La sinistra italiana e Gaza: utili idioti in supporto di cause perse.
La crisi in Medio Oriente culminata, con gli 11 giorni di combattimenti tra Israele e i terroristi di Hamas, non ha mancato di infiammare gli animi della sinistra italiana che non hanno perso l’occasione di mostrare solidarietà agli “oppressi” in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, in primis, quelle relative alla nomina dei Presidenti dei vari Municipi di Roma.
Appare superfluo sottolineare che gli oppressi in questione sono i cittadini di Gaza, “protetti” dai “resistenti” di Hamas, della Jihad Islamica e del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina. Non c’è che dire, un bel mix tra terrorismo internazionale, estremismo islamico, contiguità con la sinistra eversiva.
Eppure l’Italia anche in questo caso non si schiera in modo netto, anzi, guai a farlo. Chi ci prova, in questo caso in modo inconsapevole, viene tacciato di essere “servo dei sionisti”, complice degli “assassini” e addirittura “fascista”. Nello specifico Francesco Totti, invitato a Tel Aviv per un evento legato agli sponsor della Champions League.
Ebbene, il “capitano” ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico da parte degli odiatori seriali di sinistra che vorrebbero ottenere il monopolio dell’informazione e del demenziale ed incondizionato sostegno alla causa filo-palestinese.
Il Francesco nazionale, nel suo candore, non si immaginava di scatenare la serie infinita di futili polemiche e divenire oggetto di pesanti insulti da parte dei “sinistrati”. In fondo il suo non è certo stato un gesto politico ma si sa, a fronte dell’inconsistenza palesata in campo politico dalla sinistra, l’unica arma rimasta è l’insulto.
Schopenhauer nel suo testo “L’arte di ottenere ragione”, tracciava un chiaro esempio di come ridurre una disputa persa in partenza a una rissa da strada ricorrendo, per l’appunto, all’insulto. E pare che buona parte degli “aspiranti politicanti” della sinistra, ne abbiano fatto una ragione di vita.
E qualcuno che probabilmente ne ha almeno sentito parlare, dopo avere fallito in campo sportivo, ai fornelli a più stelle, e pure con i camionisti nelle trattorie (ovviamente ben pubblicizzate…), ha scelto da tempo di entrare in campo in favore di Gaza.
Rubio, il sedicente chef noto negli ambienti dei centri sociali e…basta, da tempo ha intrapreso una sua personale campagna antisionista, non comprendendo che le sue posizioni sfociano nell’antisemitismo puro, senza considerare le ragioni dello Stato ebraico nel difendere i suoi interessi in Medio Oriente, trovandosi in perenne stato di assedio a 360° sino dalla sua creazione.
Ma tant’è, lasciamolo bollire nel brodo dei suoi fornelli e non facciamo pubblicità gratuita a un cafone nostrano, piuttosto allarghiamo la tematica ad altri, e ben più pericolosi livelli.
Nelle ultime settimane, con l’approssimarsi della tornata elettorale che a Roma dovrà eleggere la nuova giunta, un nuovo sindaco e i responsabili dei vari Municipi, si è assistito a una corsa alla candidatura, nella quale si sono distinti soggetti di varia estrazione.
Tra i tanti semi sconosciuti, emerge la personalità di tale Francesco Tieri, islamizzatosi in Abd al Haqq, candidato per la guida del V municipio della Capitale “per rappresentare la diversità etnica e religiosa di questa zona davvero speciale di Roma”. La zona citata è quella che comprende i quartieri popolari di Centocelle, Alessandrino, Tor Bella Monaca fino alla periferia est della Capitale.
Quartieri ad alta densità di immigrati, con la caratteristica di “ospitare” almeno 15 moschee semi clandestine, tra le quali alcune già coinvolte in indagini relative al fenomeno del terrorismo islamista.
A supportare o comunque a sponsorizzare la candidatura di Tieri, impegnatissimo nella raccolta di firme in suo appoggio compiuta presso varie moschee (abusive) della zona, spicca il nome di Stefano Fassina, esponente della sinistra radicale, deputato e consigliere comunale di Roma. Contiguo a Fassina e a Tieri, la presenza, davvero inquietante, di Hijazi Sulaiman, balzato alle cronache nazionali per le posizioni filo-Hamas espresse, in accordo con la moglie, Asfa Nibras, successivamente a una manifestazione di presentazione del “partito delle sardine” svoltasi a Piazza San Giovanni nel dicembre 2019 che vide la partecipazione della Nibras.
Balzarono subito agli occhi alcuni contenuti del profilo Facebook di Sulaiman nei quali esaltava le azioni di Hamas ritenendole connesse alla “resistenza contro l’occupazione sionista”.
E la contiguità di Hijazi con il movimento terroristico di Hamas, era evidente in un post esibito sul profilo in cui Sulaiman scriveva: “Il nostro movimento della resistenza che ha combattuto e continua a combattere in Palestina (Hamas) viene considerato in Egitto come un movimento terroristico, così come lo è per Israele, questi atti contro la resistenza continuano a dimostrare che Gaza è l’unica nostra strada per arrivare alla libertà e dimostra che purtroppo abbiamo un nemico che è un mostro e prende ordini da Israele e America. Il solito cane che segue gli ordini, al Sisi, ha chiuso il valico di Rafah e continua a farlo sperando che il popolo a Gaza faccia una rivolta contro la resistenza, ma non sanno che siamo un popolo disposto a morire per tornare libero e siamo un popolo dignitoso, purtroppo la situazione è drammatica a Gaza ma usciremo presto inchallah più forti nonostante tutti questi complotti e ingiustizie, sempre con la resistenza”.
In Italia, Suleiman, è rappresentante di diverse associazioni palestinesi, da quella dei Palestinesi in Italia, la cui guida è affidata a Mohammad Hannoun, all’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, due realtà non proprio trasparenti, che in numerose occasioni sono state al centro delle critiche per la presenza di islamisti conclamati invitati nell’ambito di eventi organizzati in nome della “resistenza” contro Israele o a sostegno della “diffusione del vero Islam.”
A mero titolo di esempio, nel 2017, l’ABSPP organizzò il Festival della Solidarietà Palestinese a Milano, Brescia e Verona invitando a intervenire Mohammad Moussa al Sharif, un teologo saudita difensore dei matrimoni con bambine sotto i 14 anni e sostenitore dell’accusa contro i cristiani di essere una minaccia ai diritti umani in quanto atei e fornicatori.
Un bel quadretto familiare quello evidenziato dagli sponsor dell’aspirante sindaco Francesco Tieri che trova una sua ragione fondamentale dell’apporto di cui potrebbe usufruire con i voti degli immigrati divenuti cittadini italiani, sul cui conto gli accertamenti per verificarne l’affidabilità non sono stati, probabilmente, mai esperiti in modo serio.