Il ministro della difesa del governo libico guidato dal premier Al Sarraj, in un’intervista concessa al quotidiano egiziano Asharq al awsat, ha dichiarato che le prossime elezioni che si terranno nel paese nordafricano porteranno ad una coesione delle istituzioni e dei cittadini in chiave anti-terrorismo. Al Mahdi al Barhjathi ha voluto, comunque, sottolineare la presenza in territorio libico di un numero indefinito di cellule dormienti del Daesh, pur ribadendo che il recente attentato contro la commissione elettorale di Tripoli ha confermato la necessità di tenere libere elezioni che riportino stabilità al paese.
E il quadro fornito dal delegato alla sicurezza della Libia sembra corrispondere alla realtà dei fatti.
Nel paese la presenza di gruppi legati all’Isis e ad al Qaeda è segnalata dai confini con la Tunisia a quelli con l’Egitto fino ai deserti del sud, dove le entità islamiste hanno monopolizzato il traffico dei clandestini diretti in Europa traendone benefici economici non certo indifferenti.
Ma le preoccupazioni riguardano soprattutto le cellule operanti negli agglomerati urbani che godono di un’ampia indipendenza operativa ed economica e rappresentano una costante spina nel fianco ai tentativi di stabilizzazione del paese.
Da non escludere anche una ricollocazione dei miliziani del Daesh sfuggiti all’accerchiamento delle forze della coalizione in Siria che, sfruttando il corridoio costiero che dal sud del Libano, attraverso la striscia di Gaza ed il Sinai, si dirigono verso le piste del deserto libico, meta prediletta per la riorganizzazione dei reduci provenienti dal fronte siro-irakeno.
Proprio alcuni giorni fa, il ministro degli interni Marco Minniti ha inteso ritornare sull’argomento dei rischi legati alle rotte dell’immigrazione clandestina, utilizzate dai miliziani dell’Isis o di al Qaeda, per raggiungere con una buona percentuale di riuscita, le destinazioni assegnate per i loro compiti operativi in Europa.
Come affermato dal ministro, se in un recente passato l’Isis non avrebbe mai convogliato verso il Continente i suoi “operativi” sui miseri barconi dei clandestini, dopo i rovesci subiti sul fronte medio-orientale sono proprio le rotte marine utilizzate dai trafficanti quelle predilette per l’invio dei reduci verso l’Occidente. E la frontiera libica è quella destinata a rappresentare, per anni a venire, un vero tallone d’Achille per il continente europeo e l’Italia in primis.