La Russia ed il suo autoproclamato Zar, Vladimir Putin, stanno sfiorando l’abisso, non tanto per una sconfitta militare ma per un totale fallimento delle iniziative sia in politica estera che in strategie belliche. Sul campo ucraino, l’avanzata russa stenta assai nell’avanzare e palesa gravi carenze nel campo logistico. In politica estera Putin è riuscito in un’impresa incredibile inimicandosi tutto l’Occidente e gran parte di Paesi dapprima “non allineati”.
Le carenze strategiche di Putin
Si pensa che Mosca, certa di una facile vittoria, abbia voluto inviare al fronte armamenti e materiali vetusti, vedasi i carri armati T72 facilmente distrutti dagli ucraini, e mantenga nelle retrovie le armi più avanzate per un secondo ciclo della guerra. In effetti, questi 65 giorni di combattimenti non hanno fornito alla Russia la vittoria che si immaginava, anzi. La comunicazione sul web, apparsa e subito rimossa, relativa alla perdita di circa 16.000 uomini sui vari fronti, la dice lunga sulle difficoltà croniche nell’avanzata che incontra una forte resistenza delle forze di Kiev, probabilmente sottovalutata dai russi.
Da parte Ucraina, Zelensky può godere di un largo appoggio popolare, e non solo. Anche se la sua figura è intaccata da una sorte di “vittimismo” mal riposto, dimentico che anche esercito e mercenari al servizio degli ucraini si sono resi responsabili dal 2014 di massacri gratuiti nel Donbass.
È appena un’ovvietà ribadire che la violenza genera violenza, e che la Russia ha esacerbato il concetto con un’invasione che nulla a che fare con “l’operazione di sicurezza” palesata da Putin. Ma come sempre, le colpe stanno nel mezzo. Da una parte una nazione, l’Ucraina, nettamente inferiore per una reale autonomia di armamenti e rifornimenti, dall’altra, la seconda potenza mondiale che, per l’ennesima volta si vede in difficoltà nel portare a compimento una guerra con armamenti convenzionali, pur godendo di un numero infinito di uomini e mezzi.
Numero di veicoli persi da Russia e Ucraina
Mezzi distrutti, abbandonati o catturati dal nemico (stima del 6 aprile)
Russia – Ucraina
Camion e fuoristrada
714
205
Blindati da combattimento
726
140
Carri armati
427
93
(Grafico: Arnaldo Liguori Fonte: Oryx Creato con Datawrapper)
Secondo Oryx, le perdite russe di mezzi militari sarebbero più di quattro volte quelle ucraine
Dall’inizio dell’invasione, la Russia ha perso 427 carri armati, 726 blindati da combattimento, 32 elicotteri da guerra e 20 caccia militari. Complessivamente, includendo anche camion, fuoristrada e veicoli tattici, più di 2.500 mezzi russi sono stati distrutti, abbandonati o catturati dalla resistenza ucraina. Dall’altra parte, le perdite ucraine sono di molto inferiori, per un totale di circa 690 mezzi, di cui solo 93 carri armati.
Ma anche la marina di Mosca ha sofferto per la perdita dell’unità principale, l’incrociatore Mockba, affondato a seguito di tre missili anti nave lanciati dagli ucraini e la conseguente morte, smentita dai media russi, di ben 560 militari imbarcati sulla nave da guerra.
L’aggressione dell’Ucraina, condotta su più fronti, si è rivelata un vero disastro. Le velleità di Mosca, ispirate alla “Blietzkrieg” tedesca iniziata dal 1939, sono state disattese da una strategia disastrosa Un’offensiva suicida, condotta a tutto campo che ha reso quasi impossibili i rifornimenti e i collegamenti logistici tra le truppe in avanzata e le retrovie. I tedeschi misero in atto piani mirati all’invasione di territori condotta su un unico fronte principale, procedendo per gradi all’acquisizione di obiettivi e alla loro occupazione senza perdere il collegamento tra base e fronte.
I russi hanno inteso procedere a 180°, attaccando simultaneamente più obiettivi con un dispendio di forze e materiali non abbastanza supportati e mal collegati ai comandi predestinati al compito, ma ben lontani dal poterlo svolgere. Gioco facile per gli ucraini che con ritirate temporanee e contrattacchi ai fianchi, stanno facendo del loro territorio un “nuovo Afghanistan” per i russi.
Difficile supporre che Putin voglia sacrificare altre truppe in una guerra che, inizialmente, si presentava come una semplice formalità, ma che a fronte degli aiuti della Nato e alla strenua volontà di Kiev, si è rivelata una trappola per topi alla quale Mosca ha abboccato.
Inutile ripetere che le minacce dell’establishment di Mosca, a iniziare da quelle di Lavrov, ministro degli Esteri russo, basate sull’utilizzo di armi nucleari, cadono nel vuoto. L’utilizzo di testate atomiche strategiche comporterebbero un’immediata reazione dell’Occidente, con la conseguente distruzione totale. L’uso di quelle tattiche può cagionare più danni alle truppe russe in avanzata che a quelle ucraine, già predisposte all’intercettazione delle testate.
L’interruzione dei rifornimenti di gas verso l’Europa (siamo a fine aprile…) non porterebbe alcun beneficio immediato a Putin poiché, comunque, le riserve e i nuovi accordi di fornitura con nazioni alternative, sono a buon punto e l’utilizzo di tali invii, consentirebbe al Vecchio Continente di presentarsi al prossimo autunno in condizioni accettabili di vivibilità.