L’Iran finge di cambiare rotta e annuncia lo smantellamento della polizia morale. Dopo le proteste che da mesi insanguinano le strade del Paese, gli ayatollah giocano la carta della dissimulazione per fermare la rivolta. Per bocca del procuratore generale del Paese, Mohamad Jafar Montazeri, che ha parlato nella città santa di Qom, il governo di Teheran ha fatto sapere di essere disposto a rivedere la legge sul velo (obbligatorio dal 1983) e addirittura abolire la polizia morale, responsabile di arresti e uccisioni di numerosi dissidenti e donne non solo in queste settimane.
Secondo l’organizzazione non governativa Iran Human Rights, con sede a Oslo, almeno 448 persone sono state “uccise dalle forze di sicurezza nelle proteste in corso in tutto il Paese“. Per il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, invece, non sarebbero più di 200, compresi agenti di sicurezza e civili.
Ma numerosi osservatori evidenziano come la presunta apertura alla modifica della legge sul velo rappresenti propaganda creata ad hoc nel tentativo di sedare le proteste di piazza e provare a fermare quella che, in molti, già individuano come un’altra rivoluzione. Per altri, invece, sarebbe una resa del regime alle proteste di piazza a seguito delle quali, secondo il capo delle Nazioni Unite per i diritti, Volker Turk, sarebbero state arrestate 14.000 persone, compresi i bambini.
Il regime, dunque, corre ai ripari forse nella speranza di lanciare un messaggio anche alla comunità occidentale che si è schierata (non tutta a dire il vero) con le donne che manifestano in Iran.
“Sia il parlamento che la magistratura stanno lavorando per stabilire se la legge (sull’obbligo del velo, ndr) necessiti di modifiche”, ha dichiarato sabato Montazeri anche se non ha specificato cosa potrebbe essere modificato nella legge. Sempre secondo Montazeri, il team di revisione si sarebbe incontrato mercoledì con la commissione culturale del Parlamento e tra qualche settimana il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale dovrebbe annunciare la loro decisione.
Per quanto riguarda la polizia morale, invece, stando alla parole di Montazeri sarebbe già stata abolita anche perché “l’attività di questa pattuglia non aveva nulla a che fare con la magistratura”. Tuttavia, proprio “la magistratura continuerà a vigilare sui comportamenti della comunità”.
Nel Paese in mano ai conservatori, però, le richieste dei riformisti non pare abbiano molte possibilità di essere accolte. Lo stesso Ebrahim Raisi, presidente dell’Iran da agosto 2021, a luglio di quest’anno ha chiesto la mobilitazione di “tutte le istituzioni statali per far rispettare la legge sul velo”. E la repressione delle proteste è la dimostrazione di quanto il regime degli ayatollah sia intenzionato a mantenere lo status quo.
Lo stesso Montazeri, parlando al clero nella città santa di Qom (scelta che ad alcuni non è apparsa casuale) ha ribadito che la magistratura continuerà a vigilare sull’abbigliamento delle donne e soprattutto sul velo che a Qom, centro teologico dell’Iran, pare dovrà sempre essere indossato obbligatoriamente.
Al momento, dunque, il regime non sembra fornire elementi credibili per immaginare una vera svolta nel Paese. L’Iran continua ad accusare gli Usa e i suoi alleati, tra cui Gran Bretagna, Israele e i gruppi curdi con sede al di fuori del Paese, di aver fomentato le proteste degli ultimi due mesi. Nelle stesse ore in cui sono state annunciate le modifiche alla legge sul velo e l’abolizione della polizia morale, Teheran ha giustiziato quattro cittadini accusati di avere legami con il Mossad, quindi spie per Israele.