Trentenni sempre molto impegnati ed alla ricerca di nuove reclute. Partecipano normalmente a manifestazioni istituzionali delle sedi in cui operano, tentando instancabilmente di imbattersi in alte cariche tra funzionari dello Stato, giornalisti, ricercatori. Imparano tutto sul profilo delle possibili reclute: gusti, preferenze, punti di forza, debolezze. Gli incontri avvengono con una frequenza di circa 15/20 giorni e si svolgono sempre in ristoranti scelti minuziosamente di volta in volta. E’ il nuovo profiIo delle spie russe che i servizi di intelligence occidentali, ormai da tempo, hanno segnalato in notevole aumento in Europa, Secondo fonti di Ofcs Report, circa un terzo dei diplomatici di Mosca, che godono di formale immunità diplomatica, in realtà sono spie sotto copertura e come nel classico dei copioni, si muovono agendo in varie capitali europee. Una spy story in piena regola, che coinvoge anche l’Italia, e Roma in particolare.
L’arresto di un agente portoghese, avvenuto nei giorni scorsi, accusato di avere ceduto dossier riservati ad un funzionario dell’intelligence di Mosca, riporta l’attenzione sullo spionaggio vecchio stile ed anche sulla rinata centralità della città di Roma, quale area geograficamente perfetta per le dinamiche di scambio informazioni e spionaggio. Una Capitale che, con la presenza di ambasciate, diplomatici accreditati con l’Italia, la Santa Sede e una serie di uffici di rappresentanza di organismi europei e internazionali, sembra essere diventata luogo privilegiato per la compilazione di dossier riservati e centro di gravità dell’intelligence mondiale. Quella di Roma, infatti, è un’operazione in vecchio stile, quasi da guerra fredda. Il funzionario di Lisbona è accusato di spionaggio, violazione del segreto di Stato e corruzione. L’ipotesi é che abbia ricevuto denaro in cambio di informazioni riservate.
Il caso di Roma offre l’opportunità di porre l’attenzione sul grado di rinnovamento della strategia russa e sulle nuove modalità operative legate ad uno spionaggio spinto, talvolta aggressivo, che vede l’impiego di funzionari giovani, brillanti, culturalmente preparati a sostenere conversazioni su temi che vanno dalla geopolitica all’economia alla sicurezza.
Per non parlare della generosità apparente, ovvero l’arte di offrire alla potenziale recluta dei regali quali ad esempio penne o un liquore selezionato. Si tratta ovviamente di un approccio standard, una via di mezzo tra il compromettente e la corruzione. Se tutto scorre secondo i piani si passa poi alla cosiddetta manipolazione, la gestione del nuovo agente con la programmazione di incontri in giro per l’Europa come nel caso dell’episodio del portoghese a Roma.
In quest’ottica, infatti, non stupisce che un funzionario dell’intelligence russa sia riuscito a reclutare un agente dei servizi portoghesi. Si tratta di una piccola parte della vasta attività di spionaggio che i russi conducono in tutta Europa. Uno spionaggio che è molto attivo rispetto al passato e che mira ad acquisire e mappare il maggior numero di informazioni politiche, militari, economiche, oltre a qualunque cosa attinente alle relazioni con la Nato, l’UE e le Nazioni Unite. Non a caso la nuova strategia russa per la sicurezza nazionale (National Security Strategy), pubblicata il primo gennaio 2016, non si compone di soli riferimenti a questioni riconducibili esclusivamente all’aspetto militare e di difesa, ma in via del tutto innovativa si arricchisce di tematiche che richiedono un approccio informativo appropriato in materia di economia, ordine sociale, salute pubblica, cultura ed educazione. Quello russo, dunque, sembrerebbe essere uno schieramento piuttosto ampio in fatto di spionaggio.