Saad al-Hariri rimane a capo del governo libanese. L’annunciato ritiro delle dimissioni di circa 20 giorni fa, è seguito a un incontro tra il premier e il presidente Michel Aoun, avvenuto a Beirut nella serata di ieri. Al-Hariri ha dichiarato, ma non ufficializzato, di aver accettato la proposta di Aoun di stabilire un serio dialogo tra le forze politiche del Paese per risolvere i problemi politici e superare la crisi nei rapporti tra i paesi arabi.
Il presidente e il primo ministro libanesi, hanno partecipato alle celebrazioni in occasione del 74esimo anniversario dell’indipendenza del Libano e, proprio nell’ambito dell’incontro con Aoun, al-Hariri ha inteso sottolineare che le dimissioni preannunciate quasi tre settimane fa dall’Arabia Saudita, erano frutto della sua profonda irritazione per le continue ingerenze dell’Iran negli affari interni libanesi e per le minacce di morte pervenute dagli sciiti di Hezbollah.
La condizione per il ritorno di al-Hariri alla guida del governo è quella di una politica di graduale distanziamento del Libano dai conflitti regionali e, soprattutto, dalla garanzia di non ingerenza di Teheran nelle politiche libanesi.
La situazione potrebbe andare in stallo sino al raggiungimento di un accordo tra al-Hariri e Hassan Nasrallah, proprio a proposito delle intromissioni di Hezbollah in Libano. In un discorso tenuto ieri, Nasrallah ha voluto comunque mostrare aperture nei confronti del premier libanese, sottolineato che “Hezbollah” è “aperto a qualsiasi dialogo, a qualsiasi discussione nel Paese. ”
Ma nell’ambito delle relazioni con gli sciiti, un ruolo fondamentale verrà giocato dal governo di Riad che, in un contesto di intensificazione delle tensioni con l’Iran, ha nuovamente accusato le milizie sciite yemenite, sostenute da Teheran, di avere più volte lanciato missili sul territorio saudita.