Uomini-bomba in Libia. Secondo il portavoce dell’esercito nazionale libico (Lna), Ahmed al Mismari, due uomini-bomba schierati con le forze del Gna sono stati neutralizzati prima che azionassero le cariche esplosive che avevano indosso contro i militari del generale Haftar. Alla denuncia di Al Mismari, rivolta alle forze di al Sarraj, sono seguite le dichiarazioni che hanno stigmatizzato la strategia seguita dalla Turchia di esportare alla volta della Libia i tipici metodi della guerriglia jihadista seguiti dai criminali e dagli islamisti inviati in nord Africa dal teatro bellico siriano.
E l’invio nel Maghreb di centinaia di miliziani reduci dai teatri bellici mediorientali, che si aggiungono a quelli già operanti in vaste zone del Fezzan e nella Cirenaica del sud, rappresenta un ulteriore segnale dell’escalation in atto in Nordafrica, territorio ambito dagli jihadisti quale trampolino di lancio verso l’Europa per la gestione dei traffici di armi ed esseri umani nonché per gli obiettivi a lungo termine dei network del terrore sempre più rivolti ad Occidente.
Erdogan vuole destabilizzare l’Europa
Secondo il portavoce di Haftar, infatti, il fine ultimo di Erdogan è quello di destabilizzare l’Europa, rea di avere rifiutato l’adesione turca all’unione, con il ricatto dell’invio di imbarcazioni colme di clandestini e miliziani in coordinamento con le forze governative di al Sarraj. Al Mismari ha proseguito la conferenza stampa, tenutasi a Bengasi, dichiarando che il presidente turco “sogna di espandere l’Impero ottomano nel Nord Africa dopo che l’Unione europea ha espulso la Turchia e respinto le sue ripetute richieste di adesione”. A conclusione del suo intervento ha voluto, inoltre, sottolineare che “l’intervento turco trasformerà il conflitto attuale in Libia in un conflitto arabo-turco, poiché l’intera nazione araba è minacciata”.
Nel contempo, ad Ankara è stata presentata dalla presidenza turca al Parlamento, la mozione di autorizzazione alla missione in Libia che prevede la durata di un anno con eventuale proroga al mantenimento delle truppe a sostegno del Gna. Sulla decisione del sostegno di Ankara al Governo libico, pesano gli accordi ratificati ad Istanbul lo scorso 27 novembre tra al Sarraj e Erdogan e ritenuti preziosi dalla presidenza turca, che riguardano, oltre che la “sicurezza e la cooperazione militare”, anche la “restrizione delle giurisdizioni marittime” che vedrebbe esteso il controllo militare della Turchia fino a Tobruk scavalcando, così, la Grecia e l’Egitto.
Intanto a Tripoli i combattimenti proseguono nei pressi del quartiere di al Hadba da dove i miliziani del Gna hanno provveduto a fare sfollare la popolazione civile.
L’aeroporto di Mitiga, controllato da forze di al Sarraj, è stato più volte colpito dai jet del generale Haftar allo scopo di scongiurare nuovi arrivi di voli dalla Turchia. Ma, da alcuni rilievi satellitari, risulterebbe che i militari del genio fedeli ad al Sarraj, in collaborazione con quelli turchi, starebbero comunque attrezzando una pista di atterraggio localizzata a circa 5 chilometri a sud di Mitiga, in una zona, la Ain Zara, densa di edifici civili.