Presidente,
sono passati alcuni giorni dalla sua ultima decisione. Con fermezza e con un colpo di spugna ha eliminato il potere legislativo, divenendo de facto dittatore. Eh già presidente, perché lei ha deciso questo.
Sono passati tre anni dal marzo 2014, forse ricorda i morti per strada, o meglio forse ricorda i giovani che protestando in maniera non violenta, hanno trovato la morte per le strade. Forse ricorda pure che i numerosi leaders di quelle proteste non violente, sono ad oggi ancora in carcere, attendendo una spiegazione valida a giustificare la loro prigionia.
Si chiamano “presos politicos”, prigionieri politici. Ho scritto diverse analisi a riguardo e incontrato parenti degli stessi. Se vogliamo parlare di concetto di Diritto Umano (sa è un’altra questione che a secondo l’umore di chi lo esprime assume un proprio significato) in Venezuela, in questo momento il concetto proprio e naturale è assente, latita: DIRITTO A RICEVERE UMANITA’ DALL’ALTRO che ha il DOVERE di porgerlo.
Io questo “dovere” da parte delle sue autorità non lo vedo. Non lo vedo perché la gente nel mio paese sta male, ha fame e vuole essere curata. I Venezuelani, popolo di cui lei si fa custode, piangono. Piangono per dignità. Il suo socialismo e quello del suo predecessore hanno sempre parlato di paternità. Come fa un padre ha trattare i propri figli come sta facendo lei, imponendo una “GUERRA” che non appartiene al singolo cittadino, imponendo così un suo criterio e un suo diritto. Ma il “socialismo” del suo predecessore non imponeva leggi di pace e prosperità piuttosto che di guerra?
Perché annullare la forza dell’Assemblea Nazionale e la volontà di quattordici milioni di venezuelani che hanno detto no il 6 dicembre 2016? Lei oggi rompe un ORDINE COSTITUZIONALE. Questo è un capriccio presidente, non è un diritto. Ma non la turba il sospetto di provocare una guerra? Non le interessa l’indignazione, l’inimicizia che le si rovescerà contro o è questa la sua definizione di politica?
Ricordiamo tutti in questo momento colmo di tristezza, il nostro generale, patriota e rivoluzionario Simon Bolivar, condottiero e ruolo chiave nella lotta spagnola-americana per l’indipendenza e appellato EL LIBERTADOR.
Ma la libertà presidente è proprio quella, è saper tirar fuori come leader il meglio del Paese che si conduce. Ecco, ricordiamolo a tutti, lei era proprio questo prima di divenire presidente: un conducente, un autista. Ha compiuto uno dei mestieri più nobili e importanti al mondo. L’autista è essenziale, l’autista ci conduce dove tutti noi vogliamo essere diretti. Guai se non ci fossero gli autisti: autobus, taxi, treni, navi, aerei non raggiungerebbero le loro mete. Poi cambiamogli il nome, ognuno ne avrà uno: pilota o piuttosto conducente o ancora macchinista. Ma la sostanza è quella: il passeggero ha una volontà, il conducente la rispetta, anzi la esaudisce.
Ecco presidente il mio JE VOUS ACCUSE è proprio questo: al momento le rimprovero di non rappresentare questa categoria. Le ricordo che a fermare il mezzo e a scendere c’è sempre tempo. Quello dei venezuelani oggi è arrivato.
*Maria Grazia Labellarte, cittadina italo-venezuelana e analista area sud America