La Wagner entra a Mosca, anzi no. E interviene la Bielorussia. Mosca, in queste ore, è il ritratto di quanto sta avvenendo nell’intera regione. Strade deserte, edifici pubblici evacuati, posti di blocco improvvisati dalla Polizia e barricate costruite in tutta fretta dall’esercito della Federazione. In periferia è stato attivato un sistema di difesa “passiva” composto da ostacoli fissi come camion riempiti di sabbia o voragini sulle principali arterie scavate la mattina del 24 giugno, dopo l’annuncio della marcia su Mosca da parte di Wagner. Dal sud, infatti, la Brigata Wagner guidata dal leader Prigozhin che aveva annunciato l’inizio di una guerra civile, è avanzata. In parallelo da Akhmat, nella regione di Rostov, le formazioni cecene di Ramzan Kadyrov hanno marciano spedite verso la Capitale russa, nel tentativo di fermare i “musicisti” della Wagner. Prigozhin, dopo aver occupato il distretto militare di Rostov sul Don, si è espresso con durissime parole contro Putin accusandolo di avere sfruttato la Wagner unicamente per convenienza e di non appoggiare il pensiero dello Zar di avere condotto l’invasione verso Kiev per prevenire un attacco della Russia da parte dell’Ucraina con l’appoggio della NATO, una realtà inesistente. Inoltre, ha accusato i russi delle “uccisioni di massa perpetrate in Ucraina contro civili indifesi” e della sostanziale sospensione dei rifornimenti alla sua Brigata lasciata priva di armi, munizioni e mezzi nei momenti critici della guerra in corso.
Il presidente Vladimir Putin, intanto, è volato a San Pietroburgo da dove ha tenuto un discorso alla nazione inneggiando all’unità e alla fedeltà agli ideali della Federazione. Ma, al contempo, ha accusato Prigozhin di avere inferto “una pugnalata alle spalle”, in questo contraddetto dai proclami delle settimane scorse diffusi proprio dal leader della Wagner.
La figura dello Zar è apparsa assai diversa dal solito, la voce tremula, la postura sbilanciata, il viso tirato con alle spalle uno sfondo inedito e improvvisato.
Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha definito la ribellione armata un’operazione ben ponderata e pianificata, il cui scopo era di prendere il potere nel Paese. Ma ha anche definito la partecipazione “abbastanza probabile” all’attuale ribellione militare di esperti stranieri. “Non permetteremo che gli eventi vadano secondo il copione, in modo che i banditi ottengano armi nucleari, non importa quanto vorrebbero i pazzi criminali”, ha aggiunto Medvedev. Inoltre, ha ricordato le speculazioni sulle passate lamentele di Prigozhin, il mancato rispetto di alcuni obblighi nei confronti del Ministro della Difesa russo, gli “attacchi alle spalle” e la corruzione di funzionari.
Sul campo, persa Rostov, conquistata dai wagneriani, l’esercito russo appare spaesato, privo di strategie di contrattacco e, probabilmente, di ordini certi. In effetti, i generali di Mosca hanno mostrando titubanza nello schierare le truppe, probabilmente in attesa di un’evoluzione o involuzione dell’incertezza politica del Cremlino. C’è confusione e sorpresa dai ranghi più bassi alle alte gerarchie delle Forze armate. Alcuni raid aerei condotti con droni sono stati comunque effettuati contro postazioni ucraine, ma i risultati si sono dimostrati scarsi.
Il teatro di guerra ha visto il disimpegno di molte formazioni russe dal fronte ovest in favore della difesa di Mosca e del fronte sud, ha favorito l’avanzamento ucraino teso alla riconquista dei territori perduti.
Gli ucraini, approfittando degli eventi, a questo punto non certo inattesi, sono avanzati e hanno riconquistano ampi spazi lanciando una controffensiva sul fronte orientale su larga scala ed in più direzioni contemporaneamente con il reale rischio di essere chiusi in una sacca con il succedersi degli eventi.
Ed i rischi connessi agli eventi che si succedono sul campo vanno ben oltre al rischio di una guerra civile con armi convenzionali. Infatti, elementi della Brigata Wagner si sono facilmente e pericolosamente avvicinati a impadronirsi di siti con armi nucleari. Alcuni distaccamenti avanzati della PMC sono giunti alla periferia di Borisoglebsk, nella regione di Voronezh dove era stato localizzato un magazzino con armi nucleari del dipartimento 12 del ministero della Difesa russo. Probabilmente le scarse truppe schierate a protezione del deposito non sarebbero state in grado di proteggere il magazzino senza consistenti rincalzi.
Nel tardo pomeriggio, secondo l’agenzia di stampa Reuters, il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko ha dichiarato di avere intrapreso, per sua iniziativa personale, intensi negoziati con Yevgeny Prigozhin. A dire di Lukashenko, il leader della Wagner avrebbe accettato la sua proposta di fermare il movimento dei volontari russi del gruppo Wagner in profondità per evitare ulteriori passi nell’intensificazione delle tensioni, ed ulteriori spargimenti di sangue. Avrebbe quindi ordinato alle sue truppe di fermare l’avanzata quando erano a soli 200 chilometri da Mosca.
Sulla base dell’accordo e per espresso ordine di Putin, il procedimento penale contro Prigozhin verrà archiviato ed i combattenti della PMC Wagner come membri della SVO, riceveranno l’immunità legale. Il Capo della Wagner andrà in Bielorussia, presumibilmente a rinforzare i ranghi di Lukashenko in qualità di consigliere, mentre le truppe della Wagner verranno stanziate nelle posizioni dell’Ucraina già occupate.
La Duma vigilerà sugli accordi ratificandoli nei prossimi giorni, ma non tutto sembra essersi concluso.
E’ infatti rimasta sospesa la posizione di Sergej Šojgu, ministro della Difesa della Federazione Russa, odiato sia da Prigozhin che da Putin, ritenuto responsabile dell’immobilismo mostrato dalla Forze armate e degli scarsi risultati ottenuti contro l’Ucraina. Inoltre, tutto considerato, la giornata ha mostrato chiaramente come la destabilizzazione politica di Putin e del suo establishment sia comunque già in atto e, probabilmente, senza alcuna possibilità di ripresa.
Parte dell’esercito e dei generali russi era già pronto ad abbandonare la causa dello Zar e, con la promessa di incorporare parte della Brigata Wagner nell’esercito regolare fatta a Prigozhin, non farà altro che innalzare la soglia di rischio di ulteriori rivolte.
Sicuri che l’Occidente, USA compresi, non abbiano svolto oggi alcun ruolo ?