La Turchia alla conquista del Mediterraneo. Ankara spinge la sua espansione fuori dai confini nazionali, arrivando a compromettere gli equilibri geopolitici di molte aree. Sono di ieri, infatti, le parole allarmanti pronunciate a Bruxelles da Yasar Yakis, ex ministro degli Esteri turco secondo il quale ”le politiche di Erdogan potrebbero trasformare la Libia in una nuova Siria”. L’occasione è stata quella della conferenza europea “Intervento turco nel Mediterraneo: ragioni, obiettivi e rischi” promossa dal Parlamento europeo nell’ambito dell’Associazione europea per la lotta all’estremismo e al terrorismo. Durante la conferenza sono fioccate dure critiche in relazione alla firma del memorandum fra il Gna di Fayez al Sarraj ed il governo turco, un accordo ritenuto da più parti come una seria minaccia alla stabilità nel Mediterraneo”.
Il controllo esercitato dai Fratelli musulmani sul governo tripolino, a cui si aggiunge il continuo arrivo nel Paese di miliziani siriani dai trascorsi quantomeno dubbi, rappresentano due fattori di ulteriore rischio per la sicurezza del territorio libico e in prospettiva di quella europea. Il dibattito, sviluppatosi tra personalità politiche ed analisti di 22 Paesi intervenuti all’incontro, ha avuto come punto focale l’intervento militare turco in Libia, ma anche la questione delle trivellazioni al largo di Cipro che stanno seriamente compromettendo la stabilità anche l’area del Mediterraneo orientale.
A tale proposito, un ulteriore segnale di una svolta in chiave estremista da parte della Turchia vanno lette le osservazioni formulate dal vice ministro degli Esteri Yavuz Selim Kıran che, partecipando alla riunione della Commissione degli Affari esteri turca del 5 febbraio scorso, ha informato i membri su un accordo di cooperazione di sicurezza Turchia-Palestina.
Con l’accordo, firmato durante la prima riunione del Comitato misto Turchia-Palestina tenutasi ad Ankara il 25 ottobre 2018, secondo le parole di Yavuz Selim Kiran, “… naturalmente, miriamo a rafforzare la capacità dell’Anp e combattere la criminalità organizzata in linea. In effetti, l’addestramento delle forze di sicurezza palestinesi e il rafforzamento delle loro capacità creeranno una significativa resistenza contro le politiche di occupazione di Israele e l’oppressione da questi esercitata sul territorio. Il rafforzamento della Palestina, infatti, consentirà al paese di resistere all’occupazione israeliana e alle politiche oppressive in modo più solido e con maggiore capacità”. Il documento di 11 articoli è stato presentato al Parlamento per la consueta ratifica il 13 settembre 2019 dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.
Sebbene secondo l’accordo di sicurezza, la Turchia e la Palestina si scambieranno informazioni ed esperienze in merito ai metodi di prevenzione e lotta al terrorismo, compresi i rapimenti, la presa di ostaggi e il traffico d’armi utilizzate nella lotta al terrorismo, il testo dell’accordo contiene anche alcuni spunti che potrebbero essere utilizzati dal governo turco per espandere la propria influenza nella Striscia di Gaza e nelle zone d’influenza araba. I Funzionari del ministero degli Esteri turco hanno dichiarato che il sostegno della Turchia alle forze di sicurezza dell’Anp nel campo della formazione e del rafforzamento delle loro capacità operative rafforzerà la loro resistenza contro le forze di sicurezza israeliane, come rivelato durante un recente briefing presso la Commissione Affari esteri del Parlamento turco.
In ultimo, a completamento del quadro della svolta politica turca, proprio ieri il Presidente francese Emmanuel Macron ha rivolto pesanti accuse alla Turchia di sostenere l’estremismo islamico in Francia attraverso il finanziamento per l’apertura di nuovi centri gestiti dalla Fratellanza musulmana, annunciando l’avvio di una severa indagine contro i progetti espansionistici turchi sul suolo francese.