Il leader del movimento della Jihad islamica palestinese, Ramadan Shalah, è stato ricoverato in un ospedale di Beirut, in Libano, in stato di coma a seguito di un presunto avvelenamento patito alcune settimane fa e che gli avrebbe procurato numerosi attacchi cardiaci.
Dall’ospedale dove è ricoverato, gestito dal gruppo sciita Hezbollah, Ahmed Al Mudalal, un funzionario della Jihad islamica, ha negato l’avvelenamento del leader riferendo che Shalah si sarebbe ammalato per “cause naturali”.
Alla guida del gruppo jihadista dal 1995, dopo la morte del leader Fathi Shiqaqi ucciso a Malta in un agguato teso da agenti del Mossad israeliano, il 60enne Shalah è presente nelle black List degli Stati Uniti e Israele come “most wanted terrorist”.
Dalla data del suo insediamento a capo dell’organizzazione palestinese, Shalah ha seguito una politica di avvicinamento ad Hamas, altro gruppo nel mirino delle intelligence occidentali, creando, di fatto, un’alleanza granitica sul fronte anti-israeliano.
Da Beirut, dove ha sede il movimento jihadista, una propaggine dei Fratelli musulmani formatasi a Gaza nel 1981, Shalah ha coordinato sia le azioni terroristiche mirate (autobombe, rapimenti e omicidi) sia le attività prettamente belliche sul fronte di Gaza, collaborando con Hamas nell’installazione di rampe per il lancio di razzi oltre il confine israeliano e fomentando la partecipazione di civili alle violente manifestazioni di protesta che, anche in questi giorni, stanno insanguinando la Striscia di Gaza.