Qual è la vera storia di Nemes Raymond Tarimo, il tanzaniano della famigerata PMC Wagner? Alcune fonti raccontano che Nemes Raymond Tarimo sia stato il secondo africano tra le fila della compagine privata di proprietà di Yevgeny Prigozhin, il falco di Vladimir Putin, a cadere in Ucraina nei pressi di Bakhmut, teatro di intensi combattimenti negli ultimi mesi.
Da qualche tempo è diventata virale, soprattutto tra i socialmedia, la notizia della presunta tragica avventura dello studente tanzaniano, volontario nell’ambito di un progetto umanitario presso l’International Volunteer Forum, rimasto intrappolato nella subdola rete della propaganda russa, e costretto suo malgrado ad arruolarsi nella nota società militare privata.
Sul sito web della Global Peace Chain, una ONG dalle chiare finalità e di certo non belliche, si legge: “… Mi chiamo Nemes Tarimo, di Dar es Salaam, Tanzania. Sono interessato a promuovere la pace, a rendere le comunità e il mondo un posto migliore. Sono specialista in management, business e informatica, con capacità di leadership ed esperienza che possono essere utili per incoraggiare e promuovere la pace …”.
Ma allora che cosa ha spinto il giovane tanzaniano ad abbandonare le sue solide convinzioni di pace per abbracciare invece la tetra causa del sanguinario Gruppo Wagner?
Sembrerebbe che per il giovane, i cui parenti lo descrivono come educato e timorato di Dio, probabilmente si trattasse di un’offerta a cui non poteva certamente dire di no.
Nemes Tarimo aveva 33 anni. Perse suo padre quando era ancora piccolo e presto anche sua madre si ammalò quando si trasferirono a Kibanda Cha Mkaa Chazamani, nei pressi di Dar es Salaam in Tanzania. Fu preso in casa da una conoscente della madre e venne iscritto ad un collegio a Tosa Maganga, nella regione di Iringa, dove frequentò dalla prima elementare fino al diploma di seconda media. Proseguì gli studi al liceo di Bagamoyo e si iscrisse poi al CBE College di Dar es Salaam, dove si laureò e iniziò a lavorare. Nel 2018 si trasferì in Russia per un anno per perfezionare i suoi studi universitari. Durante le elezioni del 2020 in Tanzania fu spinto a candidarsi (senza successo) al Parlamento dello Stato di Ubungo, tra le fila del partito Chadema, il Partito per la democrazia e il progresso. Dopo le elezioni si fermò per un po’ di tempo in patria a causa della pandemia da Coronavirus, per poi ripartire qualche tempo dopo alla volta della Russia. Proseguì i suoi studi a Mosca presso la Russian Technological University (RTU MIREA) e lavorò per la Eastern European University Association. Secondo fonti russe, Nemes Tarimo fu arrestato a Mosca nel gennaio 2021, per possesso di droga. Probabilmente fu processato e condannato ad una pena detentiva di almeno 10 anni.
Da qui in poi iniziò la sua breve e tragica avventura tra le fila della famigerata PMC di Yevgeny Prigozhin.
L’alone di mistero che avvolgeva il gruppo mercenario e le sue discutibili imprese, anche al soldo – tra presunte rivelazioni e smentite – del leader russo Vladimir Putin, presto svanì e Yevgeny Prigozhin uscì dall’ombra. Un video, diffuso lo scorso 13 settembre, mostrava apparentemente il “falco di Putin” mentre reclutava detenuti, prevalentemente tra i 18 e i 30 anni, nelle colonie penali russe al fine di rinvigorire lo sforzo bellico in Ucraina. Ai detenuti veniva concessa la grazia e la libertà in cambio di sei mesi di combattimento nei teatri operativi di guerra. “… Ci sarà lavoro per tutti, sia per scavare che per trasportare i feriti! …”, affermava secondo alcuni testimoni il capo di Wagner.
Ma la realtà si rivelò ben diversa.
I “detenuti graziati” che ebbero la fortuna di essere catturati dai soldati ucraini rivelarono loro di esperienze brutali e sconvolgenti.
I reclutati da Wagner delle colonie penali erano male accolti dai colleghi effettivi della PMC e sottoposti a continui sbeffeggi e umiliazioni tra i più disparati. Non potevano utilizzare i loro veri nomi, e lo stesso Nemes Raymond Tarimo assunse il nome di battaglia “ Mbea”.
Non potevano arrogarsi l’onore di appartenere alla gloriosa milizia. Ricevettero per questo uniformi diverse dai mercenari di Wagner, per distinguersi da loro. Come noto i miliziani hanno una uniforme ‘militaresca’ verde maculata con i fregi distintivi della PMC, il teschio con il pugnale.
I detenuti avevano tutti uno scarso addestramento di base, giusto il necessario per poter utilizzare i fucili automatici Kalashnikov. Avevano in dotazione il fucile e quattro caricatori, più l’olio per le armi, e nessun giubbotto antiproiettile, né granate, binocoli, visori nottruni o ricetrasmittenti. Furono scaricati in case abbandonate nel Donbas nei pressi di Luhansk, otto per casa, e fu detto loro di difenderle. Erano infreddoliti, affamati e scarsamente riforniti.
Molto spesso venivano drogati, fino alla pazzia, mentre i malati di HIV si distinguevano per un braccialetto rosso al braccio.
Fu ordinato loro di non ritirarsi mai, pena la fucilazione. Dopo due settimane subirono molte vittime a causa dei bombardamenti ucraini in prima linea. Molti di loro fuggirono e si arresero ai soldati ucraini.
I fortunati che riuscivano a sopravvivere dopo i sei mesi di cooptazione tra le fila di Wagner potevano decidere di diventare effettivi alla PMC e guadagnarsi così un aumento sulla paga, da 100 mila a circa 200 mila rubli.
Il presunto funerale del “guerriero” tanzaniano
Pare non ci fossero informazioni ufficiali della presunta morte dello studente tanzaniano Nemes Raymond Tarimo fino a qualche giorno fa, quando i familiari residenti a Dar es Salaam ricevettero dai suoi amici in Russia notizie incerte, ma che asserivano della sua probabile scomparsa in combattimento il 24 ottobre scorso nei pressi di Bakhmut, in Ucraina, sotto i bombardamenti delle truppe regolari di Kiev.
La vicenda è passata inosservata e non vi è stata alcuna dichiarazione da parte del governo africano o di alcuna autorità ufficiale al riguardo, dati evidentemente i buoni rapporti con la Russia che li ha spinti a non riconoscere nemmeno le risoluzioni ONU che condannano la guerra in Ucraina.
Qualche giorno fa alcuni social media e l’emittente russa Ria Fun hanno riportato la notizia di un discutibile video che riprendeva alcuni mercenari in uniforme del Gruppo Wagner mentre tenevano una cerimonia commemorativa in una cappella della città di Goryachiy Klyuch, per celebrare la scomparsa in battaglia di Nemes Raymond Tarimo.
Alcuni media legati al Gruppo Wagner hanno dato risalto alla notizia della cerimonia funebre, affermando anche che il tanzaniano era morto con onore mentre cercava di aiutare un soldato ferito, ed era stato insignito per questo di una medaglia e della Trench Cross del Wagner PMC per il coraggio dimostrato in battaglia. La famiglia attende con impazienza notizie certe dalle Autorità, nella speranza di poter seppellire il congiunto nel loro villaggio, nella regione delle Southern Highlands.
Non deve sorprendere l’impiego di combattenti africani nella causa della Russia in Ucraina.
I tragici eventi di Tarimo non sono un caso isolato. Si ha notizia di un altro giovane africano, lo studente ventitreenne zambiano Lemekhani Nyirenda, che è caduto in battaglia in Ucraina a settembre, ma di cui si è avuta conferma solamente lo scorso dicembre. Anch’egli frequentava un corso di studi all’Istituto di ingegneria fisica di Mosca, e come per Tarimo stava scontando nove anni di carcere per reati legati alla droga, pena sospesa in cambio del suo arruolamento nella PMC di Prigozhin al fine di proteggere gli interessi della Federazione Russa e la sovranità del Donbass.
Lo stesso ministro degli Esteri, Stanley Kakubo, ha avuto conferma dal suo omologo russo, Sergei Lavrov, che Mosca consente ai detenuti delle colonie penali di ottenere la grazia se partecipano alle “operazioni speciali” in Ucraina.
Le visibilità del Gruppo Wagner in Africa
La Russia stenta a conquistare una posizione privilegiata di fronte alla vasta presenza nel continente africano di paesi come la Cina, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, ma lo fa proteggendo i governi autocratici, sfruttando le ricchezze del paese e sostenendo le forze armate in alcuni dei conflitti in corso, soprattutto di fronte alla minaccia crescente dello jihadismo.
Allo stato attuale il gruppo Wagner è presente principalmente in Mali, Burkina Faso, Camerun, Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Zimbabwe, Sudafrica, ma anche in Siria e recentemente in Ucraina. In molti di questi stati gli interessi e la presenza militare francese in Africa è stata letteralmente scalzata e sostituita dalla compagine mercenaria del Gruppo Wagner.
Al di là dei contenuti dell’articolo e della conferma sui fatti raccontati in merito ai giovani arruolati africani tra le fila della PMC, notizie rinvenute prevalentemente sui social media, un dato è certo, e cioè che la recente partecipazione di Wagner nella lunga disfida in Ucraina lascia preoccupati per il tono che la guerra potrebbe assumere in futuro, essendo la presenza di questi mercenari un fattore di prolungamento del conflitto.