alti Ministri del Gabinetto, tra cui Liam Fox e David Davis, che hanno evidenziato il timore che il Regno Unito lasci l’Unione senza aver raggiunto nessun accordo, isolando sempre più il Paese dai suoi vicini. Gina Miller, garante tra gli organizzatori della marcia e il Parlamento, ha dichiarato : “Insieme dobbiamo alzarci in piedi, chiedere che le nostre voci siano ascoltate, esigere il voto popolare in modo che le generazioni future possano sentirci dire che abbiamo fatto la nostra parte. Ci siamo alzati e abbiamo urlato per un paese che è sempre stato cordiale e tollerante. Questo non è il momento di tacere“. Per il leader dei liberaldemocratici, Sir Vince Cable, Brexit non è “un affare fatto!”, di conseguenza si potrebbe invertire la rotta. Mentre la co-leader del Partito dei Verdi, Caroline Lucas, ritiene che Brexit “sarà un vero disastro per questo paese“. La Gran Bretagna dovrebbe lasciare l’Europa il prossimo 29 marzo 2019, a 46 anni dalla sua prima adesione alla Comunità Economica Europea, precursore dell’Ue. Il governo esprimerà il suo voto al Parlamento sul cosiddetto “accordo finale”che, se accolto, sarà conclusivo in autunno. Ma non è chiaro cosa succederà se sarà respinto.