L’ombra della crisi mediorientale si allunga fino in Occidente. Ieri mattina ad Arras, in Francia, in una scuola superiore, un ceceno già segnalato con la “fiche ’S’, ha accoltellato a morte un insegnante ferendo altre tre persone. Fermato dalla polizia d’Oltralpe, avrebbe gridato “Allah Akbar” durante l’assalto. Un altro soggetto è stato bloccato, prima di entrare in azione, a Parigi, sempre di fronte ad una scuola, armato di coltello.
Nell’estremo Oriente, a Pechino. Un uomo ha accoltellato in strada un diplomatico israeliano rimasto gravemente ferito e ricoverato in un nosocomio della capitale cinese.
Nella tarda mattinata di oggi, un’allarme bomba ha provocato l’evacuazione del museo del Louvre, della reggia di Versailles, e della Gare de Lyon, allerta infondati, come quello nel centro Varsavia dove un uomo ha minacciato di farsi esplodere in una piazza nel centro della capitale, venendo fermato poco dopo.
Queste, in breve, le convulse ore vissute dopo l’indizione della “giornata della rabbia” da parte di Hamas che, leccandosi le ferite provocate dalla reazione israeliana ai vili attacchi contro la popolazione civile, ha pensato bene di delegare alle masse di immigrati in occidente per colpire ovunque si trovino.
In Italia, al Viminale, è stato convocato con la massima urgenza il Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica presieduto dal ministro Piantedosi, che ha posto in risalto l’altissimo numero di obiettivi “a rischio” che in tutta la Penisola sono 28.207, 205 quelli ebraici mentre nella sola Capitale vi sono circa 4.000 località sensibili.
Inoltre, come preventivato, l’accento è stato posto sul rischio dell’arrivo di terroristi sia dalla rotta balcanica che a bordo dei barconi che traghettano, supportati da Ong e, purtroppo, Guardia costiera italiana, centinaia di clandestini: un fatto già oggetto trattato da parte nostra.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha confermato che non ci saranno cambiamenti per quanto riguarda gli appuntamenti istituzionali previsti per il 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. In considerazione della complessa situazione internazionale e della grave crisi in Medio Oriente saranno presumibilmente annullate invece una serie di eventi collaterali che il Ministero della Difesa stava organizzando per celebrare l’importante significato di questa data.
A fronte di questo panorama, appare appena un’ovvietà porre in risalto come giudici compiacenti liberino clandestini fermati e sottoposti a misure restrittive, leggi inadeguate che difendono chi delinque e non cittadini e soprattutto Forze dell’ordine.
Tutto ciò non può non coinvolgere un esecutivo nato sotto l’auspicio di “blocchi navali” (peraltro impossibili…) e lotta alla criminalità.
La crisi mediorientale rischia di trascinarsi per mesi con la spada di Damocle di un allargamento dei vari fronti.
L’esercito israeliano certamente avrà la meglio su Hamas, ma resteranno aperti i fronti interni e quelli del nord del Paese che vede schierati Hezbollah, Pasdaran ed elementi dell’esercito siriano tutti, indistintamente, riforniti da Teheran, che proprio oggi ha cominciato a spostare ingenti truppe attraverso l’Iraq in direzione del Libano.
La flotta statunitense con la super portaerei “Gerald Ford”, sosta al largo delle coste libanesi proprio allo scopo di scongiurare un intervento diretto delle forze di Damasco e, soprattutto, di mosse avventate da parte iraniana.
A Beirut, invece, in queste ore ha luogo un incontro tra il ministro degli Esteri iraniano, Hussein Amir Abdolillah, con Salah al Aruri, vice capo di Hamas, e il leader della Jihad islamica, Ziad Nakhala. Da quanto appreso pare che l’inviato di Teheran stia impartendo disposizioni alle varie truppe schierate sul fronte nord contro Israele.
Nel frattempo, le brigate Ezzeddin al Qassam annunciano la morte di 9 ostaggi, dei quali 4 stranieri, a seguito dei bombardamenti a Gaza.